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Inchiesta Keu, la commissione regionale ascolta i vertici Arpat Rubellini e Mossa Verre

Prime audizioni in commissione infiltrazioni mafiose e criminalità organizzata: proseguono le ricostruzioni

Di certo c’è che la vicenda Keu parte da lontano, esattamente dal 2017 quando l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana rileva “anomalie”, anche cromatiche, in terreni interessati da una lottizzazione a Pontedera. Si procede con indagini e il campionamento conferma la presenza di materiale di risulta (quindi proveniente da demolizioni e frantumazioni) non utilizzabile in ambiente. Tra quel materiale era presente anche il Keu ossia “ceneri derivanti da biomasse” - di fatto classificato come “rifiuto” - contenente metalli tra cui, in quantità anche “abbastanza concentrate” di cromo trivalente, e che quindi può essere smaltito e conferito, “tal quale”, verso impianti autorizzati. Per l’utilizzo in ambiente, la concentrazione di metalli deve rispettare le soglie limite imposte dalla normativa sulle bonifiche e si deve verificare il suo comportamento in acqua. Le anomalie rilevate nel 2017 hanno confermato il mancato rispetto dei requisiti per l’utilizzo in ambiente. Si è proceduto con una serie di diffide fino a che è intervenuta la magistratura che nel giugno 2020 sequestra i cumoli di aggregato della ditta Le Rose di Pontedera.

Lo riferiscono direttore generale e tecnico di Arpat Pietro Rubellini e Marcello Mossa Verre in commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata in Toscana, guidata da Elena Meini (Lega), nel primo giro di audizioni.

Oggi, a detta dei vertici Arpat, l’Agenzia “lavora come ente strumentale della Procura rispetto ad una indagine che si è allargata anche ad altri siti, dieci in tutto, con caratteristiche molto diverse tra loro”. La situazione, “molto variegata”, ha permesso comunque di “mettere a punto un modello generale da utilizzare per la verifica e la conoscenza ambientale” mentre in parallelo sono stati svolti, su richiesta diretta di cittadini, campionamenti su pozzi privati “non rilevando anomalie”.

Le schede di sintesi dei dieci siti saranno inviate alla commissione previa verifica con la Procura.

Molte le domande poste dai commissari a cominciare dall’emendamento portato in Consiglio nel 2020 e sul quale il consigliere Marco Stella (Forza Italia) ha interrogato Rubellini e Mossa Verre per sapere se Arpat fosse stata “interpellata da consiglieri regionali, assessori o tecnici” e cosa ne pensasse. Dal direttore tecnico e generale la precisazione: “Non abbiamo espresso parere. Su questa tipologia di impianti abbiamo sempre ritenuto che l’Aia fosse lo strumento più idoneo”. Sul punto è intervenuta anche la vicepresidente della commissione Lucia De Robertis (Pd) che ha domandato a direttore tecnico e generale se sia “prassi che consiglieri o assessori chiedano pareri rispetto ad un emendamento”. Rubellini e Mossa Verre hanno spiegato che talvolta l’Agenzia viene consultata nel corso di un iter legislativo, “in alcuni casi abbiamo collaborato alla stesura della norma”.

Proprio sull’Autorizzazione integrata ambientale il consigliere di Fratelli d’Italia Alessandro Capecchi ha chiesto precisazioni rispetto a quanto contenuto nel verbale della conferenza dei servizi del 5 luglio 2018 nel quale si richiama una circolare del ministero dell’Ambiente in cui si specifica l’uso di questa autorizzazione per impianti misti. Circolare che nel verbale della conferenza si fa risalire al 2018 ma, a detta di Capecchi, la data sarebbe invece del 17 giugno 2015. “Come mai si sia aspettato cinque anni” per richiedere ad Aquarno l’Aia, “nel 2016 il consorzio fa domanda di Aia e viene istruita” ha puntualizzato, ricordando che i “metri cubi di materiale smaltito da Aquarno sono impressionanti”. La “ricostruzione dei passaggi autorizzativi serve a fare luce sul sistema, e cioè sui rapporti tra livello economico e centri decisionali. È nostro compito capire se c’è stato un danno ambientale oltre al Keu” ha spiegato Capecchi.

Irene Galletti (Movimento 5 stelle) si è concentrata sui rischi più gravi di natura ambientale chiedendo ad Arpat, sulla base dell’esperienza maturata, suggerimenti anche di tipo amministrativo per mettere in condizione la Regione di intervenire e nel caso rimediare. Ha anche chiesto se i dipendenti in forza ad Arpat sono sufficienti per i controlli ispettivi e ordinari, anche in considerazione delle prescrizioni previste dal Pnrr, rispetto ai quali ha ricordato di aver presentato atti di indirizzo in Consiglio.

La presidente della commissione Meini nel chiedere informazioni su come avvengono i controlli operati da Arpat, ha ribadito l’importanza di aver ascoltato per primi i vertici dell’Agenzia regionale: “E’ il punto di partenza migliore per contestualizzare il nostro lavoro. La ricostruzione della vicenda e il dettaglio di quello che ci verrà trasmesso nei prossimi giorni sono supporto prezioso per il nostro lavoro”.

Nel corso della seduta di ieri, lunedì 14 giugno, era prevista anche l’audizione della responsabile del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del comando provinciale del corpo forestale dello Stato di Firenze Marta Ciampelli ma come spiegato dalla presidente Meini è arrivata una nota dell’Autorità giudiziaria per avvisare che non è possibile ascoltare membri del corpo forestale ad indagini in corso.

Fonte: Consiglio regionale della Toscana - Ufficio stampa

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