Diritti e privacy, che succede ai diritti dei bambini? Se ne parla a Dirpolis
Se il mondo cambia a velocità incontrollata, anche grazie allo sviluppo delle tecnologie digitali, i temi della privacy e della protezione dei dati personali richiedono sempre maggiore attenzione e misure appropriate.
Questi temi, le nuove domande e le sfide urgenti, poste anche dalla pandemia Covid-19, sono al centro della 14esima Conferenza Internazionale su “Computers, Privacy and Data Protection”, a Bruxelles, in programma da mercoledì 27 a venerdì 29 gennaio, che vede gli studiosi di tutto il mondo confrontarsi su “Enforcing Rights in a changing World”. Tra gli accademici di primo piano invitati a partecipare figurano due giuristi della Scuola Superiore Sant’Anna, Giovanni Comandè, docente di Diritto Privato Comparato, e Denise Amram, ricercatrice affiliata e data protection officer, entrambi del Lider Lab (Laboratorio Interdisciplinare Diritti e Regole) dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica e Sviluppo).
I due studiosi sono stati selezionati per coordinare due dei temi centrali della Conferenza. Il primo, “Diritti dei bambini nell’ambiente digitale: rischi, opportunità e responsabilità”, che occupa la prima parte della mattina di giovedì 28 gennaio (a partire dalle 8.45), si concentra sulle figure dei bambini come utenti vulnerabili dei servizi IoT, acronimo di Internet of Things, che se, da un lato, sviluppano nuove forme di libertà di espressione, organizzazione e associazione, dall’altro forniscono un accesso senza precedenti a informazioni di ogni tipo, anche difficili da processare a seconda della maturità del minore-utente.
È proprio sulla protezione e sull’attuazione dei diritti fondamentali dei minori nell’ambiente digitale che si concentrano gli interventi del panel, la cui ideatrice, Denise Amram spiega: “Si tratta di un’occasione di dialogo internazionale tra accademici, sviluppatori di piattaforme e tecnologie basate anche sull’intelligenza artificiale e ‘decisori politici’ per valutare l’impatto del quotidiano uso dei servizi dell’IoT sulla crescita e sul benessere dei bambini e degli adolescenti. Negli ultimi mesi, grazie alle piattaforme informatiche è stato possibile garantire il diritto all’educazione durante la pandemia, dobbiamo però evitare che la digitalizzazione porti a intensificare le disuguaglianze esistenti (culturali, economiche e derivanti dal digital divide) laddove l’accesso all’IoT non sia garantito a tutti. A ciò – conclude Denise Amram - si aggiungono i rischi derivanti dal processamento dei dati personali degli utenti, nel nostro caso particolarmente vulnerabili”.
Il panel promuove una roadmap per l’attuazione del miglior interesse del bambino nell'IoT, aprendo una riflessione sulle migliori pratiche e sulle misure da adottare per garantire i diritti, mitigando i rischi nell'ambiente digitale. “Accanto al potenziamento dell’accesso inclusivo alla digitalizzazione – commenta ancora Denise Amram – occorre irrobustire le misure di sicurezza per fornitori di servizi e sviluppatori e, al contempo, orientare la transizione digitale alla promozione di consapevolezza e competenze, partendo proprio dalle famiglie, dalle istituzioni, dalla scuola e a cascata raggiungere i giovanissimi utenti, per un IoT alla loro portata (child-friendly IoT)”.
Nella stessa giornata, giovedì 28 gennaio, a partire dalle 11.45, Giovanni Comandè è il moderatore del panel su “La notifica di esposizione durante la pandemia Covid-19: riconciliare i diritti fondamentali e la salute pubblica con una scienza dei dati attenta alla legalità” stimolato dal progetto europeo del programma H2020 (LEADS) Legality Attentive Data Scientists coordinato dallo stesso Giovanni Comandé. “La pandemia globale Covid-19 ha evidenziato una tensione tra gli sforzi per raccogliere informazioni personali sensibili e combattere la diffusione di malattie e potenziali invasioni di importanti diritti fondamentali”, come sottolinea il giurista. “I progressi nella crittografia e altre tecnologie per il miglioramento della privacy – prosegue Giovanni Comandè - hanno consentito ai funzionari della sanità pubblica di prendere in considerazione la tracciabilità automatica dei contatti o gli strumenti di ‘notifica dell'esposizione’ per aiutare a mitigare la rapida diffusione della malattia. Si continua però a discutere energicamente in che modo queste tecnologie possono avere un impatto sui diritti fondamentali ben oltre la protezione dei dati”.
“Il panel – prosegue Giovanni Comandè – nell’esplorare le dimensioni tecnologiche, legali ed etiche del tracciamento e dell'esposizione automatizzati dei contatti, sarà l'occasione per discutere i profili strutturali posti dall’esempio della pandemia in atto. Il vero tema alla fine è non soltanto il rischio degli abusi, ma soprattutto quello di chi controlla le infrastrutture necessarie e come il ruolo dei giganti tecnologici potrebbe condizionare le politiche sanitarie, anche quelle pubbliche. L’incontro sarà importante anche per testare l'interazione del diritto fondamentale alla protezione dei dati con altri diritti fondamentali sanciti da costituzioni e carte internazionali e per capire come inserire in un contesto pratico il ruolo delle decisioni tecniche per sostenere la tutela dei diritti fondamentali”.
Al centro del dibattito anche i potenziali compromessi tra raccolta dati su larga scala e rischi per la privacy per gli individui e la ricerca di nuove soluzioni nella creazione di dati anonimi, cioè dati personali resi in modo da non poter risalire al soggetto.
Di strumenti contrattuali per la condivisione dei dati si parla, sempre giovedì 28 alle 17.15 nel panel “Multi-party Data sharing and Data subjects rights: how to accelerate accountable Data sharing?”. Denise Amram è relatrice assieme a rappresentanti delle autorità garanti per la protezione dei dati e policy officer della Commissione Europea. “La transizione digitale – spiega Denise Amram - ci porta a riflettere su come poter accelerare la condivisione dei dati personali (e non) tra diversi tipi di utenti: pubblici e privati, nazionali, europei o extra-europei, per i più svariati fini (dal settore sanitario, a quello finanziario, alla ricerca e innovazione, ai servizi sociali, alla gestione delle emergenze / pandemie). A questo si lega la necessità che ogni strumento contrattuale garantisca i diritti dei soggetti interessati”. La condivisione ha come pre-requisito la conformità ai quadri normativi di riferimento e, nel caso di dati personali, al noto GDPR”. Tali profili saranno analizzati nel panel in una pluralità di scenari e modelli di condivisione dei dati.
Fonte: Scuola Superiore Sant’Anna