Terremoto nel PD toscano, l'ala zingarettiana sull'Aventino: il partito rischia di spaccarsi
Terremoto politico nel Pd toscano. La scossa è partita direttamente dal vertice: nei giorni scorsi si è infatti acuita la differenza di vedute tra la segretaria Simona Bonafé e il suo vice Valerio Fabiani, esponente della corrente zingarettiana. Al centro delle divergenze c'è il tema delle alleanze e del sindaco di Siena. Bonafé non vorrebbe accodarsi passivamente alla scelta del Pd nazionale di aprire a Leu e M5S, mentre il nome di Giuseppe Conte per il comune toscano non piace alla segretaria.
Preso atto di essere in maggioranza nel partito, la Bonafé ha tentare il colpo di coda decidendo di modificare la segreteria, che tradotto significa escludere Fabiani e la corrente zingarettiana. La mossa, però, ha portato ad una sorta di Aventino nel PD toscano: l'area di Fabiani, chiamata Piazza Grande Toscana, ha infatti deciso di non partecipare alla direzione regionale accusando la Bonafé e la sua area di voler dividere il partito, e di battere vie alternative da quella decisa dal Nazareno. Questo il comunicato di Piazza Grande Toscana:
"In queste ore, nel PD toscano, stanno avvenendo cose che sono in aperto contrasto con quello spirito di unità e di collaborazione che una fase così delicata richiederebbe e con la gestione unitaria del partito faticosamente raggiunta lo scorso anno. La segretaria regionale Simona Bonafè si sta infatti accingendo a cambiare la segreteria senza avere mai aperto un confronto con l'area Piazza Grande Toscana, che ha sostenuto all'ultimo congresso il segretario nazionale Nicola Zingaretti. Tale scelta viene assunta dopo interviste nelle quali Simona Bonafé contestava apertamente la linea politica condivisa ed approvata all'unanimità dalla direzione nazionale del partito, fino ad arrivare a evocare la necessità di un congresso nazionale, rendono chiara la volontà della segretaria regionale di rompere l'unità del nostro partito, di aprire l'ennesima conta interna tra correnti, e di usare il PD toscano per indebolire quello nazionale con sterili pretesti. A queste condizioni, è evidente che non possa proseguire, per suo volere, nessuna gestione unitaria e che, pertanto, le nostre rappresentanti e i nostri rappresentanti non possano fare parte del nuovo esecutivo del partito regionale. Per questi motivi, noi non parteciperemo alla riunione della direzione regionale convocata per questa sera che ha il solo scopo, a questo punto, di varare una segreteria rappresentativa di una sola parte del partito".
Da parte sua la segretaria Bonafé ha dichiarato di "voler lavorare per l'unità", e anche il sindaco di Firenze Dario Nardella (membro della direzione PD) ha fatto un appello all'unità. Il presidente della Regione Eugenio Giani ha invece rassicurato che "non ci saranno ripercussioni in Regione", che si tratta di un dibattito aperto e che "presto si ritroveranno le condizioni di unità"
Al momento, però, quella in atto è a tutti gli effetti una spaccatura. Spaccatura che nasconde un paradosso: l'area di minoranza in toscana, quella zingarettiana, rappresenta la linea del partito a livello nazionale, mentre la linea maggioritaria più che una corrente interna sembra un 'renzismo d'antan', filone politico ormai messo definitivamente al bando nel Nazareno dopo la caduta del Conte II. Insomma una spaccatura significherebbe trasformare il PD toscano in una mosca bianca.
Fonte: Giovanni Mennillo