Cave, la lettera degli industriali: "Basta aggressioni contro i cavatori e il mondo del marmo"
Il marmo è parte costitutiva dell'identità del nostro territorio, Carrara è il marmo e il marmo è Carrara. Per questo riteniamo che chi vuole chiudere tutte le cave sia facendo una guerra non ai lavoratori e alle imprese del marmo, ma a tutta la nostra comunità.
Purtroppo in questi anni contro il marmo si è scatenata una vera e propria guerra fondata sulle fake news, sulle ingiurie e persino sulle minacce, addirittura c'è chi è arrivato ad augurare la morte ai cavatori. Questo clima di violenza e di odio è stato creato appositamente e va subito respinto perché dannoso per tutta la nostra comunità come giustamente hanno ricordato i rappresentanti dei lavoratori. Ma nello stesso tempo servirebbe un esame di coscienza a chi ha sottoposto e continua a sottoporre il mondo del marmo e dei cavatori ad un continuo assalto. Non è vero ad esempio, come falsamente si racconta da anni, che i cavatori stanno distruggendo le Alpi apuane dato che tutti i siti estrattivi messi assieme rappresentano meno del 3% dell'estensione delle Alpi apuane.
Ad esempio se osserviamo i dati sulle rese nel settore delle escavazioni ci renderemmo conto che le rese delle nostre cave sono tra le più alte al mondo. Questo risultato è dovuto oltre che alla capacità dei nostri cavatori e alle nostre tecniche di escavazione che sono le migliori in assoluto, anche alla capacità di commercializzazione dei materiali non riquadrati che rappresentano ben più del 50 per cento degli ornamentali ricavati dalle cave. In questi anni da oltre 5 milioni di tonnellate di escavato si è scesi ai circa 3 milioni attuali, eppure la quantità di blocchi è rimasta praticamente invariata, circa 900 mila tonnellate. Questo vuol dire che si scava molto meno che un tempo ma che si lavora molto meglio. Senza dimenticare che il settore marmo a Carrara è uno dei pochi al mondo in grado di riutilizzare anche i derivati di lavorazione e non solo quelli prodotti durante l’escavazione, ma anche e soprattutto quelli accumulati nei secoli sulle pendici delle nostre montagne. Siamo la miglior eccellenza in materia di escavazione al mondo.
Non è vero che il marmo è una risorsa che va a vantaggio di pochi. Forse, al contrario, sarebbe bene dare il giusto risalto e valorizzazione ad un settore economico che rappresenta nel mondo il 2% dell'export di tutta la regione Toscana subito dietro il vino e che occupa oltre 8 mila persone a Massa Carrara fra diretti, indiretti e indotto. E non per caso, ma perché le capacità commerciali ed i forti investimenti fatti dai nostri imprenditori hanno portato la richiesta dei nostri materiali a livelli veramente elevati dando la possibilità di superare con successo crisi economiche senza precedenti che dal 2008 ad oggi hanno condizionato pesantemente tutti i settori economici. Le aziende lapidee del nostro territorio hanno brillantemente superato questa sfida. E ora vorrebbero con nuovi investimenti su ricerca, innovazione e lavoro affrontare e superare anche la crisi economica causata dalla pandemia Coronavirus che sta colpendo duramente tutto il Paese, ma che nella nostra provincia rischia di avere ripercussioni ancora più pesanti sia sotto il profilo delle aziende che dei posti di lavoro. Ma l'odio acceca e non fa vedere i nuovi investimenti per aumentare le lavorazioni in loco del marmo e aumentare così le ricadute occupazionali del lapideo nella provincia di Massa Carrara. Forse quindi sarebbe bene che anche il distretto del marmo fosse difeso e valorizzato dalle istituzioni così come avviene per altri distretti economici, come ad esempio quello del cuoio in Toscana o quello della ceramica in Emilia-Romagna.
Invece da noi, sono i cavatori e le imprese a doversi difendere da attacchi e aggressioni sempre più pesanti e violente perché c'è stato chi per anni ha aizzato il fuoco contro i cavatori e il marmo disegnandoli come il male assoluto del nostro territorio, dimenticando così importanza fondamentale del marmo sia indirettamente nella costruzione del reddito della nostra provincia dato che rappresenta il 24% del Pil provinciale, sia direttamente attraverso le tassa marmi che porta circa 30 milioni di euro all'anno ai vari comuni. Invece di confrontarsi in maniera costruttiva troppi, e troppo spesso, hanno preferito indicare il mondo del marmo e dei cavatori come nemici da abbattere con ogni mezzo e invocano la chiusura delle cave. È una strada che non porta da nessuna parte perché rende incapaci di vedere gli enormi cambiamenti che il settore del marmo ha conosciuto negli ultimi anni.
Perché impedisce di guardare con correttezza il grande lavoro fatto in tema di sicurezza assieme ai lavoratori del monte e del piano e alle istituzioni come la Regione, la ASL e il Comuni. Perché impedisce, a chi ha gli occhi bendati dal pregiudizio, di guardare agli enormi sforzi e investimenti che il mondo del marmo ha fatto per migliorare la qualità ambientale delle proprie lavorazioni sia al monte che al piano. Pensiamo solo alle decine e decine di milioni di euro investiti in questi anni nell'acquisto di Impianti di Filtropresse nelle cave (siamo a oltre 60 impianti) e di mini pale spazzatrici (siamo già a più di 50).
O pensiamo alla Carrara Marble Way, la più importante azienda di economia circolare della nostra provincia (così come riconosciuto da uno specifico premio della Regione Toscana) che punta a dare una seconda vita a quelli che un tempo erano considerati rifiuti della lavorazione del marmo abbandonati sulle pendici delle montagne. Insomma, non è giusto che chi lavora e chi investe creando occupazione e crescita economica debba essere sottoposto quotidianamente a un fuoco di fila non solo di accuse infondate ma anche di vere e proprie aggressioni. Sarebbe giunto il momento in cui ognuno si assuma le proprie responsabilità. Sarebbe tempo che chi rappresenta le istituzioni a ogni livello cominciasse a dire no alla violenza invitando gli aggressori a smetterla con le continue violenze e minacce nei confronti dei cavatori e del marmo di Carrara.
Fonte: Confindustria Massa Carrara