gonews.it

GoBlog  - Marco Mainardi


Un gioiello d’Empoli a nuova vita: il palazzo Ghibellino

La decisione della Giunta Barnini di spostare alcuni uffici del Comune in piazza Farinata restituirà alla città uno dei suoi luoghi più storici e rappresentativi: il palazzo Ghibellino. La sua parte più vecchia risale infatti ad un periodo antecedente al secondo quarto del XII secolo, tanto da ipotizzare che la sua costruzione sia stata contemporanea all'incastellamento di Empoli del 1119.

Questo lo rende, appunto, uno dei luoghi più importanti e storici di Empoli posto, non caso, in un punto strategicamente importante, ovvero sulla piazza centrale, di fronte alla Collegiata e sulla direttrice che collegava Porta Pisana e Porta Fiorentina.

Nel corso degli anni, il palazzo ha avuto diversi passaggi di mano. Di proprietà anch’esso dei Conti Guidi, è del 1254 l’atto di cessione al comune di Firenze a cui rimase fino agli anni a cavallo fra il 1400 ed il 1550, quando fu acquistato dalla famiglia empolese dei Giomi. Si deve a questo casato il suo rifacimento fino ad un’altra data importante, ovvero il 1639 quando passò a Marco di Ludovico Del Papa. Altri passaggi ci furono nel 1866 alla famiglia Martelli e, nel 1918, alla Cassa di risparmio di Firenze che lo cedette infine alla nostra amministrazione comunale.

A rendere storico e famoso il palazzo fu soprattutto il Congresso di Empoli del 1260 che si tenne in quelle stanze ed a cui prese parte il capitano ghibellino Farinata degli Uberti che si oppose alla distruzione della guelfa Firenze, sconfitta nella battaglia di Montaperti. Fu infatti lui ad insorgere ‘a viso aperto’ contro la proposta dei deputati di Pisa e di Siena che avrebbero voluto radere al suolo Firenze.

Un episodio citato da Dante nella Divina Commedia, canto decimo dell’inferno (“Ma fu’ io sol colà, dove sofferto, Fu per ciascun di torre via Fiorenza, Colui che la difese a viso aperto”), ricordato con una targa apposta sulla facciata e commemorato nel novembre del 2019 nel ’Processo a Farinata’, una simpatica e ben riuscita rievocazione storica voluta dalla Compagnia di Sant'Andrea-Volo del Ciuco al teatro Il Momento in occasione del 755° anniversario dalla morte di Farinata degli Uberti e nell’ambito degli eventi che rientravano nel programma dei 900 anni dall’incastellamento della città.

A ricordare Farinata e quello storico convegno del lontano 1260 c’è anche una targa apposta dall’associazione turistica Pro Empoli sulla facciata del palazzo che, al piano terra, ospitava a cavallo fra gli anni ’80 e ’90 proprio la sua sede con la redazione del ’Segno di Empoli’, locali dove poi ha trovato spazio il museo civico di paleontologia. Il circolo arti figurative è invece presente all’interno, in un punto decisamente suggestivo per chi ci entra, un vero e proprio tuffo nel passato.

Il fatto di restaurarlo (1.3 milioni la spesa) e di passarlo da luogo per associazioni a sede del potere politico locale lo restituisce di fatto appieno alla città, rendendola ancora di più ‘giro d’Empoli centrica’.

Perché quel palazzo, diciamo la verità, noi empolesi lo guardiamo quasi distrattamente, lo ricordiamo per quella targa su Farinata che, anche se pochi conoscono la storia, ci consente di citare il sommo Dante con un pizzico di orgoglio campanilistico per ricordare che lì, nella piccola Empoli, fu salvata nientemeno che la grande Firenze, ma in realtà in pochi ne abbiamo goduto la bellezza e l’importanza storica che ha, un gioiello fino ad oggi non valorizzato come merita.

Ora riusciremo a considerarlo per il suo valore, senza dimenticare che siamo di fronte alla Collegiata e con al centro la fontana del Pampaloni appena restaurata, bella e lucente come il sole. Beh, per noi empolesi un quadro splendido, una piazza che è tornata a nuova vita negli ultimi anni grazie anche alla presenza di bar, locali e ristoranti.

Non resta quindi che attendere il 2022 momento in cui, stando al programma, dovrebbero iniziare i lavori. A cantiere chiuso, passare da quella piazza o andarci a cena o dopo sarà ancora più bello e significativo. Invidiare il sindaco che dalla sua finestra potrà godere del panorama per noi più bello del mondo non sarà che la conseguenza del tutto.

Marco Mainardi

Exit mobile version