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Gianni Rodari nel segno di Carlo Collodi, celebrazione dell'unione tra i due autori

Carlo Collodi

Il 23 ottobre ricorre il centesimo anniversario della nascita di Gianni Rodari, scomparso a soli 59 anni nell’aprile 1980. Nei prossimi giorni ricorre anche, il 130esimo anniversario della morte di Carlo Collodi, avvenuta il 26 ottobre 1890.

“La Fondazione Nazionale Carlo Collodi vuole celebrare queste ricorrenze ricordando il forte legame tra Rodari e lo scrittore toscano, così come la collaborazione che Rodari ebbe con la stessa Fondazione Collodi nel corso degli anni Settanta” spiega il presidente della Fondazione Collodi, Pier Francesco Bernacchi.

Carlo Collodi (1826-90) fu un patriota del Risorgimento e un intellettuale a tutto tondo dell’Ottocento italiano: non solo scrittore di libri per ragazzi come Le Avventure di Pinocchio, ma anche giornalista, critico, autore di opere teatrali, romanzi, manuali scolastici. Il minimo comune denominatore di un’opera tanto variegata è l’umorismo, che Collodi dispiega per osservare, commentare e spesso criticare la società che lo circonda. Scrivendo per l’infanzia, ma anche per gli adulti, Collodi appare tuttora un nostro contemporaneo perché capì che l’umorismo/il comico/la satira – o il “ridicolo” come lo definiva Giacomo Leopardi – è uno strumento ideale per criticare l’esistente e costruire nuove prospettive sociali e culturali. Altri riferimenti di Collodi furono lo scrittore inglese Laurence Sterne (1713-68), esponente di punta della letteratura umoristica, e lo scrittore Giuseppe Baretti (1719-89), che si dedicò al giornalismo e alla critica letteraria facendo ampio ricorso all’umorismo e alla satira, nonché all’invenzione verbale. Muovendosi in tali orizzonti, Collodi è stato moderno anche nel superare il divario tra letteratura alta e letteratura popolare – come dimostra il suo capolavoro, Le Avventure di Pinocchio, che recupera e valorizza il carnevalesco, la sapienza popolare, temi e strutture favolistiche e fiabesche.

Gianni Rodari si è posto sulla scia del modello di intellettuale collodiano, sia per la molteplicità di ambiti in cui egli ha operato, sia per il distacco ironico e lucido con cui ha osservato la realtà circostante. Come Collodi, Rodari non è stato un “semplice” scrittore di libri per bambini, ma un uomo di cultura che ha spaziato in molteplici campi: giornalista (si ricordi, a titolo di esempio, la rubrica che firmava con lo pseudonimo Benelux su Paese Sera), romanziere, critico di costume, della politica, della televisione, ecc. La scrittura di Rodari è in stretta relazione con quella collodiana in quanto modernamente divagante e umoristica. Attraverso questo prisma, anche Rodari si è occupato di letteratura, teatro, arte, società prendendo di mira le arretratezze dell’Italia in istituzioni come la famiglia, la scuola, la Chiesa, l’amministrazione pubblica e dibattendo temi quali l’emancipazione della donna e l’indipendenza della stampa. Un’attività, quella di Rodari, sempre piegata ad una critica costruttiva e propositiva. Nelle sue opere per l’infanzia – Le avventure di Cipollino, Filastrocche in cielo e in terra, Favole al telefono, La torta in cielo, tra le altre – Rodari fa dialogare, come fece Collodi, la letteratura alta con quella popolare, ad esempio nobilitando nei suoi versi la tradizione della filastrocca, ma anche la prosa con la poesia, il moderno con l’antico, la letteratura con la tecnologia, la scienza e la fantascienza.

Negli anni Cinquanta, Rodari contribuì alla “riscoperta” di Collodi e di Pinocchio, propiziata dalla pubblicazione Tutto Collodi per i piccoli e per i grandi a cura di Pietro Pancrazi (1948), e dedicò tra l’altro al burattino collodiano anche La filastrocca di Pinocchio. Rodari seppe cogliere in Pinocchio la figura di un bambino che, nel corso della sua crescita e maturazione, non si trasforma in una marionetta che dice di sì, ma in un individuo che sa di doversi rapportare, in modo responsabile, con i grandi e con la società. Nel 1974, Gianni Rodari fu tra i partecipanti al convegno di Studi collodiani che si tenne a Pescia, organizzato dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi e dal suo presidente di allora Rolando Anzilotti, contribuendo con un intervento dal titolo “Pinocchio nella letteratura per l’infanzia”. In tale intervento, Rodari tra l’altro celebrava la forza del romanzo collodiano, e del racconto in generale, con le seguenti parole: “L’importante è il modo in cui ragazzi incontrano i libri. Ricordo ancora la voce della mia maestra delle elementari che ci leggeva Pinocchio, alla fine della mattinata, come premio, se eravamo stati buoni. Era un’ora molto bella. La maestra leggeva bene, eravamo disponibili e distesi, di voti buoni o cattivi non c’era più rischio. Era un bel modo di stare insieme” (il testo, nella sua interezza, è reperibile negli atti del convegno, Studi collodiani, pubblicati da Fondazione Nazionale Carlo Collodi / Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia nel 1976, pp. 37-57). Rodari tornò nuovamente a Pescia nel 1978 per un altro convegno della Fondazione Collodi, intitolato Pinocchio oggi. Per apprezzare a pieno la complessità della figura di Rodari, e anche il suo legame con Collodi, si rimanda al Meridiano Mondadori a lui dedicato, pubblicato in questi giorni proprio in occasione del centenario. Il Meridiano è curato da Daniela Marcheschi, consigliere della Fondazione Collodi e presidente dell’Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini. Daniela Marcheschi ha curato nel 1995 anche il Meridiano su Carlo Collodi, in cui ha rilevato l’importanza della tradizione dell’umorismo nell’opera di Collodi e nella letteratura dell’Otto-Novecento, nonché la poliedricità culturale dell’autore: motivi che, come si è detto, hanno contraddistinto anche l’attività intellettuale dello stesso Rodari.

Fonte: Fondazione Nazionale C.Collodi - Ufficio stampa

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