Le opportunità del Recovery fund, la tavola rotonda del Centro Studi Enti Locali
Crisi come opportunità per scardinare le storiche inefficienze e i colli di bottiglia della Pubblica Amministrazione italiana. Questa l’idea che è stata un po’ il filo rosso che ha collegato i moltissimi interventi che si sono succeduti nel corso della Tavola rotonda sul tema “La finanza pubblica e la finanza locale italiana nell’attuale contesto di crisi e le opportunità generate dagli strumenti messi in campo dall’Ue (Next generation Eu e Recovery fund)”, organizzata da Centro Studi Enti Locali spa a conclusione della XIV convention aziendale.
La kermesse virtuale, svoltasi nella mattinata di sabato 28 novembre 2020 e conclusasi alle 13.30, è stata animata dagli interventi di insigni economisti come l’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta, esponenti della magistratura contabile come il Presidente della Sezione Autonomie della Corte dei conti Francesco Petroni o il Presidente onorario della Corte dei conti Claudio Galtieri e, ancora, da molti rappresentanti delle istituzioni come il Segretario generale Anci Veronica Nicotra, il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il primo cittadino di Napoli Luigi De Magistris.
Secondo Enrico Letta, quella del “Next generation Eu” sarà una fase complessa e cruciale per i territori ma saremo nella condizione di affrontarla con relativa serenità e prendendoci i nostri tempi grazie a come è stata gestita la fase precedente: quella in cui, anche attraverso il debito, sono state “calmate le acque ed è stata evitata la tempesta”.
L’ex premier si è detto ottimista rispetto al futuro: “Usciremo da questa crisi non indietro ma in avanti, sono convinto che abbiamo qualche chanche in più rispetto ad altri stati perché ritengo che i paesi con una economia reale più forte, basata sui territori, come l’Italia o la Germania abbiamo prospettive più rosee rispetto a quelli più legati all’economia finanziaria come la Gran Bretagna”.
Un ottimismo condiviso anche da molti degli interlocutori coinvolti, compreso l’amministratore delegato di Centro Studi Enti Locali spa, Nicola Tonveronachi, che ha auspicato che venga colta l’occasione offerta da questi strumenti europei per fare quelle riforme strutturali che non sono più rimandabili e che potrebbero realmente creare benefici duraturi che facciano la differenza e non si esauriscano nell’arco di un anno. “Serve un nuovo approccio gestionale anche nel mondo pubblico, nei territori. La richiesta non dev’essere quella di tappare una buca. Dobbiamo arrivare a fare profonde riforme strutturali nella P.A. come la migrazione al digitale”.
“Recovery fund” come volano per gli investimenti ma “la mia sensazione è che l’elaborazione dei progetti sia ancora troppo centralizzata, troppo nelle mani dei ministri e poco delle regioni e degli enti locali”, ha detto Eugenio Giani che ha auspicato che il Presidente del consiglio Giuseppe Conte apra a una nuova fase di progettazione più diffusa.
Un auspicio quest’ultimo non condiviso del tutto dal Segretario generale Anci Veronica Nicotra che ha invece, a più riprese, evidenziato l’impraticabilità di una interlocuzione così capillare e di una progettualità affidata nelle mani di 8.000 comuni. Cruciale, secondo il Segretario generale, nella partita con il Governo sarà invece il ruolo giocato dalle Città metropolitane italiane che rappresentano insieme 1600 comuni e sono dunque un buon termometro delle esigenze prioritarie del comparto.
Dal canto suo Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, ha rivendicato un ruolo da protagonista per i sindaci nella cruciale partita dei fondi europei “anti-crisi”. “I comuni – ha evidenziato il primo cittadino - hanno il quadro più chiaro della mappa dei bisogni delle città”.
Eloquente, in tema di inefficienze e colli di bottiglia del sistema pubblico - l’esempio fatto dal primo cittadino della città calabrese: “Abbiamo scoperto che era possibile realizzare una pista ciclabile solo tracciando una linea sull’asfalto ‘grazie’ al Covid. Prima era una procedura che, tra progetti e autorizzazioni, richiedeva mesi se non addirittura anni”.
“Mi auguro che finalmente il governo affronti in maniera strutturale la questione degli enti in deficit strutturale, il tema del debito nei Comuni. Altrimenti quando si dovrà ripartire, approfittando anche di risorse importanti come il Recovery fund avremo quel piombo sule ali che non consentirà alle nostre città grandi e piccole di ripartire”. Questo l’auspicio espresso dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris che ha anche messo l’accento sulla criticità delle risorse umane impiegate nelle pubbliche amministrazioni. “Rispetto a 10 anni fa, quando sono entrato, io mi ritrovo con il 60% di personale in meno e con una età anagrafica molto alta. Come vogliamo affrontare – ha dichiarato – questi tempi con la quota 100, i tagli ai comuni, l’impossibilità di fare i concorsi, in particolare per gli enti in dissesto e in predissesto. E’ una beffa: quelli che dovrebbero correre più veloci, vengono messi in condizione di non poter correre”.
Particolarmente efficace l’intervento di Claudio Galtieri, Presidente onorario della Corte dei conti, che ha messo sotto i riflettori quelli che sono, secondo lui, i veri mali atavici della pubblica amministrazione. Secondo Galtieri veniamo da decenni in cui i controlli sono stati progressivamente smantellati e le strutture pubbliche sono state impoverite da continui tagli alla formazione, disattenzione alle competenze del capitale umano pubblico e quindi alla preparazione del personale deputato a gestire la cosa pubblica.
“Dobbiamo finalmente pensare a una grande ristrutturazione. La riforma va fatta negli uomini, nella formazione, nella mentalità. Non possiamo prendere decisioni così importanti per il contesto europeo e italiano e sull’utilizzo di questi fondi straordinari senza scardinare quei problemi che nell’arco degli ultimi 30 anni non sono mai stati seriamente affrontati se non attraverso slogan di cui tutti si sono riempiti la bocca come meritocrazia ed etica. Se non facciamo questo – ha concluso - queste risorse saranno solo ‘pannicelli caldi’”.
Fonte: Centro Studi Enti Locali