La seconda vita di Suvignano, inaugurato il percorso della legalità
La tenuta di Suvignano festeggia il secondo anno della sua nuova vita, restituita nel 2018 ai toscani (trasferimento poi formalizzato nel 2019). Un passaggio atteso da tempo, dopo essere stata sequestrata nel 1983 ad un imprenditore in odor di mafia, confiscata in via definitiva nel 2007 con la condanna passata in giudicato, amministrata in tutto questo periodo dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e dal 2019, per l’appunto, affidata alla Regione Toscana che la gestisce attraverso Ente Terre. Da bene simbolo della lotta alla mafia a simbolo di riscatto. Ed anche quest’anno la tenuta, 640 ettari nel senese, tra i comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo, ha aperto i suoi cancelli e non ha rinunciato a celebrare l’anniversario: certo con numeri contingentati, imposti dall’emergenza sanitaria. Lo ha fatto con due eventi, uno all’aperto e l’altro virtuale, ai quali hanno partecipato, tra gli altri, la vicepresidente della Regione Monica Barni, l'assessore alla presidenza Vittorio Bugli, la prefetta di Siena Maria Forte, il direttore vicario dell'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla mafia Saverio Ordine, i consiglieri regionali Simone Bezzini e Gabriele Bianchi.
La Toscana che lotta contro la mafia
Il primo è l’inaugurazione del “Percorso della Legalità”, un cammino collegato alla Via Francigena che passa vicino alla tenuta, che ne attraversa il cuore ed è puntellato da pannelli che ne raccontano la storia. Il secondo è un video, “Il riscatto della legalità: Suvignano e altre storie” (https://youtu.be/temQLV1VwQI), che raccoglie le testimonianze di chi affronta tutti i giorni sul campo i temi della legalità. Dal direttore della Dia Giuseppe Governale al presidente della commissione antimafia dell’assemblea legislativa siciliana Claudio Fava, figlio del giornalista Giuseppe Fava ucciso da Cosa Nostra nel 1984; dalla presidentessa della Fondazione Falcone, Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso nella strage di Capaci e che sequestrà nel 1983 la villa, fino al parlamentare Paolo Siani, fratello del giornalista Giancarlo freddato dalla camorra. Da Bruno Frattasi, direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, a don Luigi Ciotti, presidente di Libera al giornalista Attilio Bolzoni. Da Letizia Battaglia, la fotografa delle contraddizioni di Palermo, a Roberto Vona, docente delle economie delle imprese criminali all’Università di Napoli.
Si tratta di testimonianze, racconti ed anche speranze di associazioni, giornalisti, vittime, rappresentanti delle istituzioni. Il video racconta anche il progetto della Regione per la tenuta, che intende farne un luogo con la doppia anima di centro per una cultura della legalità e azienda agricola votata alla biodiversità. Nel video intervengono sia il presidente della Toscana Enrico Rossi sia l’assessore alla legalità Vittorio Bugli. “Quest’anno non abbiamo potuto ripetere la grande festa del 2019 per Suvignano – spiega l’assessore - Tuttavia abbiamo voluto, assieme ai sindaci di Monteroni d’Arbia e di Murlo, mantenere questo appuntamento per sottolineare come la lotta per la legalità si nutre anche di simboli e di ricorrenze che le istituzioni hanno il dovere di mantenere”.
Una passeggiata … nella legalità
La storia inizia con un’azienda agricola, in Toscana, sequestrata nel 1983 ad un imprenditore palermitano legato a Cosa Nostra. Suvignano si scoprì allora al centro del malaffare di una criminalità che sciacquava ben lontano dalla Sicilia i suoi panni sporchi e reinvestiva i proèpri guadagni illeciti. Suvignano apparve come il buco nero che non ti saresti aspettato nella felice Toscana. Da lì inizia anche la storia raccontata dai dieci pannelli che accompagnano un passeggiata di un’ora nel cuore della tenuta, tracciato naturalistico e culturale allo stesso tempo. Il “Percorso della Legalità” è un sentiero facile e accessibile anche alle famiglie, che attraversa scorci di rara bellezza: un viaggio umano e storico attraverso le tappe della complicata e affascinante vicenda di Suvignano. E se questa sarà l’estate delle vacanze in Italia, è il momento giusto per visitare il complesso agricolo che si estende nel cuore del senese. Un percorso collegato peraltroi alla Via Francigena, la strada che da secoli percorrono pellegrini, camminatori e amanti del trekking, a cui si collega nel tratto Buonconvento-Siena. La deviazione per Suvignano è indicata da un totem di benvenuto, che fornisce le informazioni pratiche e il regolamento. Come per la Francigena, il percorso all’interno della Tenuta sarà di libero accesso ma, attraversando i terreni di una azienda agricola attiva e con allevamenti di animali, ci sono precisi comportamenti da rispettare. I cartelli renderanno facile e intuitivo l’itinerario, e segnaleranno anche i punti panoramici o le aree non fruibili al pubblico.
Un viaggio di storia, cultura civica e sostenibilità
I pannelli lungo il percorso - in italiano e in inglese, dotati anche di elementi tattili e in braille per i non vedenti e di codici QR per l’approfondimento sul web - raccontano una storia che forse non tutti conoscono in ogni aspetto. Si va dall’epoca più antica, quando già nella seconda metà del Duecento Suvignano era un passaggio alternativo alla Francigena nei periodi in cui le piogge e la neve rendevano impraticabile la via dei pellegrini, fino alla recente confisca del complesso agricolo alla mafia. Un pannello è dedicato ai giudici Falcone a Borsellino, che furono in prima linea nella lotta alla mafia e ne pagarono il prezzo più alto, quello della vita. Un altro pannello illustra la legge Rognoni-La Torre che ha segnato un passaggio fondamentale perché ha introdotto nel codice penale il reato di associazione di tipo mafioso.
Viene poi raccontato l’impegno della Regione Toscana per sostenere la cultura della legalità, soprattutto nei giovani: un esempio sono i campi antimafia, che in passato venivano organizzati in Sicilia, in Calabria ed altri luoghi del sud Italia sui terreni strappati alla criminalità organizzata, sostenuti almeno dal 2005 dalla Regione, e che dall’anno scorso si tengono anche a Suvignano. Un altro esempio è la “Biblioteca della Legalità”, che è ospitata nel Centro di Documentazione che da Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della Regione, si affaccia su piazza Duomo e raccoglie documenti e atti delle inchieste parlamentari e dei processi sui misteri e i poteri occulti in Italia, le stragi, l’eversione e la mafia appunto, oltre ai fondi donati da magistrati, giornalisti e associazioni delle vittime. Una struttura praticamente unica dalle Alpi alla Sicilia e interamente pubblica, nata nel 1994. Una vera ‘casa della memoria’ (https://www.toscana-notizie.it/-/custodi-della-legalita-a-firenze-l-archivio-della-memoria-sulle-stragi-e-la-mafia).
C’è infine la parte che riguarda l’attività agricola di Suvignano, azienda agricola che ha sposato l’agro- biodiversità illustrata dai pannelli piantati lungo i i campi coltivati a grano, orzo e avena, i pascoli frequentati dagli allevamenti ovini, suini e equini e poi le coloniche, le officine, le stalle e i fabbricati destinati all’agriturismo. In uno di questi totem si illustra l’importanza dei prodotti agroalimentari tradizionali, che testimoniano il territorio e la cultura contadina toscana. Un altro pannello è dedicato agli orti della legalità, come esperienze di lavoro e di inclusione sociale.
“Abbiamo voluto valorizzare la grande bellezza della Tenuta di Suvignano e il suo alto valore simbolico fornendo ai visitatori una guida che li accompagnerà alla scoperta di questo patrimonio restituito alla legalità - dice l’assessore alla presidenza Vittorio Bugli - Sarà anche un modo per ricordare l’impegno delle persone che si sono adoperate affinché Suvignano e tanti altri beni che appartenevano alla mafia, potessero tornare a beneficio della comunità. Oggi il nostro desiderio è quello di far rinascere Suvignano con caratteristiche totalmente innovative come la promozione della cultura della legalità e la valorizzazione delle risorse del territorio”.
“Vogliamo - conclude - che sia un luogo vivo e animato, frequentato soprattutto dai giovani. Ma abbiamo voluto rendere questa azienda, con un proprio piano di sviluppo, capace di camminare con le proprie gambe”.
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Fu il giudice Falcone a sequestrare nel 1983 la tenuta di Suvignano
Scritto da Walter Fortini, mercoledì 29 luglio 2020
La tenuta di Suvignano è un po' il simbolo dei beni confiscati alle mafie e alla criminalità organizzata, che anche in Toscana sciacqua i propri denari e fa affari. “E' il bene più importante requisito nella nostra regione - ricorda l'assessore alla legalità Vittorio Bugli - e tra i più grandi in Italia”. Era il 2007 quando, con la condanna passata in giudicato, la confisca della tenuta divenne definitiva. Si è rischiato ad un certo momento, anni fa, che la proprietà fosse messa all'asta, con il rischio che potesse tornare alla mafia attraverso prestanomi. Poi, annunciata già da più di un anno, è arrivata nel 2019 l'assegnazione alla Regione, che la gestisce adesso attraverso Ente Terre, che già si occupa di altre proprietà demaniali o in gestione, fa sperimentazioni in campo agricolo e forestale e valorizza le risorse genetiche autoctone, bestiame compreso. Si tratta di un progetto unico nel panorama nazionale, che coinvolge anche i comuni su cui la proprietà si distende.
L'azienda, con la sua vocazione alla agro-diversità, può diventare un volano per l'economia locale. Ma chiaramente è anche un simbolo della lotta alle mafie.
La tenuta - 713 ettari di terreno al momento della confisca (685 nel comune di Monteroni e 18 in quello di Murlo), poi diventatati 640 a seguito della vendita di alcuni poderi da parte della stessa agenzia nazionale che gestisce i beni sequestrati dallo Stato per saldare debiti dell'azienda – conta una colonica di pregio, altre diciassette edifici e 21 mila metri quadri tra immobili e magazzini, una chiesetta di fianco all'edificio principale. Anche durante gli anni di gestione delll'Agenzia nazionale per i beni confiscati alla criminalità organizzata ha continuato a funzionare l'agriturismo. La via Francigena passa vicino. Tutt'attorno la pace delle colline senese, nel cuore prezioso della Toscana, con lo sguardo che nelle giornate terse buca l'orizzonte fino all'Appennino, campi di grano ed erba per il foraggio, qualche olivo. un centinaio di ettari di bosco, pecore sarde con il loro allegro scampanellare, maiali di cinta senese e, portati a suo tempo dalla Sicilia, anche alcuni cavalli ‘sanfratello' e ciuchi di Ragusa, i più amati dai bambini che visitano la fattoria scolastica.
La storia giudiziaria della tenuta inizia con il giudice Giovanni Falcone e proprio oggi l'assessore Bugli ha annunciato che a lui sarà intitolata la saletta delle conferenze. Fu Falcone nel 1983 a sequestrare l'azienda una prima volta all'imprenditore palermitano Vincenzo Piazza, sospettato di aver rapporti con Cosa Nostra. Il costruttore siciliano ne rientra successivamente in possesso. Tra il 1994 e il 1996 arriva il secondo sequestro, assieme ad un patrimonio di ben duemila miliardi di vecchie lire affidato alla gestione di un amministratore giudiziario. Poi, nel 2007 appunto, la condanna e la confisca definitiva.
Suvignano è il buco nero che non ti aspetteresti nella felice Toscana il volto di una mafia che non è più quella confinata solo in Sicilia, ma quella che fa affari nel mondo e che nella campagna senese aveva investito parte dei suoi guadagni illeciti. L’hanno fatto anche ‘ndrangheta ed altre associazioni criminali, acquistando alberghi ed appartamenti, negozi, a volte anche semplici edicole di giornali, bar oppure aziende più strutturate. Centinaia sono infatti i beni confiscati in tutta la regione.
"La Toscana non è terra di mafia – sottolinea l’assessore Bugli – ma il fatto che in Toscana faccia affari non va sottovalutato. Serve una reazione, culturale anzitutto. Per questo della mafia (e dalla lotta alla mafia) occorre parlare, ad alta voce”. La Regione lo fa rivolgendosi a studenti e società civile. Lo fa anche attraverso il rapporto annuale di cui, dal 2017, si occupa la Scuola Normale di Pisa. Un rapporto sulle mafie e la corruzione in Toscana.
Fonte: Regione Toscana