Orcio d’oro-Officina culturale presenta la mostra del pittore nigeriano Uyiosa Aghaova
Venerdì 22 gennaio ore 18
all'Orcio d'Oro, Officina Culturale
San Miniato:
MOSTRA DI PITTURA DI UYIOSA AGHAHOWA,
PITTORE DI BENIN CITY, NIGERIA.
Alla presenza del sindaco Simone Giglioli e
dell'Assessore alla Cultura Loredano Arzilli
si inaugura questo nuovo spazio culturale
a San Miniato.
Orcio d’oro, officina culturale, nasce o meglio rinasce, nello spazio della Torre degli Stipendiari, grazie a due associazioni, La conchiglia di Santiago e BuccianoFotoDiarioFestival, ma soprattutto grazie all’Assessorato alla Cultura del Comune di San Miniato, che l’ha fortemente voluta.
Ci leghiamo intanto alla tradizione di uno Spazio dell’Orcio voluto da Luciano Marrucci, il sacerdote poeta che guidò tra il 70 e l’80 un gruppo di artisti, scrittori, uomini di teatro, non solo di San Miniato, ma provenienti da tutta Italia, in qualche modo anche dall’estero, in una galleria d’arte, che era anche un luogo d’incontro, a poche decine di metri dal nostro, in via della Cisterna, naturalmente a San Miniato. Ci è piaciuto pensare al passato, anche per costruire il futuro della città, aprendo un luogo di confronto e di proposta culturale. Da qui il sottotitolo: Officina, dove si possa anche costruire, lavorare ed elaborare.
Chi è Uyiosa Aghaova, pittore di Benin City? Uyiosa Aghahova è il primo pittore che presentiamo all’Orcio d’oro. Officina culturale. Si tratta di un artista nigeriano di notevole valore e interesse, questo per far capire immediatamente il senso del nostro progetto, rivolto ad artisti storici, ma anche aperto a giovani, o ad artisti particolari, italiani e stranieri.
La nostra è la prima personale che l’Italia dedica a Uyiosa, un giovane uomo – oggi ha trentasei anni - strappato al suo paese, dopo che un gruppo di jahidisti aveva incendiato il suo negozio atelier, in Nigeria. Da allora lui ha intrapreso – come tanti altri africani – un viaggio della speranza verso l’Europa, attraversando prima il Niger, poi la Libia e il deserto, infine il mare, per approdare in Italia, su uno dei gommoni carichi di uomini e donne. Alla fine della sua Odissea, è arrivato alla Croce Rossa di Pisa. Qui è stato accolto, curato, accudito e, proprio in quei primi giorni, ha incontrato un italiano che lo ha accompagnato alle officine del marmo, a Pietrasanta.
Qui Uyiosa ha lavorato per almeno sette mesi, accompagnato ogni giorno dal suo giovane amico e forte della scuola di scultura che aveva frequentato per molti anni a Abuja, in Nigeria. Poi è accaduto qualcosa che per noi sarebbe una tragedia, mentre per un africano è qualcosa di diverso, è una specie di destino avverso, contro il quale non si deve neppure inveire. Infatti Uyiosa è stato trasferito, da Pisa a Capannoli, e poi da Capannoli a Forcoli, in un luogo troppo fuori mano, troppo distante dai laboratori del marmo. Insomma l’esperienza è arrivata a conclusione.
Uyiosa ha però continuato a dipingere, e il lavoro che porterà in mostra racconta almeno una parte di questi ultimi anni (è in Italia dal 2016) e delle sue vicissitudini.
Fonte: La conchiglia di Santiago