Rifiuti sotto la 429, Assemblea No Keu: "Monitoraggio immediato di tutti i lotti"
È di oggi, giovedì 10 giugno, la notizia diffusa dal Telegiornale Regionale della Toscana che svela l'esito della perizia conseguente ai carotaggi fatti sulla strada regionale 429, in seguito all’inchiesta nota alle cronache come “Inchiesta Keu”. Carotaggi che hanno appurato la presenza di materiali inquinanti derivanti dai rifiuti conciari (Qui la notizia). Come assemblea permanente No Keu prendiamo atto che le nostre previsioni pessimistiche stanno trovando conferma. Per questo ci troviamo costretti a reiterare con ancora più forza e convinzione le richieste che fin dall'inizio abbiamo avanzato alle amministrazioni pubbliche, in primis un monitoraggio immediato e costante nel tempo di tutti i lotti interessati, sia del sottosuolo che delle falde acquifere.
L’assemblea permanente No Keu è un soggetto che si è costituito all’indomani della pubblicazione dell’inchiesta Keu condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Firenze. All’interno ci sono varie realtà sociali, politiche, cittadini e residenti lungo la strada regionale 429, finita sotto la lente della magistratura per l’utilizzo di 8mila tonnellate di rifiuti inquinanti derivanti dalla lavorazione dei fanghi di scarto delle concerie nella realizzazione dei rilevati.
Fin dall’inizio, oltre alla rottura del muro dei silenzi e delle incertezze da parte delle istituzioni e delle autorità, abbiamo richiesto l’attivazione tempestiva degli organi competenti per la verifica e il controllo di acque e terreni lungo tutto il tratto della 429 e un conseguente piano di monitoraggio degli stessi, da comunicare con altrettanta tempestività alla popolazione.
Accanto a questa richiesta abbiamo sempre avanzato anche la necessità di un’assunzione di responsabilità politica a partire dalle evidenze dell’inchiesta ma a prescindere dalle responsabilità penali e giudiziarie delle parti in causa. Un’assunzione di responsabilità alla luce del sistema di favori che emerge dalle carte tra gli amministratori locali e regionali e i vertici di uno dei settori più importante del nostro territorio. Chiave in quanto a fatturato e occupazione, ma anche all’impatto ambientale e sulla salute pubblica che può avere.
Nei giorni scorsi avevamo chiesto un incontro istituzionale con la sindaca di Empoli Brenda Barnini, che invece ci ha invitato ad un’iniziativa pubblica convocata da lei alla presenza anche di altre realtà che come noi le avevano chiesto un incontro. Alle richieste sopra esposte, abbiamo portato all’attenzione anche di alcune informazioni aggiuntive che abbiamo raccolto.
Durante queste settimane, infatti, ci siamo mossi, attraverso un nostro gruppo di tecnici, per avere risposte dalle autorità competenti. In seguito ad una richiesta inviata ad Arpat il 29 aprile scorso, l’agenzia ha dato alcune risposte che ci sembrano rilevanti e che contrastano con l’impostazione in base alla quale il principale problema in questa vicenda sia la collusione con la malavita e che ancora una volta chiama in causa il ruolo delle istituzioni nella garanzia della salute dei cittadini e dell’ambiente.
Arpat, infatti, in merito ai controlli svolti negli ultimi tre anni presso l’azienda produttrice del Keu precisa che nel 2018 e 2019 le verifiche hanno messo in evidenza che «il rifiuto Keu è stato sottoposto a testo di cessione e i risultati hanno evidenziato la non conformità dello stesso al recupero diretto nell’ambiente», ma che nonostante ciò dall’impianto Ecoespanso, gestito dal consorzio Acquarno (lo stesso che aveva beneficiato dell’ormai noto emendamento regionale, che avrebbe escluso il depuratore dall’Autorizzazione integrata ambientale riducendo le verifiche necessarie su di esso), il Keu in uscita dall’impianto è stato conferito in altro impianto e miscelato con rifiuti da costruzione e demolizione per la produzione di agglomerati riciclati destinati per lo più all’utilizzo come materiali di riempimento, recupero ambientale, sottofondi stradali».
Quindi dal 2018 Arpat sa che dall’impianto di Santa Croce esce un materiale che non è quello che dovrebbe essere. Non è Keu “buono”, ma un rifiuto “cattivo”, tossico e inquinante. Arpat, quindi, segnala alle autorità competenti, tra cui la Regione. Le inottemperanze continuano e nel 2020 vengono rilevate altre «non conformità relative all’indicazione dello stato fisico del Keu (che deve essere solido non pulverulento) e non conformità nel test di cessione dello stesso». I rifiuti inquinanti, però, sono continuati ad uscire - a quanto se ne sa - e continuano a farlo. E la Regione, mentre andava in scena l’approvazione di un emendamento che favoriva di fatto coloro che si comportavano in questo modo, cosa ha fatto?
Stando a queste informazioni, ci sembra ancora più evidente che il problema non sia principalmente ed esclusivamente l’infiltrazione malavitosa, né tanto meno che si possa parlare di mele marce. Ancora di più ci appare manifesto che ci troviamo di fronte ad un sistema di gestione dei servizi pubblici e della salute della collettività insostenibile e ingiusto, in cui gli interessi privati permeano l’azione politica. È di fronte a questo che chiediamo un’assunzione di responsabilità: non vogliamo rassicurazioni, vogliamo impegni concreti affinché questo sistema venga cambiato.
Assemblea permanente No Keu