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Una videochiamata come ultimo saluto tra padre e figlia, i racconti delle infermiere Giulia, Elena e Rosa

Abbracci e carezze attraverso gli schermi di tablet e smartphone. Un aiuto importante per pazienti e familiari per comunicare e combattere la solitudine. Ogni giorno gli infermieri dei settori Covid del Santo Stefano, insieme agli operatori socio sanitari mettono in contatto con una videochiamata i ricoverati con i loro cari nel rispetto della loro volontà e sulla base delle condizioni cliniche. Sono a disposizione due tablet donati dal Centro diritti del malato, strumenti che permettono il contatto visivo e vocale per dare sollievo, combattere la paura e diminuire il disagio del distacco dai propri affetti.

Nei reparti Covid non ci sono orari per le visite dei parenti, i malati sono soli senza un contatto con il mondo esterno. La modalità della videochiamata giornaliera per la comunicazione tra pazienti e familiari ha preso avvio in uno dei settori Covid dell’ospedale, estesa poi negli altri setting ed inserita nel piano di lavoro assistenziale come parte del processo di cura.

Sono tante le esperienze di medici ed infermieri che ogni giorno lavorano nei settori Covid ed affrontano con coraggio e passione situazioni difficili. Storie di dolore e di solitudine ma anche di speranza. Elena, giovane infermiera dell’ospedale pratese, lavora da oltre un anno nell’area Covid. Ha dovuto affrontare tante sfide, come gli altri suoi colleghi; cambiare comportamenti e pratiche nel lavoro quotidiano che hanno richiesto di indossare mascherine, guanti, calzari e tute per proteggersi dal contagio.

“Il lavoro in reparto - racconta Elena - è cambiato, sicuramente incrementato ma una delle sfide importanti è stata proprio la gestione del paziente sul piano emotivo. Ci sono stati tanti momenti bui e dolorosi, ma tutti noi li abbiamo affrontati aiutandoci attraverso l’unione e la coesione del team, mettendoci sempre il cuore e la passione.”

Durante le videochiamate Elena e Giulia sono state testimoni di tanti momenti toccanti, episodi dolorosi che hanno messo a dura prova le loro emozioni. Mentre Giulia li racconta si commuove, gli occhi si riempiono di lacrime e la voce si rompe. “Potrei raccontare tante storie- dice Giulia tutte per me commoventi. Nei giorni scorsi siamo riusciti a mettere in collegamento la figlia con il padre ricoverato. E’ stato l’ultimo incontro per loro, un ultimo saluto che si sono potuti scambiare. Purtroppo le condizioni cliniche del padre si sono aggravate e non ce l’ha fatta. Siamo confortati per essere riusciti a concedere un momento di intimità e questo ci spinge ad andare avanti.”

Rosa è la coordinatrice infermieristica del Settore 2 dell’area Covid. In questa terza ondata della pandemia ci sono tanti giovani ricoverati. Nel suo reparto ci sono 50 pazienti e circa la metà necessita di ventilazione assistita non invasiva. “Adesso, dice Rosa, siamo stanchi fisicamente e psicologicamente ma non abbiamo mai perso la forza per aiutare i nostri pazienti e dargli coraggio nel combattere la malattia. Ci sono famiglie intere ricoverate e quando è possibile ci adoperiamo per riunirle.”

Il team infermieristico coordinato da Rosa ha organizzato, attraverso un percorso in sicurezza, la visita di un paziente Covid alla moglie ricoverata in un altro settore Covid per condizioni cliniche peggiori.

“Assistere al loro abbraccio, dice Rosa, è stato un momento che non scorderò mai. Sono immagini che resteranno sempre nella mia mente e nel mio cuore.” L’emozione prende il sopravvento e anche Rosa si commuove, tanto da non trattenere le lacrime. Sono tante le sensazioni e le emozioni che infermieri ed operatori sanitari si trovano giornalmente a vivere durante questi incontri che avvicinano ai parenti. Il ricovero nei settori Covid è difficile e delicato. I pazienti hanno paura, sono preoccupati per la loro condizione e non hanno la possibilità di sentire una voce familiare. La tecnologia aiuta ad avvicinare e l’appuntamento della videochiamata giornaliera diventa un momento per far rivivere la quotidianità e per scambiarsi un saluto.

“Un modo per strappare un sorriso, ridurre il disagio del distacco e infondere coraggio, aggiunge Rosa. I pazienti ci ringraziano sempre ad ogni collegamento e noi facciamo di tutto per garantire questi incontri “virtuali” e quando è possibile cerchiamo di riunire nella stessa camera di degenza componenti di una stessa famiglia”.

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