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Moschea, Diritti in Comune: "L'amministrazione ritiri il ricorso al Consiglio di Stato"

La moschea di Colle Val d'Elsa

Dopo più di tre mesi dalla nostra richiesta, siamo riusciti a far discutere il Consiglio Comunale sulla situazione della libertà di culto in città. La discussione era urgente e necessaria, dopo che il Tribunale amministrativo della Toscana aveva annullato gli atti con cui l’amministrazione aveva fermato la realizzazione a Porta a Lucca di un centro culturale islamico con annessa sala di preghiera - la cosiddetta “moschea”. Il giorno stesso del Consiglio Comunale, con un accesso agli atti, siamo venuti a sapere che la Soprintendenza ai Beni Culturali aveva inviato al Comune già lo scorso 11 settembre il proprio parere favorevole al progetto moschea, salvo alcune richieste di modifica sulla disposizione dell’edificio e sulle dimensioni.

Il sindaco Conti e gli assessori competenti si sono guardati bene dal rendere nota la notizia in piena campagna elettorale per le regionali. Evidentemente sarebbe stato duro spiegare agli elettori della Lega, di Fratelli d’Italia e delle altre formazioni della destra, che erano stati presi in giro, che la moschea si sarebbe fatta, per la semplice e buona ragione che la nostra Costituzione, nata dalla resistenza al fascismo, garantisce la libertà di culto. Nessun politico, per quanto cinico e spregiudicato, può promettere in campagna elettorale che violerà un diritto costituzionale. Salvo assumersene poi tutte le responsabilità.

Al sindaco Conti assumersi le proprie responsabilità non piace. Tanto è vero che durante il Consiglio Comunale su questo tema è sempre stato in silenzio. Così come in silenzio è rimasta la Lega. Tra i pochi a intervenire il consigliere Nerini, capogruppo di Fratelli d’Italia, che accusa il TAR di essere islamofilo. A tanto si arriva pur di non ammettere che il tentativo della destra di aizzare la cittadinanza contro la moschea e la comunità islamica è fallito, scontratosi con quanto prescrive la Costituzione.

Pisa ha ancora un sindaco degno di questo nome? O tutte le volte che la sua linea sarà sconfitta, dovremo aspettarci silenzio invece che spiegazioni, scuse, assunzioni di responsabilità e impegni a rimediare agli errori fatti? Per fortuna, le procedure previste dalla legge vanno avanti: a questo punto gli Uffici comunali non possono che rilasciare il permesso a costruire, salvo verifica che le modifiche al progetto richieste dalla Soprintendenza vengano adottate. Chiediamo che il Comune ritiri il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR. Si chiuda al più presto questa brutta pagina della storia della città e se ne riapra una nuova, ispirata al rispetto reciproco e alla pacifica convivenza tra forme di vita, religioni e credenze diverse.

 

Fonte: Diritti in Comune (Una città in comune, Rifondazione Comunista, Pisa Possibile)

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