Al telefono con un'amica, ma in realtà è la polizia: finiti anni di maltrattamenti
Ieri pomeriggio la polizia di Pisa ha tratto in salvo una donna italiana quarantenne, da anni maltrattata dal compagno di origini albanesi.
La donna ha trovato il coraggio di denunciare le violenze subite proprio ieri, al culmine dell’ennesima lite col compagno, sfociata all’interno dell’ippodromo di Cesena, dove la coppia, originaria di Livorno e con la passione per i cavalli, era andata per prendere parte ad un gran premio.
Nella circostanza la ragazza ha cercato, in un primo momento durante la lite avvenuta all’interno dell’ippodromo, di chiamare la polizia, ma la telefonata si è interrotta dopo pochi secondi a causa della reazione violenta del marito che, vedendo la compagna intenta a chiedere aiuto, l’ha afferrata per il collo, sbattendola a terra e colpendola con calci e pugni. La donna è riuscita a liberarsi grazie anche all’intervento di qualche stalliere lì presente, che si è limitato solo a separare la coppia, senza chiamare i soccorsi.
A quel punto, l’uomo avrebbe intimato alla donna di salire sul caravan trasportante i cavalli per fare rientro a Livorno e la stessa, nell’indifferenza dei presenti, non avendo alternative, ha dovuto sottostare al volere del compagno violento, assecondandolo per evitare conseguenze peggiori. Nel frattempo però, la Sala Operativa della Polizia di Cesena, che aveva ricevuto la telefonata di qualche secondo, sentite le urla della donna e capita la situazione di pericolo, aveva già attivato la procedura di localizzazione del telefono cellulare della vittima, cercando insistentemente di ricontattarla al telefono per ricevere maggiori informazioni su come rintracciarla. Intanto la donna, in viaggio sul mezzo con il proprio compagno contro la sua volontà, continuava a ricevere percosse e minacce di morte da parte dell’uomo.
Impaurita ma lucida, durante il viaggio, la ragazza ha compiuto un’azione di coraggio. Pur trovandosi in macchina con l’uomo, all’ennesima telefonata del Commissariato di Polizia di Cesena, ha trovato la forza di rispondere, facendo finta di parlare al telefono con l’amica Cinzia. L’operatrice della polizia è stata al gioco. Le due hanno iniziato a chiacchierare al telefono come se fossero amiche, parlando di cose ordinarie. Ad un certo punto la poliziotta “amica” le ha chiesto: senti e ora dove te ne vai di bello? La donna le ha risposto: “adesso torniamo a Migliarino Pisano”. Ottenuta questa informazione vitale per rintracciare e salvare la donna, le due hanno chiuso la chiamata e il Commissariato della Questura di Forlì ha contattato immediatamente la Questura di Pisa per allertarla della situazione in atto.
Contestualmente, era giunto ai poliziotti il segnale di localizzazione del cellulare della donna, che dava come posizione la barriera di Roncobilaccio (BO), circostanza che ha fatto intuire che il mezzo sul quale era trattenuta, stesse percorrendo l’autostrada.
A quel punto è stata avviata un’azione coordinata di ricerca e soccorso condotta dalla Squadra Mobile di Pisa, il Centro Operativo di Polizia Stradale di Firenze e il Commissariato di Cesena. Sono stati istituiti immediatamente dei posti di blocco alle barriere autostradali di Pisa, per filtrare le auto in uscita al fine di individuare la vittima. Proprio durante queste operazioni, i poliziotti della Squadra Mobile e della Polizia Stradale di Pisa, intenti in queste attività, hanno notato una donna, ferita e completamente sporca di sangue, uscire di corsa da un caravan in coda ad altre auto e correre verso di loro. I poliziotti le sono corsi incontro, mettendola in salvo, e al contempo, hanno proceduto a fermare il compagno, a bordo del mezzo.
La donna in evidente stato di choc psicofisico, è stata subito soccorsa e accompagnata, da poliziotti specializzati nella gestione di vittime vulnerabili della Squadra Mobile, presso il pronto soccorso dell’Ospedale di Cisanello, ove sono state avviate le procedure del Codice Rosa.
La donna ha trovato il coraggio di raccontare per la prima volta una lunga storia di violenze subite dal suo convivente in circa due anni, scaturenti da motivi di gelosia di coppia, fatte di ingiurie, minacce non solo verbali e scritte, ma anche tramite video minatori inviati alla stessa, alle amiche e alla figlia minorenne della donna, nelle quali l’uomo la minacciava che l’avrebbe sfregiata con l’acido o, puntando un coltello alla gola del cavallo di comune proprietà, minacciando che gli avrebbe tagliato la gola.
L’uomo è finito in arresto per il reato di sequestro di persona, maltrattamenti contro familiari e conviventi aggravati, lesioni pluriaggravate, avvinte al vincolo della continuazione. Dopo gli adempimenti di rito, su disposizione del pubblico ministero, l’albanese è stato associato presso la Casa Circondariale Don Bosco.