Escavatori rubati e 'riciclati' nell'Est Europa e in Sud Italia, 4 arresti
Si è conclusa questa la mattina l’operazione Digger Express, condotta dalla polizia stradale di Pistoia e coordinata dalla Procura della Repubblica. Si contesta il furto di veicoli che venivano poi 'riciclati' nell'Est Europa e nel Sud Italia. L'operazione ha dato esecuzione a 4 misure cautelari disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pistoia.
L’indagine, di notevole complessità e durata per oltre un anno, era nata da una serie di denunce riconducibili a quello che era da tempo un fenomeno criminale che colpiva prevalentemente la provincia di Pistoia ed in particolare la zona della Valdinievole, ovvero i furti di escavatori e di macchine operatrici, molti dei quali all’interno di cantieri stradali. Una situazione che aveva creato ormai un vero a proprio allarme sociale tra i lavoratori di quel settore oltre che tra i cittadini.
Le indagini svolte hanno permesso di corroborare l’ipotesi investigativa circa la connessione tra i vari eventi e l’esistenza di un gruppo criminale dedito al furto ed al successivo riciclaggio di veicoli attraverso un vero e proprio traffico internazionale verso i paesi dell’Est Europa e verso il Sud Italia.
L’attività investigativa, che si è svolta tra l’altro con l’intercettazione di oltre cinquemila chiamate delle utenze in uso agli indagati, molte delle quali intestate a persone inesistenti o a prestanome, ed al successivo sequestro ed ispezione dei telefoni cellulari, nonché l’analisi approfondita dei tabulati telefonici e telematici e l’acquisizione di numerosi filmati di videosorveglianza, metteva in luce un grave quadro indiziario in ordine alla responsabilità di quattro persone per le quali venivano emesse ed eseguite altrettante misure cautelari.
Il modus operandi di tale gruppo consisteva in una prima fase legata al furto, durante la quale il veicolo generalmente veniva spostato di poche centinaia di metri dal luogo ove era stato asportato e subito occultato, rendendo intenzionalmente la condizione di flagranza di reato ridotta ai minimi termini. Una volta “comprato” il mezzo, termine utilizzato dagli indagati per definire il veicolo appena rubato, questo veniva lasciato fermo per qualche giorno, sia per scongiurare la presenza di un dispositivo GPS installato dai proprietari, sia comunque per organizzare la seconda fase relativa alla ricettazione/riciclaggio.
Veniva quindi realizzata la documentazione falsa, tra cui fatture di acquisto emesse da società inconsapevoli o inesistenti, targhe contraffatte o oggetto di furto, certificati tecnici creati ad hoc, tutto utile a rendere difficoltoso l’eventuale controllo da parte di forze di Polizia e in preparazione dell’ultima fase, ovvero lo spostamento verso l’est Europa o il sud Italia (in base alla tipologia di mezzo), che avveniva tramite trasportatori nazionali ed internazionali ignari della provenienza illecita della merce.
Nel corso dell’indagine e durante le perquisizioni effettuate venivano recuperati mezzi agricoli, bobcat ed escavatori oltre ad autoveicoli d’epoca e motocicli, tutti provento furto, per un valore di oltre 500mila euro, poi restituiti ai legittimi proprietari. Proprio in occasione della perquisizione nell’abitazione di uno degli arrestati effettuata lo scorso settembre, venivano altresì rinvenute 100 piante di cannabis all’interno di una serra costruita in un capannone ed adibita alla coltivazione della sostanza stupefacente, di cui ne venivano sequestrati trenta grammi già pronti alla vendita.