Smart working e Pmi, alla ricerca di una strategia per la sostenibilità: lo studio della Sant’Anna di Pisa
Il lockdown forzato, causato dalla pandemia da Covid-19, ha promosso un cambiamento radicale del concetto di spazio e tempo di lavoro. Se in una prima fase dell'emergenza le norme anti Covid-19 hanno implicato il lavoro a distanza, col passare dei mesi lo smart working, sia nelle piccole imprese sia nelle grandi aziende, ha ottenuto sempre più spazio. Nella “nuova normalità”, adottare una diversa modalità di lavoro può rappresentare uno dei motori per la necessaria svolta sostenibile dell'Italia.
Da questa riflessione prende forma l’undicesima edizione del Focus PMI, l’Osservatorio annuale sulle Piccole e Medie Imprese italiane promosso da LS Lexjus Sinacta, Associazione nazionale di avvocati e dottori commercialisti, dal titolo "Smart working e PMI: da soluzione d’emergenza a strategia per la sostenibilità”. L’evento, in programma mercoledì 16 giugno dalle ore 14.00, ha ricevuto il patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e quello del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Lo studio, commissionato all’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, è un’estensione dell’indagine condotta nel 2020 dal Professor Marco Frey e dalla Dottoressa Silvia Loré, insieme a imprese partner della Fondazione Global Compact Network Italia, alle piccole e medie imprese selezionate da LS Lexjus Sinacta, e indaga sulla possibilità, grazie allo smart working, di rendere le città più sostenibili, efficienti e in armonia con l’ambiente, promuovere la qualità della vita, tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori, per sopravvivere a crisi di portata globale.
Riflettere sull’esperienza dettata dall’emergenza può orientare le imprese verso l’adozione di pratiche più sostenibili, proponendosi come promotori della creazione di città smart e ambienti di lavoro innovativi, ma anche favorendo il lavoro svolto nei piccoli centri, rigenerando i territori. L’incontro, moderato da Morya Longo, giornalista de Il Sole 24 Ore, vede la partecipazione come relatori di Daniela Bernacchi, Segretario Generale Global Compact Network Italia; Vittorio Biondi, Direttore Politiche industriali e Competitività del territorio – Assolombarda; Riccardo Maiarelli, Presidente Icos spa; Alessandro Adamo, Partner di Lombardini 22; Riccardo Verità, Direttore Servizio Relazioni Industriali e Risorse Umane ANIA.
Con il Covid-19, lo smart working è stato esteso, con procedure di semplificazione e sospensione degli accordi individuali, a 8 milioni di lavoratori (vs. 570.000 prima della pandemia): lo strumento, necessario per fronteggiare l’emergenza, sperimentato in massa in un periodo così anomalo, ha rivoluzionato il mondo del lavoro. Sondare punti di forza e debolezza del lavoro smart nelle imprese è al centro di questa indagine, che ha l’obiettivo di svolgere un’analisi dell’esperienza di smart working, al fine di valutare le opportunità di ottimizzazione della gestione delle risorse umane nell’era della digitalizzazione post-Covid.
A tale scopo è stato predisposto un questionario strutturato nelle seguenti sezioni: settore di appartenenza e dimensione aziendale; diffusione dello smart working; driver, barriere, flessibilità; sostenibilità economica: digitalizzazione, produttività, modularità; sostenibilità sociale: human satisfaction, social welfare, gender equality; sostenibilità ambientale: emissioni di gas serra, waste, consumo di suolo; vision.
All’indagine hanno partecipato 50 aziende; le imprese coinvolte costituiscono un campione rappresentativo di più del 52% dei codici ATECO; sono coinvolte principalmente attività manifatturiere, finanziarie e assicurative, altre attività di servizi, commercio all’ingrosso e al dettaglio (8%) e in misura minore (dal 2 al 6%) attività professionali, scientifiche e tecniche, sanità e assistenza locale, trasporto e magazzinaggio, costruzioni, attività immobiliari, servizi di informazione e comunicazione, attività dei servizi di alloggio e di ristorazione. Prevalgono le PMI; pochi, invece, i casi di microimprese e grandi imprese.
In totale il campione rappresenta aziende per un valore complessivo di 29.186 dipendenti. Dalle risposte ottenute, è stato possibile trarre alcune considerazioni sullo stato attuale dello smart working.
• La produttività dei dipendenti nell’esperienza di smart working d’emergenza è tendenzialmente invariata (<1%);
• le PMI non riconoscono l’importanza dei driver del lavoro agile, rischiando di non valorizzarlo in termini di vantaggio competitivo, a causa della mancata individuazione delle potenzialità di soluzioni da remoto che si stanno sempre più imponendo come new normal;
• più di un quarto delle PMI ancora non riconosce il ruolo delle imprese nella costruzione di un’economia più resiliente alle crisi del nuovo millennio e solo una minima parte delle restanti è in grado di declinarne l’importanza;
• l’alternanza delle attività in presenza e in smart working è percepita come elemento fondamentale; la soluzione di 1-2 giorni a settimana di lavoro agile (un modello bilanciato distanza-presenza) premiata come ideale rispecchia altresì l’intenzione primigenia del legislatore, che nella L.81/2017 stabilisce che la prestazione lavorativa debba essere svolta in parte all’interno e in parte all’esterno dei locali aziendali, se si vuol perseguire lo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro;
• le condizioni estreme presentatesi con il lockdown hanno imposto un cambiamento radicale del concetto di spazio e tempo di lavoro, orientando le imprese verso strumenti di lavoro a distanza come unica possibilità di sopravvivenza;
• l'impatto psicologico della pandemia e la rapidità di diffusione del lavoro a distanza rendono necessarie calibrazioni più accurate dello strumento, per valorizzare le relazioni, ma al contempo abbraccino la possibilità di incoraggiare la riduzione di spostamenti e impatti ambientali connessi, superando la resistenza al cambiamento verso un’era sempre più green e digitale;
• bilanciamento distanza-presenza, diritto alla disconnessione, formazione, digitalizzazione, supporto e ascolto possono ridurre fenomeni di tecnostress e gender gap;
• pianificazione per obiettivi, fiducia, responsabilizzazione, digital mindset e change management favoriscono un remote management vincente.
LS Lexjus Sinacta, promotore del progetto, è un'affermata realtà di avvocati e commercialisti associati - con oltre 180 professionisti - che comprende nove sedi diffuse sulle principali città italiane: Bari, Bologna, Brescia, Firenze, Lecco, Milano, Padova, Roma e Torino.
Focus PMI è l’osservatorio annuale sulle Piccole e Medie Imprese italiane promosso da LS Lexjus Sinacta. Scopo dell’iniziativa è stimolare, proponendo ogni anno tematiche specifiche di attualità, il confronto tra autorevoli personalità del mondo economico, finanziario e politico per mettere in luce le esigenze comuni al panorama della piccola e media imprenditoria.
L’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa svolge ricerca, formazione e attività di “terza missione” in tre aree principali: innovazione, sostenibilità e sanità. Obiettivo dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa è quello di contribuire all'avanzamento della conoscenza scientifica a livello internazionale e alla competitività del sistema Paese, con una particolare attenzione alle dinamiche di inclusione sociale e di gestione del bene comune, sia a livello nazionale che globale.
Fonte: Ufficio Stampa