Valute digitali delle banche centrali, a che punto siamo?
Fino a pochi anni fa parlare di valute digitali delle banche centrali poteva apparire un’utopia. Ma, nel mondo della finanza, mai dare niente per scontato. E, così, non stupisce che oggi ci ritroviamo a parlare di criptovalute emesse direttamente dalla Bce, dalla Fed o da altri istituti monetari. Ma in quali termini? È lecito parlare di una valuta decentralizzata da parte della Banca Centrale Europa? Un possibile euro digitale sarà simile al Bitcoin? Cerchiamo di fare un po' di chiarezza!
Valute digitali delle banche centrali, sbagliato chiamarle criptovalute
La prima evidenza su cui vogliamo soffermarci in apertura di questo breve approfondimento è che sarebbe errato parlare di valute digitali delle banche centrali come se fossero criptovalute (per intenderci, come Bitcoin e Ethereum).
Le valute digitali non sono criptovalute perché non sono decentralizzate, non sono anonime e non hanno alcun funzionamento simile alle più note BTC o ETH (per esempio, non esiste alcun meccanismo di PoW o PoS che possa disciplinarne l’emissione, visto e considerato che il “conio” delle nuove valute digitali avviene per il tramite di un ente centrale come l’istituto monetario di riferimento per il Paese).
Per individuare più consapevolmente le valute digitali delle banche centrali sarebbe dunque più conveniente parlare di loro come se fossero una versione digitale della valuta fiat, emessa dalla stessa Banca centrale.
Le valute digitali delle banche centrali sostituiranno il denaro tradizionale?
È difficile pensare che nel breve termine le valute digitali delle banche centrali possano effettivamente sostituire il denaro flat. L’obiettivo sembra invece essere quello di affiancare l’utilizzo del denaro tradizionale a quello del denaro digitale, creando dunque una sorta di sovrapposizione tra i due strumenti di pagamento, ai quali i cittadini potranno volta per volta ricorrere in modo flessibile, scegliendo quello più utile per i propri fini.
Nel lungo termine, invece, lo scenario sembra essere ancora troppo vario per poter essere declinato in misura specifica. È in altri termini possibili che nel lungo periodo le valute digitali possano acquisire sempre più rilevanza e, come tale, andare a cannibalizzare il denaro cartaceo. Ma, probabilmente, è una previsione troppo estesa per poterla condividere oggi.
Le valute digitali delle banche centrali saranno oggetto di investimento?
Lo scopo principale delle valute digitali delle banche centrali sarà quello di essere un oggetto di regolamento, piuttosto che di investimento. E anche questa, in fondo, è una grande differenza tra ciò che avviene con l’uso delle criptovalute come Bitcoin, e ciò che invece avverrà con l’utilizzo delle versioni digitali del denaro fiat.
Dunque, è lecito immaginare che attraverso le valute digitali delle banche non sarà certo possibile effettuare investimenti proficui in CFD o mediante algoritmi di trading automatico come Bitcoin Champion. Sarà invece possibile detenere le valute nel proprio portafoglio / wallet per poterle utilizzare in acquisti presso esercenti fisici o digitali, spendendo così l’euro digitale come se fosse il proprio euro cartaceo.
A che punto siamo con lo sviluppo di queste valute?
Per quanto poi concerne lo sviluppo di queste valute, non tutti sembrano essere sulla stessa linea di sviluppo.
Alcuni Paesi come la Cina – che peraltro è anche uno di quelli più oppositori nei confronti di Bitcoin – è ad esempio in una fase molto avanzata del proprio progetto delle valute digitali, tanto da aver compiuto dei test di massa per permettere ad alcuni campioni di cittadini di poterli utilizzare nell’economia reale. L’obiettivo per i cinesi è quello di arrivare alle prossime Olimpiadi invernali del 2022 pronti per una fruizione di massa, anche da parte dei turisti che arriveranno per l’evento.
Per quanto riguarda invece le altre principali realtà del mondo, sia la Federal Reserve che la Banca centrale europea sono sicuramente più prudenti. A Bruxelles si stanno ancora compiendo delle ricerche per capire in che modo si possa riuscire a predisporre un quadro normativo favorevole con questo strumento: l’impressione è che per poter vedere le prime applicazioni occorrerà attendere ancora un bel po' di tempo, e che lo stesso possa avvenire negli Stati Uniti, dove lo scenario oggi sembra essere più favorevole nei confronti delle valute digitali, ma che comunque richiede ancora numerose forme di attenzione e di cautela prima del varo di un possibile progetto valutario digitale.