Lojudice cardinale, l'intervista: "Vicino al Papa servendo il popolo di Dio"
Il Cardinale Arcivescovo di Siena - Colle Val D’Elsa- Montalcino, Augusto Paolo Lojudice racconta la nuova missione nella Chiesa che gli ha affidato Papa Francesco in un numero speciale di Toscana Oggi: l’edizione senese infatti questa settimana comprende 12 pagine con le foto e il resoconto del Concistoro, interviste e testimonianze su come la città e la diocesi hanno vissuto questo avvenimento, il suono a festa delle campane, i riferimenti storici secondo cui l’ultimo cardinale senese, fino a sabato scorso, risaliva a due secoli fa: Antonio Felice Zondadari, nominato cardinale nel 1795 e morto nel 1823.
“Stupore, meraviglia, gratitudine: sono questi alcuni dei sentimenti che abitano la mia mente e il mio cuore in questo tempo, in questi giorni, in queste settimane”. Lo scrive l’arcivescovo di Siena- Colle Val d’Elsa-Montalcino, Augusto Paolo Lojudice, in un intervento pubblicato sulle pagine diocesane del settimanale Toscana Oggi, all’indomani del Concistoro che lo ha visto diventare Cardinale.
“Ci sono dei momenti della vita – scrive Lojudice - che risultano particolarmente strani, perché ti fanno trovare a vivere una situazione particolare nel momento in cui meno te lo aspetti. Ti trovi coinvolto in una situazione più coinvolgente, più compromettente di quella in cui ti trovavi ma che senti essere più grande di te, delle tue forze, delle tue possibilità. Non vi posso negare che questo è ciò che mi è accade, come tutti sapete, in questo periodo, da circa un mese, da quando improvvisamente qualcuno, tra cui tanti di voi, hanno sentito pronunciare il mio nome da una delle finestre più importanti del mondo: la finestra dove ogni domenica si affaccia il papa, il nostro papa, Francesco. Da quella finestra, aperta sul mondo, ogni domenica invita a riflettere e a pregare, lancia appelli, invoca la grazia di Dio, il dono della pace, si unisce al dolore di uomini e donne colpiti, in ogni parte del mondo da eventi luttuosi, disgrazie, dolori di ogni genere…”
“Quella domenica – prosegue il neo Cardinale - era precisamente il 25 ottobre scorso, alle 12 e qualche minuto. In quei momenti, come dicevo, e in particolare in quel momento, ho capito che qualcosa stava cambiando: quel nome pronunciato, il mio nome, mi ha fatto comprendere che la situazione non era più quella di prima. Ho percepito, però, anche un’altra sensazione: che il progetto di Dio è un continuo dinamismo di chiamata e risposta, di proposta e abbandono, di speranza e di fede e che nel suo progetto c’è una continuità che si percepisce solo nel tempo”.
L’arcivescovo racconta pensieri e sentimenti personali con cui ha accolto questo annuncio: “In questo momento, in questo periodo della mia vita, in cui già da un anno e mezzo ho cambiato città, con situazioni di vita, esperienze e persone nuove, che ho conosciuto e sto conoscendo, in un tempo impegnativo, in cui tutti cerchiamo di uscire da una pandemia che coinvolge il mondo intero, come probabilmente mai era accaduto fino a ora nella storia, e che coinvolge anche la nostra città, la nostra diocesi, in questo momento e in questo periodo quella finestra si è aperta e il Papa ha pronunciato il mio nome”.
“La finestra di cui abbiamo parlato – conclude Lojudice - continuerà ad aprirsi, a pronunciare parole di consolazione, di speranza, di salvezza. E lo farà d’ora in avanti anche con l’aiuto mio e degli altri 12 sacerdoti e vescovi, che, svolgendo il loro lavoro e continuando a servire la Chiesa e il popolo di Dio, siamo stati chiamati a stare vicino al Papa, fino alla fine, fino all’“effusione del sangue” da cui il colore rosso “porpora” delle vesti cardinalizie di cui d’ora in avanti ci vestiremo.