Oggi Francesco Campinoti avrebbe compiuto 81 anni, il figlio ricorda la vita 'singolare' del fondatore della CEAM
Una vita vissuta come il protagonista di un romanzo di formazione tutto italiano. Basta ripercorre i primi anni della vita di Francesco Campinoti, empolese doc, fondatore della CEAM per capire che la sua storia è di quelle che vale la pena di essere raccontate. Campinoti è morto a soli 40 anni, il 16 dicembre del 1980, proprio pochi giorni prima il suo compleanno, il 24 dicembre. Oggi avrebbe compiuto 81 anni e il figlio Simone Campinoti, attuale responsabile di CEAM e personaggio noto per aver ricoperto ruoli di rilievo sul territorio, ha voluto ricordare alcuni aneddoti della sua vita.
Una storia che inizia appunto il 24 dicembre del 1934 e che già dopo pochi anni ha tratti tutt'altro che banali: la casa in cui viveva, una grande villa storica di Bagno a Ripoli, fu infatti requisita dai nazisti che ne fecero uno dei comandi delle SS durante la ritirata tedesca; a capo del comando c'era Walter Reder, il noto criminale della Waffen-SS noto per le stragi di Marzabotto e Vinca. E non finisce qui: la madre, proprio in quel frangente, ospitava alcuni partigiani in una stanza segreta della villa, sotto il naso dei nazisti, mentre il nonno, mandato in guerra in Grecia, riuscì a lanciarsi dal treno e riuscì a tornare trovandosi però i nazisti in casa. Francesco aveva visto l'ultima volta il padre poco dopo la nascita, vederlo tornare dalla guerra fu uno strano schock.
La sua prima sculacciata la prese proprio da un nazista che lo trovò ad armeggiare su una radio di una delle auto parcheggiate dai nazisti, insomma già allora mostrò la sua passione per la tecnologia. Fin dai primi anni, infatti, inizia a costruire cose, prima con gli scarti di legno e poco altro, per poi evolvere iniziando a realizzare prodotti a suo modo innovativi. È questa stessa passione che lo porta negli anni Sessanta a fondare la CEAM nel suo garage di Empoli. La società si fece strada grazie alle sole forze delle innovazioni con importanti prodotti nel campo dei termometri e delle memorie elettromeccaniche. Nonostante le difficoltà economiche, i debiti, e le sfide del mercato, la CEAM è tutt'ora sotto la guida del figlio Simone una delle eccellenze del territorio dell'Empolese Valdelsa e non solo.
Francesco Campinoti, che ha costruito nel frattempo una famiglia, trovò il tempo anche di portare avanti con successo la passione per l'archeologia tanto che è stato tra i fondatori del Club Archeologico del Medio Valdarno di Empoli, prima di fondare il Club archeologico di Montelupo, noto per aver iniziato lo scavo del pozzo dei lavatori i cui pezzi sono oggi nel museo montelupino.
La vita di Francesco Campinoti, come in ogni romanzo di formazione che si rispetti, è anche la storia di tragedie a cui ha risposti sempre a testa alta: a 12 anni ha perso la sorella in un incidente stradale in Vespa, mentre nel 1979 gli fu diagnosticato un tumore che poi lo porterà alla morte, il 16 dicembre del 1980. Anche questo tragico episodio non poteva che essere a suo modo particolare: quando si ammalò Francesco raccontò che a 25 anni una zingara maledì lui e un suo amico, dicendo che Francesco sarebbe morto a 40 anni. Quando un medico gli offrì una costosa cura innovativa, non ufficiale in Italia, disse che non voleva lasciare la sua famiglia sul lastrico e accettò con dignità il suo destino.
Il romanzo di Francesco Campinoti termina così, da protagonista: fondatore di una delle realtà industriali più importanti dell'Empolese Valdelsa, ha lasciato da protagonista un vuoto nella sua famiglia che oggi lo vuole ricordare con affetto.
La lettera al padre Francesco Campinoti da parte del figlio Simone
Oggi 24 Dicembre ricorrenza della nascita di Francesco Campinoti, avrebbe compiuto 81 anni e con queste poche righe vogliamo ricordarlo a tutti i privilegiati che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo in vita. Nato il 24 Dicembre 1939 a Empoli, presso la fattoria di Ormicello, dove la famiglia viveva all’epoca, poco dopo, per vicissitudini familiari, tutta la famiglia viene lasciata la fattoria per trasferirsi a Bagno a Ripoli in una villa storica (della famiglia dei Cerchi 1200) , dove muove i primi passi in parallelo alla seconda guerra mondiale. Vive sulla propria pelle anche l’occupazione Nazista, in quanto gli invasori, requisiscono immediatamente la villa per farci il comando della Gestapo Totenkopf, capitanati dall’ufficiale Walter Reder, noto alle cronache come il carnefice della strage di Marzabotto. Proprio dai nazisti prende la prima sua sculacciata sonora, perchè beccato a smanettare ad una apparato radio su un mezzo loro mezzo parcheggiato nel giardino di casa, già a allora iniziava a emergere la passione per la tecnica e la nascente tecnologia.
Chi lo ha conosciuto sa bene che Francesco era una persona speciale , la sua intera vita, pur breve è stata degna di un libro, è stata segnata di grandi dolori, ma nonostante questo, era sempre pronto ad aiutare in silenzio chi ne aveva bisogno. Già durante i primi anni di vita inizia a costruire cose, prima con gli scarti di legno e poco altro, per poi evolvere iniziando a realizzare cose fuori dal suo tempo e senza le facilitazioni di oggi: dai primi modellini funzionanti dei quali riusciva a costruire da solo sempre usando scarti, come una latta di pomodori che riusciva a trasformare in un motore a vapore, oppure i primi esprimenti elettronici, come la trasformazione un letto di ferro in una radio galena, alimentata direttamente dalle onde radio, quella che oggi va di moda chiamare Harvesting Energy, e così via. La cosa incredibile che ancora oggi tantissime sono le testimonianze del suo ingegno, molte ancora funzionanti.
Perde la sorella Manuela di soli 12 anni, in un incidente stradale in Vespa, dove in un primo momento sembrano persi anche i genitori, ma che per un miracolo dopo settimane di coma, riescono a superare il trauma nel fisico, non sarà lo stesso nel cuore.
Dopo una carriera scolastica controversa, perché per il suo carattere libero ed indipendente si ribella ad una cattiveria di un maestro fascista, tirandogli un ombrellata in capo, per la quale viene espulso da tutte del scuole del regno, per finire in una scuola di avviamento professionale d’ispirazione cattolica, dove apprende ulteriore manualità.
Poi durante al giovinezza torna a vivere a Empoli dove trova lavoro prima da elettricista in una delle primissime aziende del territorio (Ciampolini) , per poi andare a fare il tecnico presso la Vetreria Cooperativa Fiascai, dove capisce che con le sue conoscenze tecnologiche poteva realizzare tante cose utili alla nascente industria vetraria e non solo, tanto che incentivato dai colleghi e dalla dirigenza, negli anni sessanta fonda nel garage di casa la C.E.A.M (Acronimo di : Costruzioni Elettriche Apparecchi di Misura). Inizialmente per qualche anno, lavora di giorno alla Fiascai per darsi da fare la sera e la notte alla CEAM nel garage di casa, che come primo cliente aveva proprio la Fiascai. Ma dopo qualche anno complesso da gestire, anche spinto dai colleghi, lascia definitivamente la vetreria per dedicarsi alla sua CEAM, allargando il suo lavoro anche alle ceramiche molto presenti nella zona.
Gli affari vanno bene, e piano piano l’azienda si fa notare, anche per le cose che fuori dal tempo riusciva a fare. Da ricordare i primi termometri ottici, oppure altamente innovativo, un sistema di memoria con stati logici basato su relè bistabili, che anticipa di 15 anni le memorie elettroniche dei computer, sistema che permette di automatizzare il caricamento dei forni a tunnel, per poter continuare a cuocere la ceramica anche la notte su 3 turni, ma facendo tutto da solo, senza le persone, perchè in caso di mancanza di alimentazione, invece di ripartire a caso spaccando tutto come era consuetudine, il sistema riusciva a ricordarsi dove era rimasto e ripartiva senza danni. Innovazione che venne venduta alle ceramiche di tutto il mondo, facendo crescere altre aziende che si occupavano di carpenteria, lo stesso anche nel caso di forni per vetro, tanti sistemi che in tanti casi hanno continuato a funzionare fino alla fine degli anni 90.
Nel frattempo era appassionato di archeologia e arte: a queste erano dedicati nostri fine settimana, per musei e scavi, tanto che con altri amici dopo aver dato vita al Club Archeologico del Medio Valdarno di Empoli. Poi ne fondarono uno nuovo a Montelupo, con il quale poi dettero origine allo scavo del pozzo dei lavatori, sul fondo del quale ho scavato pure io, all’epoca dodicenne, fonte primaria del materiale oggi esposto nel museo di Montelupo.
Purtroppo le delusioni non erano finite, e proprio agli inizia degli anni Settanta, quando le cose da anni di sacrifici iniziavano ad andare meglio, tanto che si era costruito sua casa e un garage più grande dove si era nel frattempo trasferita la Ceam, il primo cliente, la cooperativa Fiascai nel 1974 fallisce lasciando un debito di 14.000.000 di lire, cifra per lui e per il tempo astronomica, che mai riuscirà a recuperare, se non come in una beffa, un assegno da 138 lire arrivato il 15-09-88 fortunatamente dopo la sua morte, perché non avrebbe sicuramente giovato al suo umore. Ma nonostante lo scherzo ricevuto dagli amici della cooperativa che visse come un tradimento, perché nonostante sapessero la sua situazione, lo avevano rassicurato di andare avanti con le forniture perchè non doveva temere nulla, per cui quando avvenne, il fatto che in molti gli girarono le spalle, fu una pugnalata alla schiena. Ma nonostante tutto andò avanti a testa alta, ricordo ancora che questa cosa comportò sacrifici in famiglia, ma che fece di tutto per minimizzarli, e non fece come è consuetudine oggi spesso, ribaltando sui fornitori il problema, ma pagò tutti e l’azienda andò avanti più forte di prima, lasciando anche in questo caso solo un segno indelebile nel suo cuore.
Le cose sembravano essere stabili, quando nel 1979 gli viene diagnosticato un brutto cancro al pancreas, il più brutto che poteva capitargli, che generò un anno terribile di grandi sofferenze, doppie perchè oltre a comprendere che forse non lo avrebbe superato, ed il suo sogno, la CEAM sarebbe finito, lasciando anche una famiglia, almeno sulla carta non in grado di portare avanti nulla, i avevo 16 anni e mia sorella 15, e mia madre 35. Anche durante la malattia tanti sono gli aneddoti, uno è che per alcuni mesi estivi fu ricoverato al centro tumori di Bologna, e mia madre andava e tornava tutti i giorni con il treno passando da quella maledetta stazione, il caso volle che a fine luglio mio padre torno a casa, altrimenti anche mia madre aveva buona probabilità di rimanere vittima della strage del 2 agosto….
Ma forse l'aneddoto più incredibile è che quando avevano 25 anni lui ed un suo amico erano al lavoro alla vetreria. Una zingara entrò per chiedere l'elemosina, e loro la mandarono via, lei si girò e guardandoli negli occhi, gli disse che uno sarebbe morto subito, e a mio babbo a 40 anni. Ebbene, il compagno di lavoro di mio babbo morì pochi giorni dopo a fare il bagno in Pesa con il mio babbo, che raccontava di aver provato a salvarlo in ogni modo, ma che una forza sovrumana sembrava tirarlo giù tanto che dopo i vari tentativi dovette lasciarlo andare per non morire insieme. Ebbene quando a 40 anni gli venne diagnosticato il cancro al pancreas, mio babbo si ricordo di questo aneddoto raccontato a tutti gli amici. Che era destinato a morire, anche per questo non aderì a comprare il farmaco illegale. Ebbene mio padre è morto il 16 dicembre...avrebbe compiuto 41 anni il 24 dicembre. Per qualche giorno la profezia della zingara si è avverata.
Un altro episodio che desidero raccontare per far capire che uomo era Francesco, ricordo che un giorno mi parlò, dicendoci che era stato avvicinato da un noto medico oncologo fiorentino, del quale no ricordo il nome, che gli aveva offerto una cura nuova miracolosa, ma che no era ufficiale in Italia, ma doveva essere comprata al mercato nero, con costi esorbitanti, e lui mi disse che ormai aveva capito che per lui non c’era più nulla da fare, e anche se aveva i soldi per questa medicina, non l’avrebbe comprata, perché forse sarebbe morto uguale, ma lasciava noi sul lastrico, invece questi soldi ci sarebbero serviti per andare avanti….
Francesco muore a soli 40 ani, il pomeriggio del 16 dicembre 1980, ricordo ancora quella piovosa sera, ero accanto a lui nel letto dove ormai respirava, sarebbe più corretto dire “Rantolava” con grande fatica, ormai offuscato nei sensi, avevamo la mano nella mano, e ci lascio….. Ricordo che la prima cosa che feci, scappai dalla camera andando un garage, dove montai sulla sua amata ALFETTA, mi misi al posto di guida e iniziai piangere urlando. Furono le ultime lacrime, per che da quel momento, entrai in una forma di ipnosi che durò settimane. Tutti i miei amici si radunarono nella mia stanza laboratorio e li realizzai con le mie mani la sua croce della tomba in terra, nella quale scolpii una barca a vela che andava via con il vento in poppa, la sua amata barca, altra sua grande passione….
Il lascito enorme che questo uomo speciale ci ha lasciato, è stata una grande curiosità per le cose del mondo, l’esempio di onestà per affrontare le vicissitudini sempre con il sorriso ed il perdono, mai con la vendetta, ma soprattutto credere sempre nei sogni….. anche i suoi che forse è morto pensando finissero, invece proprio grazie al suo esempio sono andati avanti moltiplicandosi, ed oggi la sua CEAM è una realtà internazionale d’avanguardia tecnologica, proprio grazie alla sua curiosità e alla sua tenacia che ha saputo trasmetterci a tutti….
Ciao Babbo