Corner emotivo, cosa manca di più ai calciatori del Limite e Capraia dopo lo stop alle attività
Attivata dall'Us Limite e Capraia un'indagine interna per valutare le emozioni dei ragazzi durante la sospensione delle attività. I risultati di "Corner emotivo".
L’Us Limite e Capraia, dovendo sospendere le attività a causa dell’ emergenza Covid-19, ha deciso di attivare un’ indagine interna sulle emozioni dei ragazzi proponendo un questionario online anonimo- denominato “CORNER EMOTIVO”- rivolto a tutti coloro che abitualmente frequentano il campo sportivo “M. Cecchi” e giocano con i colori giallorossi.
Lo psicologo dello sport, Dott. Fabio Ciuffini, è stato l’ideatore e ha preparato alcune domande leggermente differenziate in base all’età evolutiva di bambini e ragazzi ed è stato chiesto di scegliere, tra alcune emozioni, quelle che maggiormente rispecchiassero il proprio stato d’animo a fronte dell’interruzione e nuova sospensione della pratica sportiva.
L’indagine ha tratto spunto dal principio dell’ “Ascolto delle opinioni del minore”, articolo 12 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, finalizzato a tutelare il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutte le questioni che li riguardano, a cui si collega il dovere degli adulti di tenere in considerazione le loro opinioni.
I ragazzi più grandi, di età compresa tra i 14 e i 17 anni, hanno potuto optare per 10 emozioni tra una gamma selezionata di 108 parole rappresentative di stati d’animo molteplici e vicini a quelle che gli esperti psicologi definiscono “emozioni fondamentali”: tristezza, rabbia, felicità, paura, sorpresa e disgusto.
Gli atleti tra i 10 e i 13 anni, invece, dovevano scegliere 5 tra 42 emozioni proposte e i bambini tra i 6 e i 9 anni hanno avuto l’opportunità di indicare le proprie 5 su un gruppo di 24, collaborando assieme ai genitori, invitati a monitorare e eventualmente supportare i più piccoli nella compilazione.
In ogni caso, tutti avevano comunque la possibilità di esprimere liberamente anche vissuti non previsti o prevedibili nelle categorie selezionate ed è stata stabilita la facoltà di esprimere quali fossero le principali mancanze percepite nell’allontanamento forzato dalla pratica sportiva quotidiana e, soprattutto, dalle partite e dall’agonismo.
Analizzando quanto pervenuto, le mancanze più importanti sono risultate il distacco dai compagni di squadra (26%), l’apprendimento e il miglioramento (23%), il divertimento (19%), l’agonismo (14%).
Scendendo più nel particolare, è emersa una netta differenza tra settore giovanile e scuola calcio: nel primo sono mancati prevalentemente l’apprendimento e il miglioramento tecnico (21%) e in seconda e terza battuta il divertimento e l’agonismo (rispettivamente 17 e 16%).
Nel secondo, a mancare sono soprattutto la socializzazione con i compagni di squadra (31%), l’apprendimento e il divertimento (18%) e l’agonismo (10%). L’aspetto relazionale, dunque, sembra di minor rilevanza negli atleti più grandi rispetto ai più piccoli.
Per quanto riguarda invece le emozioni fondamentali, i risultati generali del questionario, su un campione di 51 questionari di ragazzi tra i 14 e i 17 anni, 90 tra i 13 ed i 10 anni, 20 tra i 9 e i 6 anni, per un totale di 161 partecipanti, evidenziano tristezza (quasi il 26%), rabbia (19%), ma anche felicità (16%), sorpresa (16%), paura (15%) e disgusto (8%).
Per gli atleti dai 14 ai 17 anni, come anticipato, le mancanze prevalenti fanno riferimento in linea prevalente alla privazione della possibilità di apprendimento e miglioramento tecnico, dell’agonismo e della competizione, del campionato e delle classifiche, del divertimento, dei compagni di squadra. L’aspetto relazionale in ambito sportivo risulta meno significativo delle dinamiche di prestazione e di risultato, lasciando spazio alla noia, alla delusione, alla demoralizzazione e al sentirsi stufi della situazione sul fronte delle emozioni, mentre nella fascia 10-13 anni è stata rilevata una marcata paura generale, sottolineata nella scelta di parole quali angoscia, ansia, confusione e agitazione, con un sottofondo di malinconia per la difficoltà di interpretare gli eventi e le dinamiche da cui i giovani atleti sono circondati.
I bambini tra i 6 e i 9 anni, invece, hanno segnalato rabbia, tristezza, noia e insofferenza, oltre a scontentezza e sorpresa, con una sorta di sbigottimento dinanzi alla privazione delle loro abitudini. A mancare, infatti, sono per lo più il divertimento e la partitella in allenamento.
Tirando le somme dell’indagine interna, al fine di eventuali interventi di supporto sportivo e psicologico, il dato oggettivo e più influente è la presenza di un “comune denominatore emotivo” di tristezza, con influenze sull’aspetto psicologico ed emotivo.
Avendo rilevato stati d’animo e mancanze diverse nelle varie fasce d’età, si evidenzia la necessità di interventi differenziati sugli atleti: per i più grandi, occorre innalzare la cura e l’attenzione per l’aspetto agonistico, garantendo continuità di allenamento e apprendimento anche a distanza e ripristinando alcune attività competitive anche interne durante gli allenamenti.
Nella fascia intermedia, sembra più utile, nell’immediato, un intervento per il contenimento della rabbia e dell’apprensione, garantendo un costante dialogo, comunicazione e socializzazione, ad esempio con attività in rete a distanza come videochiamate, tornei virtuali con i videogiochi, e la spiegazione di quanto sta avvenendo.
Per i più piccoli, è necessario concentrarsi sull’aspetto del gioco e del divertimento più che sull’agonismo sportivo, magari con esercizi, giochi e attività piacevoli di svago in famiglia.
"La società, anche in un momento così complicato, sta lavorando per capire gli stati d’animo e le emozioni dei nostri ragazzi per poter, non appena ce lo permetteranno, lavorare al meglio. Ringraziamo Fabio che, con il suo prezioso lavoro, ci permette sempre di migliorarci", commenta il vicepresidente Alessio Michelucci.
Fonte: Us Limite e Capraia Asd