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Monitor dei distretti: moda tra i più penalizzati, resiste l'agroalimentare

foto di archivio

I risultati di commercio internazionale del 1° semestre 2020 consentono di effettuare una prima valutazione degli effetti della crisi in corso a livello territoriale e di come le misure di contenimento abbiano impattato sulle diverse specializzazioni. L’andamento delle esportazioni in Toscana è stato complessivamente in linea con la media italiana, registrando un calo del 15%. Il valore totale delle esportazioni risulta influenzato dalla crescita del settore della metallurgia (+64%), concentrata in particolare sui metalli preziosi di Arezzo, bene-rifugio che risente delle quotazioni dell’oro: al netto di questa componente il calo sarebbe stato più severo e pari al -23%, più marcato rispetto al corrispondente italiano pari al -16%. Questo particolare incremento porta la metallurgia al primo posto in termini di esportazioni, a scapito della filiera della pelle che per effetto del calo subito nei primi sei mesi (-40%) diventa il secondo settore.

Analizzando invece i distretti tradizionali, il Monitor dei Distretti della Toscana - realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo - rileva nei primi sei mesi dell’anno esportazioni distrettuali pari a 7 miliardi, in calo rispetto al periodo gennaio-giugno 2019 di oltre 3 miliardi (-31%), solo parzialmente compensate dal buon andamento dei poli della farmaceutica e biomedicale, che hanno incrementato le esportazioni di 388 milioni di euro (+28%). Si confermano inoltre resilienti la filiera agro-alimentare (-0,5%), che è riuscita a confermare il valore di esportazioni dei primi sei mesi del 2019 anche grazie all’Olio toscano (+13,5%), e il distretto del Cartario di Lucca (+4,5%) che ha beneficiato di un aumento di domanda legata alla gestione dell’emergenza sanitaria.

All’interno del sistema dell’agro-alimentare il distretto del Florovivaistico di Pistoia ha subìto la crisi attuale in modo più marcato (-17,1%), sia per effetto della minor attivazione (mancanza di eventi, cerimonie, fiere, chiusura strutture ricettive, ristoranti), sia per il momento in cui sono state realizzate le misure di contenimento che hanno impattato sulle festività pasquali e sui mesi primaverili, tipicamente caratterizzati dalla stagionalità maggiore per il distretto.

I comparti distrettuali più penalizzati dalla crisi in corso risultano essere il settore della moda, con una riduzione di 2,7 miliardi (-37%), e il settore dei mezzi di trasporto che risente del calo in entrambi i distretti della Nautica di Viareggio (-56,1%) e della Camperistica della val d’Elsa (-16,6%).

Infine, sempre con segno negativo le esportazioni relative ai distretti del sistema casa (-31,4%), dove il Marmo di Carrara ha registrato un andamento negativo sia nella componente grezza che in quella lavorata, e ai distretti della meccanica (-14,9%), a causa soprattutto delle restrizioni agli spostamenti del secondo trimestre che hanno impattato sulla possibilità di installare, manutenere e gestire impianti a distanza.

Il calo risulta generalizzato anche in riferimento ai principali mercati di destinazione delle esportazioni distrettuali, con un andamento più negativo per la Svizzera (-44,7%), per Hong Kong (-48,6%) e per gli Emirati Arabi Uniti (-53,6%), condizionati in particolare dalle minori vendite del distretto dell’Oreficeria di Arezzo.

L’unico paese di destinazione che ha registrato un incremento del flusso di export è il Canada, grazie in particolare a una commessa del distretto delle Macchine per cartiera di Lucca e dei distretti dell’Olio toscano e dei Vini dei colli fiorentini e senesi.

Le prospettive di recupero ottenute da un’indagine condotta da Unioncamere-Anpal variano da settore a settore con intensità diversa anche tra i territori. Nel confronto per settori distrettuali tra il dato toscano e la media italiana si nota un ottimismo maggiore nelle imprese toscane per la filiera della casa, che potrebbe beneficiare del sostegno al settore dell’edilizia legato agli incentivi del superbonus, e per la filiera della meccanica grazie al traino del settore cartario.

Il contesto rimane tuttavia nel complesso molto incerto e fortemente condizionato dall’evoluzione della pandemia e dalle politiche di contenimento che verranno adottate. Ma la crisi in corso può rappresentare anche un’opportunità per il rilancio dell’economia e dei distretti industriali toscani.

Questi si distinguono infatti per alcune caratteristiche che possono rappresentare dei punti di forza, come ad esempio i forti legami tra le imprese del territorio e la possibilità di trovare fornitori per le diverse fasi produttive in un raggio ravvicinato.

Inoltre, la presenza di relazioni di partnership e l’elevata integrazione nelle filiere produttive possono facilitare l’evoluzione dei distretti verso i temi della sostenibilità, della tracciabilità e dell’attenzione all’ambiente che hanno già caratterizzato la nascita e l’evoluzione dei distretti toscani. Si tratta di caratteristiche importanti che per essere massimizzate nelle loro potenzialità devono essere sostenute con opportuni investimenti in digitalizzazione, da introdurre nei processi di produzione, logistici e di vendita e da implementare e supportare con adeguati percorsi di formazione.

“Dal nostro osservatorio emerge come il tessuto imprenditoriale toscano abbia le risorse necessarie per tornare a crescere grazie a un importante know-how, competenze, elevata competitività sui mercati internazionali e rapporti di filiera ben ramificati a livello locale, sostanziali soprattutto nei distretti industriali, dichiara Luca Severini, direttore regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo. Da parte nostra, la crisi indotta dal Covid19 ha sottolineato la necessità di ricercare, definire e proporre soluzioni, anche di credito, con una nuova sensibilità solidale e sociale radicata nei legami territoriali e nelle reti sociali ed economiche. Grazie a ‘Sviluppo Filiere’, Intesa Sanpaolo supporta le imprese con un programma consolidato e potenziato in questo eccezionale momento storico. In Toscana abbiamo coinvolto sessanta filiere, con circa 1.400 fornitori, per un giro d’affari complessivo di 7,3 miliardi di euro. Un grande potenziale che può diventare uno straordinario moltiplicatore e facilitatore per l’accesso al credito da parte delle imprese minori, facendo leva sulla forza e solidità delle aziende capo-filiera, veri campioni del made in Italy”.

Fonte: Intesa Sanpaolo - ufficio stampa

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