Un anno fa la Toscana si preparava ad affrontare il coronavirus. Il 21 febbraio è il giorno del paziente 1, Mattia di Codogno, che sviluppò in maniera autonoma il contagio. Il virus che sembrava lontano migliaia di km è arrivato in Europa per primo proprio in Italia. Il 27 gennaio vi è un caso sospetto a Pistoia. Già a fine mese era tema di sondaggi, tra paure e sottovalutazione.
A febbraio si rincorrono le sorti di una coppia di turisti di Taiwan che ha visitato l'Italia e anche Firenze.
Il 21 febbraio giunge dall'allora presidente Enrico Rossi l'ordinanza che riguarda il Sars-Cov2. Il pericolo viene dalla Cina, precisamente da Wuhan. Questo causerà anche un'ondata di intolleranza che fortunatamente è scemata in breve tempo.
Seguendo le direttive del Ministero della Salute si introduce la quarantena, provvedimento che diverrà tristemente conosciuto a tutti gli italiani.
Ma già erano stati presi provvedimenti.
Nell'Empolese Valdelsa si era già chiesto e ottenuto di tenere un Consiglio comunale speciale dedicato alla minaccia invisibile. Il Consiglio regionale speciale arriva pochi giorni dopo.
Solo il 25 febbraio vengono accertati i primi due casi di contagio in Toscana, i primi di una lunga serie ma purtroppo senza scienziati, politici e persone comuni attrezzate per affrontare una pandemia globale.
Si comincia anche a parlare di lockdown, senza attuarlo, ma già ciò causa timori diffusi.
Tutto questo nell'arco di soli due mesi. Senza sapere cosa avremmo affrontato.
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