Zingaretti presenta le dimissioni da segretario Pd: le reazioni
Dimissioni Zingaretti: "Se il bersaglio sono io, mi dimetto"
Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni.
Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere.
Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni.
Ma il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd.
Visto che il bersaglio sono io, per amore dell'Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili.
Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie.
Dimissioni Zingaretti, Cenni (Pd): "Resti alla guida della nostra comunità"
“L’amarezza del Segretario è comprensibile per i continui attacchi, anche all’indomani di voti unanimi degli organismi, ma c’è un Paese in grande difficoltà e un Partito da rilanciare e ripensare in un tempo nuovo davanti a sfide inedite, c’è un’agenda politica da rimettere al centro. Nicola resti al suo posto e guidi la nostra comunità nei passaggi che saranno necessari, anche per cambiare il Pd ed una degenerazione correntizia distruttiva; lo faccia come la stragrande maggioranza del nostro popolo gli ha chiesto esprimendogli grande fiducia al congresso”. Lo dichiara Susanna Cenni, deputata toscana e responsabile agricoltura del Pd.
Rossi: "Nicola unico legittimo segretario"
"Esprimo tutta la mia solidarietà a Zingaretti ma il Pd e il paese hanno ancora bisogno di lui. L'assemblea nazionale deve riconfermare Nicola nel suo ruolo di segretario, affidandogli il compito di comporre la segreteria e gli organi dirigenti ad ogni livello di partito e istituzionale come meglio egli ritiene opportuno. Fuori di ogni logica di corrente o di gruppi di potere. Nicola è a mio avviso l'unico legittimo segretario del Pd, votato da oltre 1,2 milioni di iscritti ed elettori". Così Enrico Rossi, ex presidente della Regione Toscana, commissario del Pd umbro e membro della direzione nazionale del partito. "Adesso si faccia ogni sforzo - aggiunge - per chiedere a Nicola di restare, facendo giungere questo messaggio ai membri dell'assemblea nazionale e della direzione del partito".
Nardini: "Gesto doloroso e generoso"
"È incredibile che il susseguirsi continuo e irresponsabile di attacchi interni abbia portato Nicola Zingaretti a questo, dopo soli due anni da quando oltre un milione di cittadine e cittadini lo hanno votato segretario e dopo che ha preso un partito ormai sconfitto e isolato e ha lavorato per riportarlo al centro del panorama politico, ricostruendo anche l'alleanza di centrosinistra e un nuovo rapporto con il M5S.
Che in piena pandemia, con migliaia di persone malate e con lavoratrici, lavoratori e imprese in affanno ci siano dei dirigenti del mio partito che passano le giornate a confezionare comunicati stampa per attaccare il segretario e per parlare di posti, accordi, alleanze mi fa imbarazzare.
Spero solo che questo gesto di Zingaretti, un gesto doloroso e generoso verso il PD a cui spero che l'assemblea nazionale risponda chiedendogli di restare, ci permetta di affrontare finalmente una discussione cruda e vera sull'indisponibilità oggettiva di una parte del nostro partito ad abbandonare le rendite di potere correntizie e a permettere il cambiamento. Io dico avanti con il cambiamento, con ancora più nettezza e coraggio, e mai e poi mai permettere di tornare al PD perdente del 2018".
Pieroni: "Andiamo avanti, insieme!"
"Questo è quello che chiederò a Zingaretti il 13 marzo prossimo, insieme ad altre centinaia di componenti l’Assemblea Nazionale. E spero davvero che la risposta sia un convinto “Si, proseguiamo insieme il cammino fino al 2023!”, questa la reazione del consigliere regionale Pd Andrea Pieroni alla notizia delle dimissioni del segretario nazionale del Partito Democratico, Nicola Zingaretti
"Perché il Paese chiede al PD di essere quella forza coesa e coraggiosa in grado di affrontare, con responsabilità e senso del dovere, le emergenze di natura sanitaria, sociale ed economica. L’Italia ha bisogno di un partito riformista ed europeista, proiettato verso il futuro, capace di guardare alle eccellenze da valorizzare così come alle disuguaglianze da colmare".
"Comprendo, umanamente, la frustrazione e la delusione di Nicola Zingaretti, che ha lavorato per la coesione e l’unità, sacrificando una leadership più forte e spavalda, e si vede messo in discussione dal lavorio diuturno di alcuni, un trafficare tanto scientifico quanto subdolo, volto a logorare, delegittimare ed indebolire la sua azione. Davvero discutibile ed immeritato! Se ci sono altre idee, altre proposte, altre strategie, ci si confronti francamente ed apertamente nelle sedi opportune, evitando lo stillicidio di dichiarazioni ed interviste che aiutano i media ma non il PD! Evitando ipocriti voti unitari in direzione ed azioni antitetiche nei fatti!".
" Zingaretti ha il diritto di andare avanti, forte del 70% delle primarie di appena 2 anni fa. Ha il dovere di provare ancora a recuperare lo spirito unitario che auspico sia ancora la cifra qualificante del PD. Tuttavia, “ad impossibilia nemo tenetur”, dicevano i latini!"
Aquila (GD): "Abbassiamo i toni"
Per rispetto della nostra comunità, degli iscritti, dei militanti, di uomini e donne che ogni giorno danno energie e forze al Partito Democratico dovremmo fermaci tutti e riflettere.
Stiamo vivendo il periodo più complesso dal dopoguerra, con una pandemia che non accenna a rallentare, una campagna vaccinale da portare avanti e una gravissima crisi economica da fronteggiare.
Ci chiediamo che progetto ha il PD? Quali soluzioni ha per le giovani generazioni che sono e saranno le più colpite da questa crisi? Come recuperiamo i posti di lavoro persi? Che investimenti proponiamo?
Queste sono le sfide su cui dovremmo dibattere. Queste sono le priorità su cui vogliamo dare un contributo come Giovani Democratici.
Ma per ascoltare le proposte dobbiamo abbassare i toni ad ogni livello.
I nervosismi interni e le tensioni dei vari gruppi, da più parti, non sono mai la soluzione. In una comunità che si definisca tale si sta insieme, ci si mette in discussione, si accettano le critiche sulle scelte fatte per fare di più e meglio.
Crediamo che il nostro segretario Nicola Zingaretti debba ripensarci e rimettersi subito a lavoro. Abbiamo tanto da fare e dobbiamo partire dalle proposte che il PD può esprimere dal livello nazionale fino ai livelli territoriali dando massimo supporto anche a sindaci e amministratori locali che molte volte avvertono la mancanza di quella struttura di partito che invece deve continuare a lavorare per le istituzioni e per le persone.
Se vogliamo essere la più grande forza del centrosinistra, utile al Paese, dobbiamo avere l’ambizione di portare avanti dei progetti chiari, un'agenda precisa e riconoscibile, senza slogan vuoti e senza rincorrere nessuno.
Macelloni: "Al bando l'ipocrisia"
Se vogliamo dare ad un partito una prospettiva fondata sulla serietà nel rapporto con i propri iscritti e il proprio elettorato, dobbiamo prima di tutto mettere al bando l’ipocrisia.
Zingaretti è stato criticato e tenuto sotto pressione, in maniera inverosimile, dagli stessi che oggi in coro vorrebbero che rimanesse a fare il Segretario, magari per poi ricominciare dopo un quarto d’ora con la stessa solfa per posizionamenti tattici di ogni genere.
Per chiarezza devo dire che non ho apprezzato nemmeno le dimissioni di Zingaretti, il quale piuttosto avrebbe dovuto presentarsi in Direzione nazionale con quattro idee ferme: democrazia e vita interna al partito, una idea sulla Pubblica Amministrazione e una visione più precisa sugli investimenti da fare per la ripresa del Paese. Così avremmo capito su che cosa ci saremmo confrontati e se Zingaretti fosse stato sfiduciato in quel contesto, avremmo saputo chiaramente come sarebbero andate le cose. Ognuno avrebbe dovuto assumersi le proprie responsabilità alla luce del sole.
Abbiamo una classe dirigente auto-logorata e l’unico modo per ripartire è affidarsi ai tesserati che con votazioni dirette eleggano i gruppi dirigenti, ad iniziare dal Segretario provinciale del PD pisano, commissariato da quasi un anno.