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Covid e New Delhi, il tragico diario di un 68enne morto in ospedale

Giovanni Mesini è morto il 13 gennaio all'ospedale di Livorno dopo aver contratto in corsia il superbatterio New Delhi e poi anche il Covid. L'uomo, 68 anni nato a Castelfiorentino, ha tenuto anche un diario della degenza segnalando gli 'incontri' col batterio super-resistente, poi col Coronavirus e pure rapporti non facili con la struttura, tanto che a familiari e amici aveva scritto:  "Se crepo, cercate tutti di vederci chiaro, eh?".

La procura livornese ha disposto l'autopsia.

Ricoverato il 14 dicembre dopo un controllo al pronto soccorso per un dolore a una gamba, da lì varie problematiche che lo hanno portato alla morte. nel suo 'diario' tutte le tappe di questa tragedia. Il 6 gennaio scrive:  "Bene, adesso dopo il batterio intestinale, sono positivo al Covid. Tante precauzioni quando ero fuori per poi beccarmelo in questo ospedale". Il 9 gennaio evidenzia che nel reparto "l'igienizzazione viene fatta all'antica", "aprendo un po' le finestre", "alle 11 sono aperte dalla nottata" e qui "fa un discreto freddo. Chissà se lo sanno che c'è un bischero che cerca di uscire da una polmonite o che ha solo un batterio iperresistente ed è positivo al Coronavirus". L'11 gennaio scrive che "la situazione precipita": "Senza respiratore difficilmente andrei avanti. L'ossigenazione è ai limiti ed è in peggioramento. Non è difficile la scommessa sull'esito finale. Pazienza. I miglioramenti delle settimane scorse mi avevano riconciliato con la vita. Ora si contano i giorni".

L'uomo avrebbe poi denunciato carenze e disagi nella struttura, arrivando a segnalare ai carabinieri che un respiratore non funzionava. Il 13 scrive: "Devo fare pipì e suono il campanello. Non viene nessuno e l'ossigenazione inizia a calare veloce. Alzo la mascherina e strillo 'infermiere', arriva l'infermiera inc..a, dà un'occhiata al saturimetro e una al respiratore e - solerte - sistema tutto senza risparmiare una lavata di capo a me che, volendo inizialmente solo fare pipì, mi sono adeguato agli eventi. Questo tacitare il paziente senza ascoltarlo non so quanto sia corretto".

E  ancora: "Si stacca la sonda del saturimetro. Tento due volte la riparazione, suono. Arriva l'infermiera. Sono occluso dal ventilatore e non posso urlare. Mi fa parlare a vuoto. Si avvicina, capisce la richiesta, promette soluzione che in 40 minuti non c'è. Anziché tranquillizzare chi sta patendo un virus mortale possono fare meglio". Questo l'ultimo messaggio: "Stiano attenti che magari non sia la vittima a farla pagare al carnefice. Se crepo cercate tutti di vederci chiaro, eh?".

La nota dell'Asl

Dopo aver espresso le sue condoglianze l'Asl Toscana Nord Ovest rende noto di aver avviato "un audit interno anche in base alla denuncia del paziente, contenuta nel suo diario sulla degenza, per capire se l'assistenza prestata sia stata carente sia da un punto di vista umano, sia da un punto di vista sanitario" e per capire "se ci sono stati problemi nella gestione medico-sanitaria durante la degenza".

 

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