Inchiesta Keu, Parrini (Pd): "Alluvione di resoconti mediatici, rispettare la presunzione di innocenza"
In un lungo post su Facebook il senatore Pd Dario Parrini è intervenuto sull'inchiesta Keu, chiedendo di non sottovalutare la situazione ma allo stesso tempo di rispettare la presunzione di innocenza fino a condanna per quanto riguarda gli indagati dell'inchiesta. Ecco l'intero post del parlamentare
In questi ultimi giorni ho riflettuto a lungo sull'inchiesta giudiziaria che ha coinvolto anche rappresentanti del Partito Democratico e messo in collegamento il distretto conciario di Santa Croce con infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore degli appalti pubblici e in quello dello smaltimento illegale di rifiuti.
Sono ovviamente scioccato e inorridito di fronte al pericolo che le mafie si insinuino nei nostri sistemi produttivi. Contro tali degenerazioni deve rimanere altissima la soglia di attenzione dei pubblici poteri, la loro capacità di sostenere vigorosamente l'operato degli organi dello Stato incaricati di contrastarle (magistratura e forze dell'ordine in primo luogo), la loro capacità di prendere iniziative finalizzate a rafforzare la cultura della legalità e della prevenzione delle contaminazioni malavitose stimolando l'adozione di pratiche virtuose e di massima tutela da parte di soggetti sia pubblici che privati.
Allo stesso tempo credo che le autorità che ne hanno titolo abbiano il dovere di agire con la massima rapidità per accertare se effettivamente nel nostro sottosuolo (in corrispondenza della strada regionale 429 e altrove) siano stati illegalmente depositati materiali pericolosi per la salute dei cittadini, adoperandosi, ove si dimostrasse che questo è ciò che è avvenuto, per una loro celere rimozione per mezzo di rigorose bonifiche.
Lotta alle mafie e all'illegalità e tutela della salute sono priorità indiscutibili.
Nessuna sottovalutazione, quindi, dello scenario prospettato dalle ipotesi di reato formulate dagli inquirenti.
Allo stesso tempo, investiti come siamo da un'alluvione di resoconti mediatici sull'andamento delle indagini preliminari, con altrettanta fermezza dobbiamo difendere i principi di fondo fissati dagli articoli 27 e 104 della Costituzione: questo significa rispetto totale della magistratura, della sua autonomia e indipendenza, e in parallelo rispetto totale del diritto di tutti gli indagati, politici e non politici, alla presunzione d'innocenza, rifiutando qualsiasi forma di gogna e di sciacallaggio a mezzo stampa e qualsiasi tentativo di lanciare processi sommari nei loro confronti, riaffermando inoltre il loro diritto di difendersi, di provare a dimostrare di essere estranei alle accuse che li riguardano, di far comprendere che esiste una differenza enorme tra un franco interessamento ai problemi manifestati dalle aziende, dalle famiglie e dai lavoratori attivi in un dato territorio e una grave violazione del codice penale sotto forma di corruzione o di associazione a delinquere.
La prima cosa è politica, buona politica, ed è il lavoro quotidiano di chi si impegna con solerzia e coscienziosità nelle istituzioni. La seconda cosa è un crimine. Sono due cose diverse, che non possono essere messe sullo stesso piano.
Solo lo sviluppo del procedimento penale in corso potrà fornire i necessari chiarimenti in merito. Non ci sono scorciatoie da prendere. Né conclusioni, in un senso o nell'altro, che si possano trarre prima del termine delle suddette verifiche. Le regole sono regole e valgono sempre.
I rinvii a giudizio li decide un giudice. I processi si fanno nei tribunali. E un cittadino è colpevole solo quando lo proclama tale una sentenza definitiva.