Covid, la Cgil 'lancia' Gsk: "Produrre vaccini localmente, più dosi e posti di lavoro".
In una settimana sono state vaccinate circa 400 mila persone in Italia; pur supponendo di poter raddoppiare prossimamente questo dato, raggiungere in tempi ragionevolmente brevi la “famosa” immunità di gregge costituisce una sfida pressoché impossibile; di questo passo, nei fatti, l’obiettivo di vaccinare 50 milioni di persone entro l’estate è utopia pura.
Nonostante il settore farmaceutico del nostro Paese rappresenti l’11% della produzione mondiale e in EU si sia fra i primi produttori di farmaci ormai da anni, l’Italia si è autoesclusa dalla sfida produttiva sui vaccini immunizzanti contro il Covid-19. Serve invece uno sforzo mai compiuto prima d’ora da parte di tutte le Aziende farmaceutiche che si occupano di vaccini in Italia, ma anche una chiara ed esplicita volontà, un impegno forte, della politica, sia del Governo centrale che, per quanto di propria competenza, della Regione Toscana.
GSK, lo abbiamo già detto, ha un potenziale enorme in termini produttivi, soprattutto nel settore dell’infialamento e del confezionamento. Trasferire da un’altra Azienda agli stabilimenti di Rosia un prodotto, o parte del processo, prevede delle procedure che normalmente impiegherebbero molti mesi, ma se è stato realizzato un vaccino in un anno (quando mediamente con le nuove tecnologie ne servono dai 5 agli 8) si può ragionevolmente pensare che si possa fare anche altro in brevissimo tempo.
In tal modo non solo il nostro Paese avrebbe più dosi a disposizione per le vaccinazioni, uscendo da una posizione di debolezza che la vede solo finanziatore ed acquirente, ma il territorio senese e quello toscano, con il loro indotto, registrerebbero significativi incrementi occupazionali.
È il momento di abbattere i tradizionali confini e rompere lo status quo: una collaborazione tra Aziende concorrenti, mai vista prima, per uno “sforzo globale in cui ogni Paese mette a disposizione la propria capacità produttiva”, come il Prof. Giuseppe Remuzzi auspicava proprio ieri sul Corriere della Sera.
“Pzifer ha già detto che non ce la fa a coprire il fabbisogno” - spiegava il direttore dell’istituto “Mario Negri” di Milano - “Bisognerebbe estendere l’accordo che AstraZeneca ha fatto con Serum Institute of India ad altre compagnie, e mettere insieme tutti i siti produttivi del mondo. Oltre che in India e in Cina, ce ne sono in Sudamerica, Usa, Germania, e la Francia si sta attrezzando.”
Riteniamo, superando qualsiasi forma di pregiudizio e con il coinvolgimento di tutti gli attori decisionali, Regione Toscana compresa, che sia giunto il momento di unire le forze e che anche l’Italia e GSK possano contribuire a sconfiggere questa enorme piaga planetaria.
Fonte: Ufficio Stampa e Comunicazione CGIL Siena