Riaperture, Landini: "Non possiamo rischiare una quarta ondata"
"Le riaperture promesse dal premier Draghi lasciano un po' di preoccupazione a noi medici, tutti i giorni in prima linea per curare i pazienti Covid. I nostri reparti sono ancora affollati di malati. Se dovesse verificarsi una nuova crescita di contagi, durante questa terza ondata non ancora finita, ci troveremmo davanti a un problema enorme. Non possiamo rischiare una quarta ondata Covid con gli ospedali ancora pieni". Così Giancarlo Landini, presidente della Fondazione Santa Maria Nuova Onlus di Firenze, che invoca responsabilità e giudizio sulle riaperture in un momento ancora complesso nella lotta al coronavirus. "Nella Asl Toscana Centro abbiamo 1250 posti occupati e anche ieri ci sono stati 20 nuovi ricoveri. Nell'ultimo periodo riusciamo ad avere un equilibrio tra dimissioni e ingressi, ma il numero di malati è enorme: 700 pazienti nei reparti Covid, oltre 100 in rianimazione, più di 400 nelle aree Low Care. Quest'anno siamo stati capaci di curare tutti, ma se ci fosse un'altra ondata in poco tempo, non sappiamo se riusciremmo ad assistere tutti".
"E' un grosso rischio quello calcolato dal Governo. Ci sono due condizioni per poter ripartire - aggiunge Landini - Prima di tutto procedere il prima possibile con le vaccinazioni di massa, come quelle fatte in Israele e in Gran Bretagna. Se vogliamo riaprire servono somministrazioni a tutti, non solo a pochi sottogruppi, altrimenti sarebbe molto pericoloso. La seconda condizione è che le persone comprendano i giusti comportamenti: occorrono ancora distanziamento sociale e protezioni efficaci. Smettiamo di pensare che l'epidemia sia finita. Dobbiamo abituarci a vivere in maniera diversa e più responsabile. La malattia è ancora molto diffusa, come dimostrano i dati a livello locale e mondiale. Il vaccino per essere efficace nella collettività, deve riguardare quasi la totalità della popolazione, quindi avremo bisogno ancora di tempo. Pensare che il Covid sparisca all'improvviso con il caldo dell'estate è un pensiero infantile da combattere. Le persone - conclude il presidente della Fondazione - devono prendere coscienza della situazione e il Governo impegnarsi a trovare i vaccini. Se l'Europa non li fornisce, allora vanno reperiti altrove. Noi medici stiamo lavorando sodo e senza sosta da oltre un anno, ma anche noi abbiamo dei limiti".
Fonte: Ufficio Stampa