Una 'pietra d'inciampo' per lo psichiatra antifascista Guglielmo Lippi Francesconi
Questa mattina davanti all'ingresso principale dell'ex ospedale psichiatrico di Maggiano è stata murata la nuova pietra d’inciampo che ricorda Guglielmo Lippi Francesconi, primario dell'ospedale e psichiatra dai metodi innovativi, ucciso dai nazisti nel settembre del 1944. La nipote Micaela Lippi Francesconi ha ricordato con le parole più toccanti la vicenda umana del medico e della sua famiglia colpita duramente dalla disumana violenza delle ultime fasi dell'occupazione nazifascista.
Fra le autorità il sindaco, Alessandro Tambellini, l'arcivescovo mons. Paolo Giulietti, il questore di Lucca Alessandra Faranda Cordella, il vicario del prefetto Giuseppina Cassone, l’assessora regionale alla cultura della memoria storica Alessandra Nardini, la presidente della Fondazione Mario Tobino Isabella Tobino, l’assessora alla continuità della memoria storica del Comune di Lucca Ilaria Vietina, il consigliere regionale Valentina Mercanti, il consigliere provinciale Iacopo Menchetti i rappresentanti delle Forze dell'Ordine e di quelle militari e dall'associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
“Quella di Guglielmo Francesconi Lippi è la figura di un uomo, di un medico, che non si piegò alla follia nazista, scelta che pagò con la sua vita", ha detto l’assessora Nardini. “Questa pietra d’inciampo consentirà di tenere viva la memoria di uno psichiatra dai metodi innovativi, che considerava inviolabile la dignità umana, al contrario del nazifascismo che discriminava e puntava all'eliminazione di coloro che erano considerati diversi, inferiori, 'zavorre umane' in quanto non rappresentanti il modello ariano. Ricordare gli uomini e le donne che seppero stare dalla parte giusta, senza cedere, è un dovere ed un impegno contro i pericolosi e squallidi rigurgiti nazifascisti e le nuove forme di discriminazione, razzismo e violenza”.
Guglielmo Lippi Francesconi diventò direttore e primario dell'ospedale psichiatrico di Maggiano nel 1936. Un medico illuminato che abolì ogni mezzo di contenzione meccanica dalla pratica ospedaliera e che espresse a più riprese la sua contrarietà al regime fascista. Una presa di posizione che il medico e uno dei suoi tre figli pagarono con la vita, mentre gli altri due figli riuscirono a fuggire dal campo di concentramento di Fossoli prima della loro deportazione in Germania. Al termine della guerra i due figli sopravvissuti cercarono invano notizie sulla sorte del padre e dovettero passare 17 anni prima che la sua salma fosse ritrovata presso il cimitero di Mirteto, vicino a Massa, e poi tumulata nel piccolo cimitero di Vecoli.
Un’altra iniziativa si è svolta oggi a Lucca per celebrare il Giorno della Memoria. Gli studenti del Liceo artistico Passaglia, collegati in videoconferenza, hanno presentato una ricerca sulla memoria orale dell’eccidio della Certosa di Farneta, dove nel settembre del 1944 dodici monaci furono fucilati da soldati delle SS. Sono intervenuti Gianluca Fulvetti, docente di storia contemporanea dell’Università di Pisa e Ilaria Vietina assessora alla cultura del Comune di Lucca.