Marmo, la lettera degli industriali: "Ecco perché Legambiente sbaglia sul piano cave"
Quando Legambiente definisce il Piano Regionale Cave, recentemente approvato dal Consiglio Regionale della Toscana, una cessione alle lobby mente sapendo di mentire. E' infatti falso e tendenzioso affermare che quel piano, approvato da una assemblea democraticamente eletta dai cittadini toscani, risponda a logiche di parte. Quel Piano non fa altro che prendere atto della realtà, e cioè del fatto che i ravaneti, molti dei quali centenari, o i materiali derivanti dalla realizzazione di una strada di accesso non possano essere conteggiati nel rapporto di resa di una lavorazione in cava. L'errore di fondo che commette Legambiente infatti è ritenere che nel determinare i volumi di resa di una cava debbano essere calcolati anche questi materiali.
Si tratta di materiale che nel momento in cui dal monte scende a valle viene conteggiato alla pesa pubblica, ma che non riguarda i derivati del lavoro di escavazione. La resa infatti è data da un rapporto in cui al numeratore c'è il materiale ornamentale estratto e al denominatore il materiale escavato in quel momento. Mettere al denominatore tutto il materiale che viene portato a valle, ad esempio un ravaneto ripulito dopo anni, significa falsare il rapporto percentuale, aumentando artificiosamente il denominatore e riducendo così la percentuale di resa.
E' evidente quindi che conteggiare, come fa Legambiente, questi materiali nel dato complessivo di una cava falsi il dato riguardante la resa effettiva di quella cava. Così come è evidente che continuare in questo errore di misurazione ha come unico scopo quello di diffondere informazioni false e tendenziose al fine di screditare il mondo del lapideo apuano additandolo come nemico da colpire. Vorremmo consigliare a tutti quanti di smetterla di continuare a perseverare nell'errore perché se sbagliare è umano, perseverare è sempre diabolico e produce conseguenze a volte anche deleterie e pericolose, come testimoniano le aggressioni sui social contro i lavoratori delle cave a cui alcuni addirittura sono arrivati ad augurare la morte.
Ad esempio ci domandiamo come mai Legambiente non usi la stessa vis polemica contro le cosiddette cave di scopo che hanno come unico ragione quello di estrarre materiale da riempimento o per altre lavorazioni, mentre le nostre cave hanno come primo obiettivo quello di ricavare materiale ornamentale per cui, non a caso, Carrara è famosa e conosciuta in tutto il mondo. Così come non ci spieghiamo perché Legambiente non confronti le rese delle cave di Carrara con le rese di altre cave in Italia e nel Mondo. Forse, temiamo, perché si renderebbe conto che grazie alla capacità dei nostri lavoratori noi siamo quelli che hanno le migliori tecniche e metodi per ottenere dall'escavazione rese incomparabilmente più alte di tutti. Ad esempio mentre nelle cave di granito si usano solo blocchi squadrati, da noi il marmo è usato e valorizzato oltre che in blocchi squadrati anche in semiblocchi e in informi.
Inoltre grazie alla Carrara Marble Way, le imprese apuane hanno realizzato un sistema di economia circolare per utilizzare, ad esempio nella lotta all'erosione delle coste, anche il materiale residuo derivante dalla escavazione del marmo che un tempo veniva considerato rifiuto e gettato via. Non a caso questo progetto è stato premiato dalla Regione Toscana come esempio di “innovazione ecologica”. Insomma ci auguriamo che Legambiente non diffonda più false informazioni.
Il confronto fra opinioni diverse non solo è necessario, ma, a nostro avviso, anche utile per una crescita comune di tutta la collettività. Quello che però non è accettabile è la mistificazione continua e permanente volta unicamente a costruire nell'altro un nemico da abbattere a ogni costo.
Confindustria Massa Carrara