Centenario del Partito comunista, il Pci: "Bene le celebrazioni del Comune, ma si è dimenticato di invitarci"
“E’ giusto e bello che il Comune di Livorno, nel tentativo di rendere omaggio al centesimo anniversario della fondazione del Partito comunista d’Italia, abbia promosso, direttamente od indirettamente, molte iniziative di commemorazione che si protrarranno nel tempo. Un po’ meno bello, e lo diciamo con amarezza ma senza vena polemica, è che tutto ciò sia stato messo in piedi senza che il Partito comunista italiano sia stato minimamente coinvolto, né direttamente né indirettamente, né come forza politica né attraverso associazioni culturali o singoli iscritti od intellettuali afferenti la nostra area, che ben volentieri avrebbero dato un apporto per la migliore riuscita di un’iniziativa che, così come invece posta, appare decisamente monca”.
Ad affermarlo è Luigi Moggia, segretario della federazione livornese del ricostituito Pci, il partito che in linea retta raccoglie l’eredità politica e culturale del Pci storico avendo titolo a proporre il nome e il simbolo del partito che fu di Gramsci, Togliatti e Berlinguer.
“Non ci consola certo il fatto che anche altri soggetti che si pongono in continuità con il Pci storico, non sono stati invitati”, continua Moggia. “Questo, anzi, ci fa ulteriore dispiacere in quanto crediamo che, così operando, si stia perdendo veramente un’occasione. Come federazione livornese del Pci, dal momento che si parla della nostra storia e che il programma di appuntamenti sembra permettere questo, proponiamo al Comune di Livorno, con spirito costruttivo, di porre rimedio a questa mancanza, magari organizzando, sul piano culturale, un confronto tra le tante anime di derivazione comunista che costituiscono la sinistra italiana che oggi si rifà alla pur attualizzata matrice marxista-leninista che fu la matrice fondante del Pci storico. Ciò servirebbe davvero a valorizzare lo straordinario laboratorio politico che fu il Pci, perché è chiaro che non basta cucire una bandiera e sventolarla per dirsi comunisti o figli dei comunisti, se poi nella pratica sociale si è socialdemocratici o addirittura neoliberisti”.
Ufficio stampa – Pci Livorno