Costa San Giorgio, Franco Cardini scrive a Nardella: "Ripensiamoci, valutiamo, discutiamo"
“Proposta di supporto a una causa che sembra molto giusta”: con questo oggetto parte nei giorni scorsi una mail di Idra all’indirizzo di Franco Cardini. “Ne saremmo onorati. E farebbe bene alla città...”, conclude l’associazione nell’invito. Perché si temono - per le scelte urbanistiche di Palazzo Vecchio – gravi conseguenze nel cuore verde e storico della città patrimonio dell’Umanità, fra i giardini di Boboli e di Villa Bardini, lungo l’erta che porta dal nucleo archeologico di Santa Felicita, primo insediamento cristiano nella città del fiore, al Forte che Ferdinando I volle sulla collina di Belvedere per difendersi dal nemico, e all’occorrenza dal popolo.
E’ l’ormai celebre caso-Costa San Giorgio, lo spettro che si aggira per i corridoi della giunta fiorentina, recalcitrante ad accordare un percorso di ascolto e di dibattito pubblico richiesto - documento alla mano - da 677 residenti dell’Oltrarno e ammesso - con tanto di sostegno economico - dalla competente Autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione.
Così, domenica scorsa il notissimo saggista e storico medievalista fiorentino, attualmente professore emerito presso l’Istituto di Scienze Umane e Sociali aggregato alla Normale di Pisa, ordinario dell’Accademia delle Arti del Disegno, già membro del consiglio d'amministrazione della RAI e candidato sindaco di una costellazione di liste civiche a Firenze nel 2004, ha pensato bene di prendere carta e penna e di indirizzare una minilettera aperta all’attuale sindaco Dario Nardella.
E’ stata pubblicata domenica scorsa sul blog “Minima Cardiniana”, in calce a un comunicato trasmesso da Idra intitolato “Firenze: nuova e ardita concezione urbanistica, proposta affascinante o pasticciaccio bbrutto?”. Per chiudere il cerchio fra blog e protocollo, Idra ha provveduto stamani ad imbucarla direttamente nella cassetta della posta del primo cittadino. Non ha mai risposto agli abitanti dell’Oltrarno, Dario Nardella. Magari questa volta, però, dovrà forse spiegare a Franco Cardini se e perché questa partecipazione non s’ha da fare!
Lettera aperta di Franco Nardini al sindaco di Firenze Dario Nardella
Carissimo Dario,
che vuoi farci, ogni tanto scoppiano delle grane. A Firenze, e di questi tempi, poi… Qualcuno ti ha detto: “L’hai voluta la bicicletta? E allora pedala!”. Non mi allineo sul parere di questi ciclofili. Quella bicicletta, qualcuno doveva pure inforcarla. E tu sapevi quel che sapevi quando l’hai fatto, ti aspettavi ringraziamenti e contumelie, auguri e anatemi, gioie e dolori, onori e disonori, osanna e crucifige. Sta scritto che solo chi non fa non sbaglia, ma nella nostra bella città non è vero nemmeno quello: a fare o a non fare, si sbaglia sempre.
La “variante”, pare per il momento solo “adottata”, preoccupa me non meno di tanti altri. Io sono nato al confine tra i rioni di porta Romana e di San Frediano, a un tiro di sasso da quella strana, bellissima Via del Ronco oggi mozza ma dalla quale si accedeva un tempo direttamente al giardino di Boboli, quasi di fronte alla Vasca dell’Oceano e poche decine di metri a sinistra della splendida Limonaia, molto più bella – ebbene, sì – della celebratissima orangerie delle Tuileries. Tutto quello che succede in quel fazzoletto di terra, in quel giardino incantato e nelle sue adiacenze, tocca direttamente me e la mia infanzia, i miei ricordi, tutta la mia vita. Qui si parla di una fetta dell’Oltrarno ch’è un’autentica meraviglia, un tesoro inestimabile, e che da Porta Romana fiancheggiando Palazzo Pitti e i Viali dei Colli arriva dritta fino a San Miniato e a San Niccolò. Capisco che ci sia chi ambisce a utilizzarla per vacanze di sogno adatte agli happy few. Mi rendo conto che sarebbe un business arcimiliardario e che tanta ricchezza così mobilitata avrebbe una discreta ricaduta anche sulla città nel suo insieme. Mi pongo però un serio problema del rapporto costi-ricavi. E i costi, esattamente come i ricavi, non sono mai soltanto economici o finanziari.
Non ti chiedo di non farne di nulla. Anche perché so bene che non mi staresti a sentire e che non potresti farlo nemmeno se tu volessi. Ti dico soltanto: ripensiamoci, valutiamo, discutiamo. Magari siamo davanti a una di quelle occasioni che capitano una sola volta nella vita: a un taxi che passa una volta sola. Non ti chiedo di farlo saltar per aria. Ti chiedo solo se non c’è un mezzo per farlo ritardare un po’. Magari invitandolo a un diversivo, a una bella ma tortuosa passeggiata sulle nostre belle colline con vista sui panorami mozzafiato che tu ed io ben conosciamo.
Con affetto, tuo FC