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Vaccini, Giani: "Difficoltà oggettive perché arrivano poche dosi"

Eugenio Giani

Le linee guida della campagna vaccinale del ministero della Salute, trasmesse alle Regioni il 22 dicembre scorso, contenevano le categorie prioritarie da vaccinare ed erano indicate in questo ordine: operatori sanitari e sociosanitari in prima linea sia pubblici che privati accreditati che hanno più elevato rischio di essere esposti all'infezione e di trasmetterla ai pazienti; residenti e personale dei presidi residenziali per anziani in quanto ad alto rischio di malattia grave a causa dell'età avanzata “e molti di questi, che abbiamo vaccinato in misura maggiore rispetto ad altre Regioni, sono over ottanta, seppur non conteggiati dalla percentuale fornita dalla Fondazione Gimbè”. Così il governatore Eugenio Giani nel suo intervento al termine del dibattito, che ha definito “ricco e incalzante”, sulla comunicazione dell’assessore Simone Bezzini, resa nel corso della seduta d’urgenza in cui è iscritta anche la mozione di sfiducia allo stesso assessore.

Giani dice di aver colto, nel corso del dibattito “molti stimoli e nella dialettica ho colto molti aspetti costruttivi, che di certo saranno raccolti”. Poi rivolge un ringraziamento a Bezzini “per la dedizione e il lavoro quotidiano svolto per affrontare una situazione estremamente difficile e complessa, e non solo per la Toscana. Ha la mia stima ed è giusto che continui nel suo lavoro”. E precisa che “le difficoltà registrate nelle vaccinazioni, con la scarsezza di dosi disponibili, derivano anche e soprattutto dalle scelte di politica interna fatte da Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina”.

Dati alla mano, Giani fotografa lo stato attuale in Toscana: “Siamo la prima Regione italiana come dosi somministrate agli over 90 e alla fascia tra 70 e 80 anni in base alle dosi ricevute. Nel primo caso si tratta di 85mila 374 su 896mila 350 per un 9,5 per cento e nel secondo caso 110mila 4 su 896mila 350 pari al 12,3 per cento mentre la media nazionale si attesta al 7,1. Siamo la quarta Regione ad aver completato il ciclo di immunizzazione dei novantenni e i primi ad aver somministrato la prima dose a tutti gli ospiti delle Rsa. Non ci siamo mai fermati, lavorando a pieno ritmo anche a Pasqua e Pasquetta tanto da incidere sulla vaccinazione nazionale per il 10 per cento. E ancora, siamo gli unici in Italia ad avere un portale per i cosiddetti riservisti”. E ricorda che nella giornata di oggi saranno superate le 40mila inoculazioni di vaccino. “Questo la dice lunga – sottolinea - sulla nostra capacità di stare dentro lo sforzo immaginato dal generale Figliuolo”.

Giani precisa che nelle linee guida ricevute il 22 dicembre non figurava la categoria "persone di età avanzata” come invece riportato nel documento del 12 dicembre. “Nella lettera del 22 dicembre, infatti, solamente fuori dall'elenco si dice che ‘con l'aumento delle dosi di vaccino disponibili si inizierà a sottoporre a vaccinazione tutte le categorie di cittadini attraverso una campagna su larga scala a partire dagli anziani e dalle persone con un elevato livello di fragilità’. È quindi implicito che quanto riportato fosse in ogni caso successivo alla vaccinazione delle due categorie prioritarie esplicitate’. Per intendersi: prioritario tutto il personale sociosanitario e Rsa, e poi, con il massiccio arrivo delle dosi Pfitzer, gli anziani”, precisa il presidente. E dichiara ancora: “La scelta fatta sulla base della documentazione ricevuta in fase di predisposizione della campagna vaccinale è stata quella di dare precedenza al personale sanitario degli ospedali, Asl, centri per anziani e quindi in presenza di dosi limitate rispetto alla richiesta è stato prudente impegnarle, per creare uno sbarramento al virus, nei luoghi di cure essenziali e proprio in favore degli over ottanta e ultra fragili. Per uno sbarramento vero e funzionale tutte le persone che hanno accesso alle strutture sanitarie dovevano essere vaccinate, sia che fossero addetti alle pulizie, cuochi, comunicatori e amministrativi piuttosto che medici e infermieri, perché ogni individuo che accede alla struttura sanitaria è possibile veicolo del virus”.

“Che tutto il personale sanitario fosse l'obiettivo da perseguire – continua Giani - lo dimostra l'ultimo decreto legge (44 del 1 aprile 2021 ndr), che impone alle Regioni l'obbligo di vaccinazione per questa categoria, nessuno escluso, per la ‘tutela della salute pubblica e il mantenimento di adeguate condizioni di sicurezza nell'erogazione delle prestazioni di cura e assistenza’ e quindi farmacisti, parafarmacisti, dipendenti degli studi professionali e tutti coloro che svolgono attività nelle strutture sanitarie e socio sanitarie. Noi questo obiettivo l'abbiamo sempre avuto chiaro come dimostrano i numeri dei nostri sanitari e socio sanitari vaccinati” rileva ancora Giani che ricorda “a chi avesse la memoria corta”, che “nelle Rsa in Toscana non si muore più, che il nostro modello di vaccinazione all'interno delle strutture per anziani è vincente e che questo è stato uno dei punti deboli della prima ondata, che noi abbiamo superato con impegno e senza distrazioni. A dimostrazione del fatto che non vogliamo lasciare indietro nessuno, a partire da quegli anziani lontani dalle mura domestiche e dal quotidiano affetto familiare”. Anche per questo il governatore non dimentica che  l'11 novembre 2020, data in cui ricorre la Giornata nazionale delle cure palliative, è stata “avviata l'istruttoria per la costituzione di un tavolo regionale che definisse una procedura per l'accesso ai reparti e alle strutture Covid da parte dei familiari delle persone ricoverate per l'accompagnamento del fine vita. Il nostro obiettivo è stato quello di umanizzare le cure in piena pandemia”, precisa.

“Sono convinto – continua -  che questa nostra folle rincorsa ai grandi numeri non ci debba mai far dimenticare che non c'è soltanto la quantità, ma che il nostro fine debba comunque restare la qualità, soprattutto avendo a che fare con la salute dei nostri cittadini. Soprattutto nel caso dei pazienti terminali, qui in Toscana abbiamo voluto mantenere un approccio globale, sia di tipo sanitario, psicologico, sociale e anche spirituale. E qui lo ripeto: non numeri ma persone”.

“Nei sondaggi risultiamo indietro di una settimana o poco più, perché oliare il meccanismo di una vaccinazione porta a porta non è semplice, complice la burocrazia italiana dei fogli su fogli che il medico deve riempire per ogni paziente”, spiega ancora Giani. “Entro il 25 aprile tutti i nostri anziani saranno vaccinati con la prima dose e lo avranno fatto con tutta la vicinanza del nostro personale sanitario e dei nostri medici” assicura. “Le aziende ospedaliere sono state pronte fin da subito a coadiuvare i dottori là dove, da parte loro, ci sia una richiesta di aiuto, soprattutto per raggiungere i pazienti nelle proprie case. Parallelamente le nostre Asl e i nostri medici sono in prima linea nella vaccinazione dei super fragili, che in molti casi stanno chiamando uno ad uno a fronte di problematiche che richiedono un consulto medico prima del vaccino. Non è facile, credetemi, dire a un paziente oncologico se ha o non ha diritto a farsi subito il vaccino. Ma le dosi sono poche rispetto alla richiesta e i criteri ministeriali per accedervi non sono sempre chiari ai cittadini, che vanno aiutati a capire tutte le ragioni della scelta”. “Spesso riceviamo critiche, che prendo sempre in maniera costruttiva, come lo sfogo di chi è il terminale di un processo complicato. Voglio pensare che quando arrivano dai cittadini siano un motivo per migliorare le procedure più complesse.

Ma a chi critica solo per esasperare i toni chiedo di fare un passo indietro e scegliere la strada del silenzio: non è il momento di cavalcare la pancia”.

E in questo senso Giani entra nel merito della vaccinazione al comparto della Giustizia: “ Perché lo hanno ricevuto? Chiariamolo. Nelle prime linee guida del piano vaccinale del 12 dicembre si specifica che con l'arrivo massiccio di vaccini il criterio di selezione sarebbe, non l'età, ma bensì l'individuazione di categorie quali ‘insegnati e personale scolastico, forze dell'ordine, personale delle carceri e luoghi di comunità e lavoratori di servizi essenziali’. Quanto espresso sull'essenzialità di alcuni servizi viene ribadito successivamente in due documenti, entrambi dell'8 febbraio, quando AstraZeneca poteva essere somministrato solamente alla fascia di età tra i 18 e i 55 anni". “Contestualmente – prosegue - ci viene inviata una nota firmata dall'allora ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che esplicita il comparto giustizia come ‘attività essenziale e di rilievo costituzionale, tra i quali assegnare priorità nella distribuzione del vaccino’. Ecco perché in data 22 febbraio la categoria relativa al personale degli uffici giudiziari è stata inserita sul portale dedicato alle prenotazioni dove è rimasta fino al 12 marzo”. E sugli avvocati il governatore è altrettanto chiaro: “Semplicemente al pari dei magistrati e dei cancellieri costituiscono una componente fondamentale di quel comparto giustizia ritenuto servizio essenziale come nella nota del ministro Bonafede. E volendo chiudere qui la campagna mediatica di denigrazione, su questo punto va chiarito che queste persone non hanno tolto nemmeno una dose di vaccino agli anziani, destinatari di Pfizer e non AstraZeneca”.

Ora, aggiunge, “ci concentreremo sulla vaccinazione della categoria degli estremamente vulnerabili”, rispetto ai quali con oggi si è raggiunta la quota di 40mila vaccinati. “Ma la logica – precisa - è sempre la stessa: riusciamo a fare vaccini se le dosi arrivano”. E se arriveranno, dice, saranno attivate tutte le sedi, da quelle delle associazioni del volontariato alle farmacie. E procederemo per fasce di età e non per categorie, perché è la risposta migliore da dare. “Se ci sarà commissione Speciale che ci aiuta a definire strategie migliori e misure ancora più efficaci, ne sono contento”, aggiunge.

Poi, dopo i ringraziamenti rivolti alle associazioni volontariato, alla Protezione civile e ai medici di famiglia per l’aiuto che stanno mettendo in campo per far funzionare la macchina della vaccinazione, chiude dicendo che “ci sono sfide che vanno vinte e la Toscana è una regione resiliente che sa respingere gli attacchi indiscriminati di chi la vuole raccontare in maniera diversa da quello che è”.

Fonte: Toscana Consiglio Regionale

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