Le stragi del 1944 e ‘il sangue’ da non dimenticare: evento per la Liberazione di Barberino Tavarnelle
“Per molti anni in quella radura, a Pratale, che si bagnò con il sangue di mio padre e di altri undici uomini, l’erba crebbe più alta”, sussurra Mirella Lotti con gli occhi lucidi mentre torna indietro con la memoria e rievoca la grande povertà che, al fianco della madre, dovette affrontare negli anni che seguirono la Strage di Pratale, consumata nella notte tra il 23 e il 24 luglio del ’44, poche ore prima della Liberazione di Tavarnelle e Barberino dall’occupazione nazifascista.
E ancora: “a 16 anni mi sentivo ed ero un uomo, mi salvai fisicamente ma non dall’orrore che mi trovai di fronte, con la casa che bruciava e i miei 18 familiari ammassati nel fienile senza vita”. Sono le parole di Ferruccio Laffi, sopravvissuto alla strage di Marzabotto, nel bolognese (29 settembre - 5 ottobre 1944, 770 vittime). Per lui è impossibile fermare le lacrime al ricordo di un dolore che ha lasciato segni indelebili, dei quali a più di 90 anni non riesce a liberarsi.
“Le pallottole che bucarono mia sorella, ancora in fasce, uccisa a soli 20 mesi, la pistola che ferì a morte mia madre ed altre due mie sorelle. La paura, il terrore mentre il fuoco bruciava e gruppi di persone venivano mitragliati dopo essere stati messi al muro. Non so come abbia fatto a vivere con questo peso nel cuore, mutilata per sempre nella fiducia e nella speranza verso la vita”. Adele Pardini aveva 4 anni quando l’efferato eccidio di Sant’Anna di Stazzema (12 agosto 1944, 560 vittime) le spazzò via gran parte della famiglia e le immagini che ha ricostruito insieme ai ricordi delle sorelle sopravvissute le permettono di rievocare quei tragici momenti. Anche Enzo Panzieri, sfuggito alla retata nazista, ha scelto di testimoniare e raccontare l’Eccidio di San Pancrazio di Bucine, nell’aretino, e come la comunità reagì a quel drammatico avvenimento che causò l’uccisione di 244 civili il 29 giugno 1944.
Le voci dei testimoni, dei familiari e dei sopravvissuti delle stragi di Pratale e delle stragi che insanguinarono la Toscana e l’Emilia Romagna nel 1944, per le quali persero la vita migliaia di civili, donne, uomini, bambini, anziani, hanno accompagnato il reading collettivo su testo e coordinamento di Massimo Salvianti “Il sangue e l’erba” che quest’anno, in applicazione delle misure anti Covid, si è tenuto nel prato della Pieve di San Pietro in Bossolo. L’occasione è legata ad un anniversario speciale che annovera 76 anni dalla Liberazione del Chianti dalle truppe tedesche.
“Oltre 70 persone hanno ‘sfilato’ sullo sfondo della campagna che circonda la Pieve, lo hanno fatto con compostezza ed emozione – sottolinea Massimo Salvianti – hanno letto e partecipato personalmente al ricordo di qualcosa che hanno vissuto solo indirettamente, molti i ragazzi e i giovani che hanno preso parte al reading il cui obiettivo è quello di costruire una memoria vivente intorno ai fatti di Pratale e più in generale alle stragi del ’44”. “Il lavoro di ricerca, studio e riscrittura teatrale che da molti anni focalizzo sui temi della memoria – continua Salvianti - mi ha portato a raccontare e far luce, attraverso il contributo prezioso dei testimoni che ancora una volta ringrazio, sulle vicende dell’eccidio di Pratale per affermare i principi che da esso derivano e che informano l’essenza stessa della nostra Costituzione. Abbiamo esteso quest’anno la partecipazione ai rappresentanti dei comitati delle altre stragi del ’44 per condividere la necessità di non dimenticare. La memoria non è solo un valore che ereditiamo dal passato, una sequenza di date che celebriamo nei giorni in cui esse ricorrono, è un percorso da costruire tutti i giorni, insieme, è l’impegno concreto a prenderci cura gli uni degli altri, nel rispetto profondo della diversità dell’identità e delle culture del mondo. La memoria è uno strumento fondamentale per affermare l’uguaglianza dei diritti umani”.
Tra i lettori anche il sindaco David Baroncelli. “Sono passati 76 anni ma per i sopravvissuti è impossibile dimenticare e noi abbiamo il compito a tenere vivo il ricordo - ha concluso - coinvolgendo e trasferendo quello che rappresenta un patrimonio collettivo di valori antifascisti a persone di tutte le età perché si facciano portatori di cultura di pace, tolleranza e concordia tra i popoli”.
L’evento, promosso dal Comune di Barberino Tavarnelle e prodotto da Arca Azzurra Eventi, si è arricchito delle musiche di Emiliano Benassai, eseguite alla fisarmonica dall'autore e da Angela Tempestini al violino con i disegni firmati da Lorenzo Bojola.
Fonte: Ufficio Stampa