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"Non mi vaccino", la scelta del prof di infermieristica dell'Università di Firenze

Posizioni negazioniste di medici, infermieri e personale sanitario. È di oggi, 28 dicembre, la notizia di 13 medici segnalati al loro Ordine professionale del Lazio per aver fatto intendere che i vaccini non servirebbero contro il covid. La loro posizione apertamente negazionista ha fatto scattare il provvedimento disciplinare nei loro confronti.

Non è negazionista, ma critico sul vaccino contro il covid-19, il professore associato in Scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche presso l'Università di Firenze, Filippo Festini.

Lo stesso Festini dichiara di "non essere negazionista". "In questa follia generale- scrive-, l’unica cosa che nego è la presenza di spirito critico e di capacità di discernimento in un numero preoccupantemente alto di professionisti sanitari".

Festini mette in dubbio la validità del vaccino, apportando motivazioni su controindicazioni e tempi troppo stretti di sperimentazione, oltre al dato del 3% di reazioni avverse che provocherebbe la somministrazione del vaccino.

Lo scorso 15 dicembre Festini ha dichiarato che non avrebbe aderito alla campagna di prenotazione per la prima parte della vaccinazione. "Io non mi vaccinerò per due motivi- scrive-, come docente di metodologia della ricerca so che 7 mesi per sperimentare un qualsiasi medicamento non sono sufficienti a garantire che esso non abbia effetti avversi o indesiderati nel medio e lungo termine; nell’inverno 1995-96 ho fatto il vaccino antinfluenzale e dopo poco ho cominciato ad avere episodi di vertigini improvvise fortissime con nausea e vomito che sono durate per oltre sei mesi. Ad almeno quattro altri operatori sanitari nel mio ospedale è successa la stessa cosa. Da allora non ho più fatto vaccinazioni contro virus influenzali (e, per inciso, non ho mai preso l’influenza). Non voglio rischiare che si ripeta".

Festini poi critica apertamente l'atteggiamento di alcuni suoi colleghi o di medici che hanno assunto posizioni estreme a favore del vaccino.

"Dovremmo cercare di imparare dagli errori del passato- scrive ancora-. Nel 1976, in occasione di un'epidemia di influenza suina, fu approntato un vaccino con molta fretta e accorciando i tempi e purtroppo ci forno molti morti e molti casi di paralisi neurologiche. Quando si assumono farmaci il principio di precauzione è fondamentale e il bilancio costi/benefici va ponderato con estrema cura, specie quando si programma una somministrazione di massa.
Nel caso attuale, il martellamento mediatico a senso unico ha azzerato ogni discussione su questo aspetto fondamentale, dando per scontato che i benefici siano talmente superiori ai costi (ovviamente intendo soprattutto costi in salute) che non valga la pena parlarne. Invece dovremmo, perché è possibile anche che il bilancio indichi un eccesso di costi. Soprattutto alla luce della piccola riduzione del rischio che il Comirnaty fornisce".

Avevamo già parlato di Filippo Festini lo scorso agosto, quando si era schierato contro l'utilizzo dei banchi a rotelle.

 

 

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