Donazione a cuore fermo a Cisanello, da una tragedia continua la vita
Una tragedia per una giovane vita prematuramente spezzata, a causa di una devastante emorragia cerebrale, si è trasformata in nuova speranza di vita per un paziente in attesa di trapianto, con una procedura nuova di prelievo-donazione organi che ha coinvolto più equipe multispecialistiche in una maratona intensivologico-chirurgica che si è conclusa solo da poco.
E’ accaduto in Aoup nei giorni scorsi dove, per la prima volta, a seguito di donazione a cuore fermo di tipo controllato è stato effettuato un prelievo di organi grazie alla perfusione postmortem degli organi da prelevare e impiantare, riuscendo così a esaudire il desiderio del donatore espresso in vita alla famiglia: donare gli organi in caso di condizioni di salute irreversibili in assenza di prospettive ragionevoli di recupero.
L’intero processo è iniziato con l’applicazione del “divieto di ostinazione irragionevole” (Articolo 2 della Legge 219 del 2017 su Consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento) che si traduce in una “desistenza terapeutica” che i curanti devono mettere in atto, informandone i familiari, quando la malattia non è più curabile, la sostituzione delle funzioni vitali con le macchine diventa inefficace e i trattamenti intensivi prolungano solo l’agonia.
A quel punto si entra nella sfera etica e bioetica e vanno assunte le decisioni più difficili riguardo al dovere di desistere dalle cure massimali e operare contro il dolore.
Nel caso del paziente colpito da emorragia cerebrale, per esaudire la sua volontà di donare, si è messa in atto una procedura che, rispettando i termini di legge della donazione a cuore fermo di tipo controllato – una volta sopraggiunto l’arresto cardiaco e trascorso il tempo necessario previsto per la certificazione di morte - ha visto entrare in campo numerose equipe multispecialistiche per effettuare prelievo e trapianto efficaci.
Immediatamente dopo la certificazione della morte è stato impiegato il macchinario per la circolazione extracorporea (Ecmo) che ha permesso la perfusione regionale normotermica degli organi addominali in modo tale da mantenere reni e fegato in condizioni funzionali ai fini del trapianto. La perfusione degli organi alla temperatura stabilita è durata 5 ore; al termine è stato possibile utilizzare solo il fegato che è stato impiantato con successo su un paziente di mezza età.
La procedura di donazione eseguita, che in gergo medico si chiama Maastricht 3 (donazione da donatore a cuore fermo di tipo controllato), ha coinvolto, oltre al Coordinamento aziendale donazione organi e tessuti, il personale dell’unità operativa di Anestesia e rianimazione del pronto soccorso, dell’Anestesia e rianimazione trapianti, il team ECMO della Anestesia e rianimazione cardiotoracovascolare, i tecnici di Fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, la Chirurgia epatica e del trapianto di fegato, le varie strutture del Dipartimento di Medicina di laboratorio coinvolte nel percorso trapianti (Laboratorio trapianti, Medicina trasfusionale e biologia dei trapianti etc...) insieme alle Anatomie patologiche e alle Radiodiagnostiche, oltre allo staff infermieristico e oss dei blocchi operatori degli edifici 31 e 10.
Una complessa attività multidisciplinare intensivologica, anestesiologica e chirurgica che fondendo complessi aspetti etici e tecnici ha portato a compimento il testamento di questo giovane: salvare altre vite in caso di impossibilità di salvare la propria. A lui e ai suoi familiari va quindi un doveroso e commosso ringraziamento.
Fonte: Aoup