Giuseppe Lelli, la sua storia a La Stanza di Vetro con il nipote Virgilio
Un orologio, una lettera e una speranza. Sono gli elementi che hanno tenuto viva una storia che oggi serve a fare memoria per un periodo buio della storia della nostra umanità.
A La Stanza di Vetro, in onda questa sera alle 21,40 su Clivo Tv, racconteremo la storia di Giuseppe Lelli, sanminiatese morto a 32 anni in un campo di concentramento tedesco, dopo essere scampato alla tragedia di Cefalonia in seguito all’8 settembre del 1943.
Lo faremo con Virgilio Lelli, nipote (era figlio di un fratello) di Giuseppe.
Giuseppe Lelli fu ucciso a bastonate perché, a causa di una malattia, non si era presentato a eseguire i lavori ai quali era obbligato. Un suo compagno di prigionia, prima che Giuseppe morisse, prese in carico il suo orologio e, una volta tornato lo fece avere ai parenti del compagno più sfortunato. A Poggio all’Isola, dove i parenti di Giuseppe abitavano, arrivò in bicicletta, partendo da La Lima, una frazione poco distante dall’Abetone. Quel giovane si chiamava Tolmino Carmignani.
La lettera è quella che la pronipote di Giuseppe Lelli, Ilaria Nieri, un giorno si è trovata davanti agli occhi mentre stava svolgendo delle ricerche nell’archivio storico del Comune. E’ stata la scintilla per cercare di rinsaldare un legame con i familiari di Tolmino. Tanto che dopo alcune ricerche, le due famiglie si sono incontrate.
Virgilio Lelli, a La Stanza di Vetro, ci racconta i suoi ricordi, le paure e i dolori di quei giorni (anche suo padre morì, ucciso, quando lui aveva appena dodici anni). Racconta anche l’iter che la sua famiglia ha seguito per cercare di riavere la salma, per una sepoltura in Italia. All’epoca fu istituita una commissione nel Comune di san Miniato. Venne interessato anche il presidente della Repubblica, che era Sandro Pertini. Grazie a lui, attraverso la Croce Rossa Internazionale, si seppe che Giuseppe era stato sepolto in un piccolo campo di una località nella parte orientale della Germania.
Sembrava aprirsi un altro spiraglio di speranza. Ma poi arrivò la brutta notizia: Lelli era stato tumulato in una fossa comune. Riavere le sue spoglie era impossibile.