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Maggio Fiorentino, UilCom: "Senza chiusure insensate teatro sarebbe andato avanti"

La scrivente O.S. in merito al comunicato unitario del 27 ottobre in cui condanniamo con forza la sospensione dell’attività al teatro del Maggio e la messa in cassa integrazione dei suoi oltre 300 lavoratori, condanna che ribadiamo negli stessi termini, intende comunque chiarire che, se il Governo e il Ministero che ha il compito di tutelare l’attività culturale in Italia non avessero insensatamente chiuso le sale teatrali - come del resto hanno fatto notare all’unanimità grandi personaggi della cultura come il Maestro Muti o importanti esponenti politici peraltro predecessori alla guida del Ministero come Veltroni - l’attività del Teatro del Maggio avrebbe continuato ad essere svolta sia nei lavori di preparazione che di spettacolo ed avrebbe auspicabilmente prodotto ricavi che ora certamente non ci sono più.

Come ha oggi ulteriormente affermato in una intervista il presidente dell’Agis, Dott. Fontana, la scelta di chiudere le sale è “devastante e ingiusta” frutto di una “mentalità burocratica incapace di fare distinzioni” e che equipara “luoghi in cui si fa cultura alle sale giochi”, in un contesto in cui peraltro, dai dati forniti dall’Agis sugli spettatori e sui lavoratori dei luoghi dell’attività culturale, è stato dimostrato che questi, posto che il rischio zero non esiste, sono luoghi dove è possibile implementare un controllo efficace tale da poter continuare in sicurezza a svolgere il compito del proprio lavoro e cioè di “aiutare a pensare, a sorridere, a sognare, in una parola a vivere”.

Nel ribadire quindi l’istanza ai soci Fondatori e al Sovrintendente di un incontro urgente in cui discutere le modalità necessarie per affrontare la difficile situazione in cui l’emergenza sanitaria ci ha precipitato, alla luce dei dati aggiornati di bilancio e di programmazione, riconfermiamo con forza la richiesta di riprendere l’attività in Teatro a tutela del lavoro e dei lavoratori e chiediamo che il danno di ricavi prodotto dalla decisione governativa di chiudere le sale sia scontato non sugli stipendi dei lavoratori ma richiedendo al governo, come previsto dall’ultimo Dpcm, il ristoro delle perdite.

Fonte: UilCom Toscana

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