Terzo settore, indagine Cesvot: i numeri nella regione
Il terzo settore fiorentino fa i conti con la pandemia Covid-19: sette enti su 10 hanno ridotto, annullato o sospeso l'attività, il 13% ha chiuso. E' il quadro che emerge dall’indagine condotta da Sociometrica per conto di Cesvot, dedicata a valutare l’impatto dell’epidemia sugli enti del terzo settore in Toscana.
Le uniche associazioni di volontariato che vanno in controtendenza, e hanno registrato un incremento delle attività sono quelle che lavorano nel campo della sanità. Ma il resto sente il peso dell'emergenza sanitaria. L’aspetto che ha messo in maggiore difficoltà gli enti del terzo settore è quello economico: il 12% si trova in una situazione economica gravissima, avendo perso gran parte delle risorse di cui disponeva, molte associazioni non hanno modo di finanziare neppure le spese ordinarie e risentono della cancellazione degli eventi sia per la promozione del volontariato sia per il finanziamento delle singole attività. Ma le associazioni possono contare su un'altra fondamentale risorsa: i volontari. Per quanto riguarda le risorse umane Firenze è la città in Toscana in cui si è registrato il minor disagio: il 45% degli enti infatti non ha problemi a trovare volontari. L'11% però incontra difficoltà a far svolgere ai volontari le loro attiv ità. Ma c'è ottimismo per il futuro: solo il 10% dei responsabili degli enti fiorentini pensa che il domani del terzo settore sarà “molto difficile”.
L’indagine, accanto alle forti difficoltà economiche, ha messo in evidenza anche la grande capacità di resilienza delle associazioni, che sono totalmente determinate a continuare le attività, nonostante la crisi di oggi.
Per altro, siamo in questo momento davanti a una riconsiderazione di tutto il welfare, dovuto all’emergenza post-Covid. Le associazioni, secondo gli esiti della ricerca, sono pronte a integrare i loro servizi a quelli pubblici per dare ai cittadini toscani servizi sanitari e di assistenza sempre migliori.
Quale futuro vedono di fronte a loro gli ets toscani? Federico Gelli, presidente di Cesvot, è comunque ottimista: “Sono convinto che ci sia spazio per riconsiderare molti aspetti della vita collettiva, dalla riorganizzazione dei servizi socio sanitari e di assistenza, all’utilizzo delle nuove tecnologie. L’esperienza della pandemia reclama più sanità, più servizi, più assistenza, più sociale e non possiamo farlo senza il contributo del terzo settore. La politica non potrà rispondere a questa esigenza senza un’alleanza con gli enti del terzo settore. Consegniamo alla nuova classe dirigente di questa Regione tutti gli strumenti necessari perché ciò avvenga: in ultima la neonata legge regionale sul Terzo settore che sancisce e legittima il ruolo degli ets nei percorsi di co-programmazione e co-progettazione con le amministrazioni pubbliche. Da qui dobbiamo ripartire”.
Anche Antonio Preiti, direttore di Sociometrica, sottolinea la forza dell’associazionismo toscano: “Con questa indagine abbiamo scoperto che il terzo settore è stato colpito al cuore, perché la sua filosofia è la vicinanza sociale, non la distanza. La resilienza dei volontari è però più forte delle conseguenze dell’epidemia. Questo è l’asset fondamentale per un futuro da protagonista della società civile”.
Gianluca Mengozzi portavoce del Forum Regionale Terzo Settore, esprime preoccupazione: “Il danno che il virus sta producendo alle attività del Terzo Settore toscano è molto grave e non si è esaurito con la fine del lockdown. Molte attività sono tutt’ora sospese, altre si svolgono ma con le gravi difficoltà indotte dal necessario rispetto delle misure di contenimento; si tratta di una situazione che continua a dissuadere una parte della cittadinanza dalla partecipazione agli eventi collettivi, e che impedisce il lavoro di animazione sociale di volontari e militanti. Intere stagioni di attività culturali, di intrattenimento, di educazione, musicali e sportive sono state annullate, con un grave danno economico per le migliaia di organizzazioni che sostengono la propria azione sociale con l’autofinanziamento. Non possiamo dare per scontato che quando tutto questo finirà ritroveremo intatta la grande ricchezza di associazioni e cooperative: per questo è importante che le istituzioni si prendano cura dell’insostituibile risorsa costituita dal Terzo Settore Toscano.”
La situazione a Prato
Le conseguenze della pandemia e del lockdown si fanno sentire pesantemente sugli enti del terzo settore di Prato. Il 71,4% delle realtà del settore hanno ridotto o sospeso l’attività o comunque hanno registrato un impatto negativo. Fortunatamente in pochi hanno dovuto chiudere definitivamente: il 4% contro una media toscana del 14,2%. E’ il quadro che emerge dall’indagine condotta da Sociometrica per conto di Cesvot, dedicata a valutare l’impatto dell’epidemia sugli enti del Terzo settore in Toscana. Onlus, associazioni di volontariato e cooperative sociali, quasi tutte hanno sofferto soprattutto per la mancanza di risorse economiche. Il 14,5% si è dichiarato in gravissime difficoltà, con una perdita ingente di liquidità necessarie al proprio sostentamento. Da una parte per l’impossibilità di reperire fondi destinati a far funzionare l’attività quotidiana, an che attraverso eventi e iniziative pubbliche, e dall’altra anche per i nuovi costi legati all’acquisto dei dispositivi di protezione individuale che devono essere garantiti agli operatori.
Numeri sempre preoccupanti su un fronte cruciale per le associazione: i volontari, il motore che muove il terzo settore. Solo il 35,4% degli enti non ha riscontrato difficoltà nel reclutarli, ma soprattutto nel farli lavorare in condizioni di sicurezza.
I numeri da Livorno
Il 28% degli enti versa in gravissime difficoltà economiche. Il 71,4% ha avuto un impatto negativo sulla propria attività e di questi addirittura l’8% ha dovuto chiudere o sospendere il lavoro. In pochi hanno superato indenni il lockdown imposto dalla pandemia: è il quadro che emerge dall’indagine condotta da Sociometrica per conto di Cesvot, dedicata a valutare l’impatto dell’epidemia sugli enti del Terzo settore in Toscana. Onlus, associazioni di volontariato e cooperative sociali, quasi tutte hanno sofferto soprattutto per la mancanza di risorse economiche. Da una parte per l’impossibilità di reperire fondi destinati a far funzionare l’attività quotidiana, anche attraverso eventi e iniziative pubbliche, e dall’altra anche per i nuovi costi legati all’acquisto dei dispositivi di protezione individuale che devono essere garantiti agli operator i. Meglio su un altro fronte cruciale per le associazione: i volontari, il motore che muove il terzo settore. Il 42,8% non ha avuto problemi né a reclutarli né a farli lavorare in condizioni di sicurezza
Nonostante questo quadro che fotografa una situazione in salita, l’indagine ha messo in evidenza anche la grande capacità di reazione delle associazioni, che sono totalmente determinate a continuare le attività, nonostante la crisi. Il 23,6% teme per il futuro prossimo, ma la stragrande maggioranza crede che si tornerà a lavorare come prima.
I dati da Grosseto
Un ente su 4 ha dovuto chiudere o sospendere completamente la sua attività. Il terzo settore nella provincia Grosseto ha subito duramente il colpo di coda della pandemia Covid-19, più della media regionale del 14,2%. E' il quadro che emerge dall’indagine condotta da Sociometrica per conto di Cesvot, dedicata a valutare l’impatto dell’epidemia sugli enti del Terzo settore in Toscana. Il resto degli enti ha ridotto, a varie intensità, la sua normale attività, ma tutte, dalle onlus alle cooperative sociali, riscontrano difficoltà. La causa? Le difficoltà economiche. Da una parte l’impossibilità di reperire risorse per far funzionare l’attività quotidiana, anche attraversi eventi e iniziative pubbliche, e dall’altra anche i nuovi costi legati all’acquisto dei dispositivi di protezione individuale che devono essere garantiti agli operatori. Il 25% ha dichiarato di essere in una gravissima situazione economica. Negativo anche un altro fronte cruciale per le associazione: i volontari, il motore che muove il terzo settore. Solo il 20% delle realtà grossetane non ha avuto problemi, la stragrande maggioranza ha riscontrato non solo problemi nel reclutare volontari, ma soprattutto difficoltà oggettive nel farli lavorare in sicurezza.
Nonostante questo quadro che fotografa una situazione a tinte fosche, l’indagine ha messo in evidenza anche la grande capacità di reazione delle associazioni, che sono totalmente determinate a continuare le attività, nonostante la crisi di oggi. L’83% ha infatti fiducia nel futuro
Fonte: Ufficio stampa