Confesercenti e Confcommercio Siena dal Prefetto per la mobilitazione 'Salviamo le imprese'
Confesercenti e Confcommercio Siena si sono recate dal Prefetto di Siena oggi lunedì 1 marzo per consegnare il documento con le difficoltà e le richieste urgenti delle imprese. E’ stata effettuata in questa forma a Siena la mobilitazione “SALVIAMO LE IMPRESE”, proclamata per il primo giorno del mese di marzo in tutta la Toscana, e inizialmente prevista in forma di raduno distanziato anche nel capoluogo senese.
Una ristretta delegazione di operatori associati e dirigenti di Confesercenti e Confcommercio Siena si è recata dal Prefetto con la richiesta di rilanciare urgentemente le istante di imprese, partite iva, professionisti, il cui quadro complessivo si fa ogni giorno più gravoso.
"Salvare la possibilità di lavorare è importante quanto la tutela della salute; non di più, ma neppure di meno – fa notare Leonardo Nannizzi, presidente Confesercenti Siena - Chi ha fatto e continua a fare immani sacrifici per tenere in vita la propria attività non può esser lasciato solo nel nulla. Tanto più se in questi mesi si è attrezzato per accogliere i clienti in sicurezza, e tutto questo poi di fatto non serve a niente. Siamo disposti ad attuare ulteriori precauzioni, ma questo deve metterci in condizione a chi li mette in pratica di restare davvero aperti. Altrimenti le spese sostenute in questo senso saranno state un ulteriore esborso senza effetti concreti".
“Alle preoccupazioni sanitarie si sommano quelle economiche, la situazione rimane veramente critica e soprattutto non si riesce a vedere il futuro - commenta Stefano Bernardini, presidente Confcommercio Siena - Una programmazione migliore, anche se capisco che sia difficile trovare delle soluzioni, così come negli altri paesi europei, va fatta. Non si può continuare con i Dpcm che ti dicono che il giorno dopo devi stare chiuso. I ristori inoltre ancora non sono arrivati del tutto, ancora ad oggi non ovunque è arrivata la cassa integrazione. Spero ci sia una accelerazione su ciò che è stato promesso. Inoltre, è la vaccinazione è urgente per coloro che stanno a contatto al pubblico nel commercio. Ora deve finire il tempo delle parole. E deve iniziare quello dei fatti. Su mutui, tasse che sono state solo rimandate. Ora bisogna agire”.
Questi i punti del documento “Salute e lavoro possono convivere #salviamoleimprese. Le Richieste del Terziario” che consegnato al Prefetto di Siena, dottoressa Maria Forte:
1. Riapertura immediata in sicurezza di tutte le attività chiuse
2. Moratoria fiscale per l'anno 2020-2021
3. Proroga della cassa integrazione e della moratoria dei mutui e finanziamenti fino al 31 dicembre 2021
4. Rimodulazione delle locazioni commerciali e blocco degli sfratti
5. Taglio del cuneo fiscale che grava sulle imprese
6. Creazione di un piano 'ripartenza' per il terziario
7. Vaccinazione immediata di imprenditori e addetti del terziario
8. Pagamento immediato di tutti i bonus, ristori e indennizzi sospesi
9. Passaporto sanitario europeo per spostamenti UE
10. Ristori immediati parametrati sulla perdita di fatturato
Questi i dati portati all’attenzione del Prefetto:
2020: l’anno peggiore
•150 miliardi in meno di PIL a prezzi correnti (-9,1% reale);
•Circa 2.600 euro pro-capite a prezzi costanti (1,3 volte le perdite complessive del periodo 2010-2014, quelli immediatamente dopo la «grande crisi» del 2008);
•120 miliardi di consumi in meno, concentrati nei servizi di mercato;
•Particolarità di questa crisi: valore aggiunto e consumi in riduzione quasi esclusivamente dal commercio non alimentare e servizi di mercato (turismo, ristorazione, cultura, attività ricreativa e benessere);
•L’occupazione formalmente tiene, grazie anche agli interventi di cassa integrazione e blocco dei licenziamenti, ma l’input di lavoro è a -10% circa nei primi 9 mesi;
•Il futuro non è roseo e non sono condivisibili le attuali stime del Governo. Nel 2021 il PIL crescerà secondo l’ultimo bollettino di Banca d’Italia (gennaio 2021), di circa il 3,5%.
Crollo di imprese e consumi
Per il sistema produttivo colpito dal Covid-19, il 2020 si chiude con un bilancio drammatico.
Quasi mezzo milione tra imprese (305mila) e lavoratori autonomi (circa 200mila) potrebbero chiudere l’attività per il crollo della domanda per consumi.
Il riflesso statistico si vedrà nei registri camerali solo del 2021.
Siamo di fronte ad una vera e propria «economia ibernata».
Indicatore consumi: un quadro preoccupante
Variazioni tendenziali in quantità
2019 2020
SERVIZI 0,8 -30,3
BENI 0,6 -7,9
TOTALE 0,7 -14,7
Beni e servizi ricreativi 0,0 -19,5
Alberghi e pasti e consumazioni fuori casa 0,9 -41,2
Beni e servizi per la mobilità -0,8 -24,2
Beni e servizi per la comunicazione 7,5 8,7
Beni e servizi per la cura della persona -0,2 - 6,2
Abbigliamento e calzature 1,1 -23,0
Beni e servizi per la casa 1,5 -3,5
Alimentari, bevande e tabacchi 0,0 1,8
Nel 2020 oltre 300.000 imprese in meno
Rispetto al 2019, riduzione dell’11,3% del totale delle imprese attive, cioè circa 305mila unità in meno, come saldo tra circa 392mila cessazioni e quasi 87mila iscrizioni.
Chiusure definitive 2020 (-305mila): 80% a causa del Covid-19, cioè 240mila
Con l’emergenza sanitaria, il tasso di mortalità delle imprese rispetto al 2019 risulta:
•quasi raddoppiato per le imprese del commercio (dal 6,6% all’11,1%);
•più che triplicato per i servizi di mercato (dal 5,7% al 17,3%).
Tra i settori piu’ colpiti:
•Tempo libero (attività artistiche, sportive e di intrattenimento, etc..);
•Agenzie di viaggio;
•Abbigliamento - calzature;
•Ristorazione;
•Trasporti.
Pesanti effetti della pandemia anche su attività professionali
Contesto negativo
Fermo del Turismo/Fiere-convegnistica
Smart Working
Chiusure Università/scuole
Desertificazione commercio di vicinato (in particolare Centri Storici)
Tra le imprese più colpite
La filiera del tempo libero, tra attività artistiche, sportive e di intrattenimento, fa registrare complessivamente un vero e proprio crollo con la sparizione di1 impresa su 3
I lavoratori autonomi più colpiti
Circa 200mila professionisti, tra ordinistici e non ordinistici, operanti:
•nelle attività professionali, scientifiche e tecniche;
•nell’amministrazione e nei servizi;
•nelle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento e altro.
Da tutto questo, in un’ottica di «filiera», possibili ulteriori impatti negativi anche sul terziario.
Fonte: Ufficio Stampa