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"Didattica a distanza non è realmente scuola": la lettera di Toccafondi (IV)

Gabriele Toccafondi

168.000 studenti delle scuole superiori toscane sono tornati a fare scuola con didattica a distanza. Lo dico senza giri di parole: per molti questo significherà non fare realmente scuola.

Lo dico per due motivi. Il primo: i problemi tecnici, pratici, economici, di mancanza di strumenti sono tanti e molto diffusi. Il secondo: la scuola è un percorso educativo che si sviluppa principalmente nel rapporto in presenza con i propri insegnanti. Con la didattica a distanza si perde tutto questo e si amplificano le difficoltà, soprattutto per i ragazzi più deboli, come i quasi 6.000 studenti con disabilità iscritti nelle scuole superiori toscane.

La “distanza” non garantisce un percorso educativo, forse garantisce fare formalmente scuola ma manca tutto il resto. Un danno doppio se pensiamo agli 87.000 studenti degli istituti tecnici e professionali, che dovrebbero fare quotidianamente laboratori, esercitazioni e attività manuali, impossibili con la didattica a distanza.

Bene che si stanzino risorse per il trasporto pubblico locale, che gli esperti individuano come il fulcro del contagio in questi mesi. Ma lo ribadiamo di nuovo, come abbiamo fatto negli ultimi mesi: la scuola doveva essere l'ultima cosa a chiudere, perchè obbligando i ragazzi a stare a casa si fa un danno innanzitutto a loro e si crea una ferita devastante per il futuro loro e del paese. Noto che i sondaggi dicono cose diverse. Non me ne importa niente dei sondaggi a me importa dei ragazzi e di cosa significa non avere un insegnante che si collega, non avere uno strumento per seguire, connessioni che si bloccano, attenzione che non c’è e soprattutto quella mancanza di rapporti che solo la “presenza” garantisce. Sarò in minoranza e sbaglierò ma chiudere le scuole è solo una sconfitta. Per tutti”.

Gabriele Toccafondi, deputato Italia Viva

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