Revisionati protocolli per l’attività sportiva agonistica in atleti non professionisti post Covid-19
La Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) ha revisionato il proprio protocollo di idoneità e ripresa all’attività sportiva agonistica in atleti non professionisti Covid-19 positivi guariti e in atleti con sintomi suggestivi per Covid-19 in assenza di diagnosi da Sars-COV-2.
"È un fatto importante - spiega Nicola Armentano, consigliere della Città Metropolitana di Firenze, delegato allo Sport - che registra quanto sono cambiate anche le modalità di conoscenza del virus e dei suoi effetti, ad esempio a proposito dei positivi asintomatici, e che consente di evitare al mondo sportivo una dispersione di atleti, con una ricaduta negativa anche sotto il profilo della tenuta economica. E un grande passo avanti modulare gli esami ma sempre a tutela della salute. Sono contento che la mobilitazione che abbiamo animato abbia sostenuto questo cambiamento. Adesso tutto deve essere segnalato alle associazioni sportive e ai loro responsabili perché ciascuno informi i propri tesserati in modo che siano seguite le procedure corrette".
Le modifiche "sono mirate a fare della visita allo sport sempre un momento di prevenzione, ma commisurato alla gravità dei sintomi causati dal Covid, cosa che, rispetto al passato, non era stata fatta. Oggi chiunque sia trovato positivo dovrà ripetere la visita perché la precedente di fatto viene sospesa. Ai medici dello sport il compito di utilizzare le procedure caso per caso. A chi governa lo sport il compito di informare sulle novità".
Una nota della Fmsi sottoinea che il documento - già trasmesso al Ministero della Salute e al Ministero dello Sport e delle Politiche Giovanili per il seguito di competenza- è stato elaborato sulla base delle più aggiornate evidenze medico-scientifiche in relazione alle conoscenze e ai follow-up in merito all’infezione da Sars-COV-2, con l’obiettivo di favorire la ripresa dell’attività sportiva, quale fondamentale strumento di prevenzione e tutela della salute fisica e mentale, in condizioni di sicurezza per l’atleta e, contestualmente, senza ulteriore aggravio del Sistema Sanitario Nazionale - già molto impegnato nella gestione dell’emergenza pandemica - e limitando altresì i costi a carico delle famiglie dei test diagnostici obbligatori, che pure rimangono nella discrezionalità del Medico Specialista in Medicina dello Sport, a seconda dello stadio clinico della patologia.
Fonte: Città Metropolitana di Firenze - Ufficio Stampa