gonews.it

Lavoro femminile nei campi profughi del Libano, il progetto Arci Made in Shatila

Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/kaufdex-2137215/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=2697377">Kaufdex</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=2697377">Pixabay</a>

Oggi, lunedì 11 gennaio, prende ufficialmente il via “Made in Shatila”, un progetto di Arci Empolese Valdelsa che vede la collaborazione di diversi partner locali (Gees, Co&So, Società della Salute Empolese Valdelsa Valdarno) e libanesi (Beit Atfal Assomoud). Il progetto è finanziato dalla Regione Toscana ed è rivolto alla popolazione palestinese in Libano, che a causa di fattori interni ed internazionali sta vivendo uno dei peggiori momenti di crisi dall’esodo iniziato nel 1948. L’emergenza pandemica, infatti, si è abbattuta sul Paese dei Cedri in una fase già resa fortemente complessa da una profonda crisi economica e dall’esplosione al porto di Beirut avvenuta lo scorso agosto. In questo contesto la popolazione palestinese rappresenta una fetta di popolazione tra le più colpite.

L’obiettivo del progetto “Made in Shatila”è quello di supportare e incrementare il lavoro femminile all’interno dei campi profughi palestinesi in Libano. In particolare, il progetto permetterà di finanziare la formazione di un centinaio di donne nell’arte del ricamo, vero e proprio patrimonio culturale palestinese e allo stesso tempo fonte di sostentamento per molte famiglie che vivono la difficile condizione di profughi nei campi libanesi.

Discriminazione, povertà, tassi di disoccupazione altissimi. Ma anche sovraffollamento all’interno dei campi, servizi carenti e la speranza di tornare nella propria terra che sembra sempre più lontana. Mentre sullo sfondo il Libano sta continuando a scontare i colpi di una gravissima crisi sociale ed economica. In questo scenario così difficile la cooperativa di donne che nel campo di Shatila ha creato, grazie all’associazione Beit Atfal Assomoud, un centro di ricamo e tessitura rappresenta una speranza importante. Il progetto “Made in Shatila” punta ad implementare questa esperienza, coinvolgendo le donne degli altri campi presenti in Libano.

Tra le attività previste c’è una formazione professionale rivolta a circa 100 partecipanti. Inoltre, verranno acquistati macchinari come macchine da cucire e strumenti necessari per realizzare i ricami. Tra gli obiettivi del progetto ci sono la creazione di un canale di commercializzazione nelle botteghe toscane del commercio equo e solidale e la realizzazione di una piattaforma web per la vendita online dei manufatti realizzati dalle lavoratrici palestinesi. Ma sono previsti anche momenti di confronto e scambio con i partecipanti ai progetti sartoriali attivati nel territorio con i migranti inseriti nei percorsi di accoglienza. Tutte queste attività culmineranno in due eventi (uno organizzato a Empoli e l’altro a Beirut) di presentazione del lavoro svolto, con una mostra dei prodotti realizzati.

Nel frattempo, attraverso la cooperativa di ricamatrici di Shatila, è già stato effettuato un ordine di prodotti che verranno messi in vendita attraverso il comitato Arci Empolese Valdelsa. Si tratta della prima azione concreta che a breve potrà essere supportata sul territorio. Borse, astucci, sciarpe, scialle e segnalibri: prodotti interamente artigianali e autenticamente “Made in Shatila”, come abbiamo voluto rimarcare dando il titolo al progetto.

Fonte: Arci Empolese Valdelsa

Exit mobile version