"Parco di San Rossore cade a pezzi nell'indifferenza" il sopralluogo di Noferi (M5S)
Il Parco di San Rossore cade a pezzi nell’indifferenza dei vertici della Regione Toscana e dei suoi dirigenti. Molte delle palazzine storiche della ex tenuta del Quirinale cadono a pezzi, personale fantasma, vegetazione poco curata, scarsa organizzazione e soprattutto inadeguatezza della classe dirigente.
Durante il sopralluogo del 7 maggio ho potuto constatare con i miei occhi lo stato di profonda incuria in cui è lasciato il Parco Regionale nella tenuta di San Rossore, il gioiello della ex-tenuta del Quirinale donato alla Regione Toscana, alla cui guida negli ultimi anni sono stati l’architetto-urbanista Giovanni Maffei Cardellini e l’Ingegner Riccardo Gaddi.
Nella parte del parco in cui si possono muovere i visitatori con il trenino turistico sembra tutto a posto, ma approfittando per un giorno intero della possibilità dei consiglieri di fare ispezioni nelle strutture degli Enti regionali, ho potuto vedere una realtà del tutto diversa testimoniata da decine di foto.
Il fabbricato chiamato “La Palazzina”, tanto per fare qualche esempio, è ormai avvolto dai rovi, il tetto è crollato e all’interno sporcizia e masserizie dimostrano che da molti anni nessuno si cura dello stabile. La ex falegnameria è circondata da cumuli di inerti abbandonati, vetri rotti, coperta da vegetazione infestante. Niente di diverso anche per molte altre costruzioni che si trovano all’interno del parco che stanno letteralmente cadendo a pezzi come quelle davanti alla scuola d’infanzia, interdette da transenne ai visitatori, su cui si vedono i rovi fin sul tetto.
Destino di poco migliore per la ex residenza del Presidente della Repubblica, la Villa del Gombo, una villa avveniristica che meriterebbe una adeguata valorizzazione ma che è invece lasciata marcire insieme ai ricordi di quando ospitava le famiglie Segni, Saragat, Leone, Pertini.
Se questo è lo stato dei fabbricati, quello della vegetazione è notevolmente peggiore tanto che addentrarsi nel bosco fa venire la tristezza per la mole di alberi caduti, avvolti da piante infestanti, cataste di legna alte come palazzi.
Scheletri di arnesi arrugginiti, macchine senza targa abbandonate, cassonetti pieni di sporcizia, fanno da contorno allo stato generale di abbandono dell’intero parco, trenino a parte.
La spiaggia è praticamente inaccessibile per cataste di legna mista a rifiuti (copertoni, bidoni, bottiglie) portati dal mare, a cui è stata attribuita la nuova funzione di limitare l’evidente erosione costiera, forse per una distorta interpretazione di “economia circolare”. La foce dell’Arno, sulla riva destra è di competenza del Parco Regionale ma, se non fosse per la mappa, sarebbe difficile credere di essere in un “Parco” per la distesa di rifiuti che la ricopre.
In tutto il giorno durante la visita non ho avuto il piacere di trovare una sola guardia forestale o un veterinario, tranne la guardia all’ingresso, che fossero al lavoro o semplicemente a controllare. Per questo appena rientrata in sede ho inoltrato una richiesta di accesso atti chiedendo i seguenti documenti:
l’organigramma dei dipendenti del parco, le loro mansioni, l’inquadramento contrattuale, l’anzianità di servizio, il numero delle unità impiegate negli ultimi dieci anni almeno eventuali vostre segnalazioni alla Regione Toscana di criticità, mancanze, richieste di finanziamenti, personale ecc. i progetti, se esistono, di rilancio del parco, quanto sono costati, chi li ha redatti, a che punto è l’iter per la loro realizzazione; il numero degli animali censiti per specie; gli incarichi di tutte le ditte esterne che lavorano all’interno del parco, importo e durata.
La risposta del Direttore del Parco è stata che mi saranno consegnati entro 30 giorni (ndr: il Regolamento del Consiglio Regionale prevede 4 giorni).
Inutile sottolineare che questi documenti non sono da elaborare o scrivere, ma solo da fotocopiare e inviare, per cui mi chiedo: “È mancanza di rispetto o cattiva organizzazione?”
Di fronte a tale disastro il Direttore, oltre alle fotocopie, dovrebbe scrivere una bella lettera di dimissioni insieme al Presidente (quest’ultimo, per fortuna sarà sostituito entro pochi giorni) per manifesta incapacità organizzativa e nessun interesse alla cura del patrimonio pubblico, anche se, devo riconoscere, che uno stato di conservazione così degradato non è certo frutto dell’incuria di pochi anni, ma sicuramente di decenni.
Mi stupisce non poco che finora nessuno dei vertici della Regione Toscana si sia occupato di valorizzare e mantenere questo immenso patrimonio pubblico, lasciandolo indifeso di fronte alle aggressioni del tempo e all’incuria di chi doveva proteggerlo. Spero che le prossime nomine del Presidente e del Comitato di Indirizzo prevedano competenze in campo agronomico e forestale perché un Parco, a prescindere da chi governi la Regione, dovrebbe garantire la conservazione del patrimonio forestale e faunistico, non rispondere a logiche di consenso politico.
Silvia Noferi, Consigliere della Regione Toscana Movimento Cinque Stelle