Solvay, Berti (M5S): "Rendere pubblici i dossier dell'azienda"
Mettere a disposizione dei cittadini di Rosignano e dell’opinione pubblica in generale i dossier consegnati nelle scorse settimane dalla Solvay ai ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente e della Salute. E diffondere al più presto le valutazioni fatte dai tecnici ministeriali sui dati contenuti in questi dossier.
Sono queste le richieste contenute nella nuova interrogazione che il deputato toscano del Movimento 5 stelle, Francesco Berti, è pronto a depositare in Parlamento all’attenzione dei ministri Giancarlo Giorgetti, Roberto Cingolani e Roberto Speranza. Una interrogazione che arriva a un mese esatto da quella presentata dallo stesso Berti insieme alla collega Chiara Gagnarli, che aveva l’obiettivo di fare chiarezza sulla decisione della multinazionale belga Solvay di scaricare a mare gli scarti di lavorazione dell’impianto chimico di Rosignano. Scarichi contenenti per lo più gesso e calcare ma anche metalli pesanti bioaccumulabili quali mercurio, arsenico, cadmio, cromo e piombo, destinati ad alterare l’ecosistema marino, oltre a dar vita al fenomeno delle “spiagge bianche”.
“Alle nostre domande – sottolinea Berti – l’azienda ha risposto inviando un dossier al governo di cui vogliamo avere i dettagli. Anche perché quella di Rosignano è una vera e propria emergenza ambientale che si trascina da troppi decenni: secondo uno studio del Cnr e Legambiente, sulle spiagge della zona sono state scaricate 337 tonnellate di metalli pesanti e rilasciate in mare 500 tonnellate di mercurio. Uno scarico che, così come realizzato, determina l’accumulo dei materiali sulla spiaggia e sul bagnasciuga. È l’unico caso di un impianto Solvay in Europa realizzato in questo modo e questa è una situazione non più tollerabile. Noi vogliamo vederci chiaro anche perché, secondo quanto comunicato formalmente dalla multinazionale belga al cofondatore del fondo internazionale di investimento Bluebell Capital Partner, sarebbero state proprio le autorità italiane a sostenere, a suo tempo, l’opportunità di scaricare i solidi sospesi direttamente in mare. Un pesante scaricabarile sul quale il nuovo governo deve fare chiarezza”.
“Dal 2007 – conclude Berti, che nei prossimi giorni presenterà anche un esposto presso la procura di Livorno – l’azienda ha ricevuto 104,5 milioni di euro di fondi pubblici per ridurre il proprio impatto ambientale ma ad oggi non si sono osservati miglioramenti. I bersagli della contaminazione delle acque sotterranee, infatti, rimangono: i lavoratori esposti ai vapori; i pozzi ad uso irriguo delle abitazioni ubicate nelle vicinanze; le acque superficiali del fiume Fine e quelle del Mar Tirreno. Sia chiaro, noi non ci fermeremo fino a quando l’intera area non verrà bonificata, ovviamente a spese della multinazionale belga”.
Fonte: Ufficio stampa