Semproniano, salvate quattro bertucce provenienti da sequestri
Rocket, Lucy, Buddy, e Calogero: sono i protagonisti del video “Siamo famiglia” che mostra la nuova vita di 4 delle 5 bertucce provenienti da sequestri realizzati nell’ultimo anno e mezzo (2018-2020) grazie all’attività di LAV nell’ambito del progetto internazionale Born to Be Wild (in collaborazione con Animal Andvocacy and Protection - AAP), ospitate presso il Centro di Recupero di Semproniano (Grosseto).
Un progetto sviluppato per rimediare ai gravi danni psicologici e fisici subìti da questi animali, che al momento del sequestro mostravano un forte stress psicofisico, privati di un normale rapporto con i propri simili e detenuti illegalmente per anni in spazi angusti e non adatti alle loro necessità etologiche. Grazie all’enorme impegno quotidiano della squadra messa insieme da LAV, formata da professionisti come veterinari, primatologi e keeper, queste bertucce hanno ricominciato a esprimere i naturali comportamenti sociali, fondamentali per loro, arrivando a costituire un gruppo sociale tipico della loro specie, una “famiglia”.
“Il progetto Born to Be Wild è molto importante perché, nonostante non se ne sappia molto, la presenza delle bertucce nelle famiglie in Italia è un fenomeno ancora molto diffuso e quindi è indispensabile far sapere all'opinione pubblica quanto sia scorretto tenere degli animali esotici in casa”, afferma Valeria Albanese, keeper LAV.
Il “recupero” degli animali è il fine ultimo del progetto Born to Be Wild: al loro arrivo presso il Centro le bertucce mostravano i segni di un forte disagio, al limite della pazzia, con comportamenti stereotipati e manifestazioni di autolesionismo, superati solo grazie a un paziente e quotidiano lavoro delle keepers LAV e alla competenza del Veterinario Marco Aloisi che ringraziamo per il suo impegno e capacità nella gestione di questi animali, caratterizzato da un’alternanza di problemi e piccoli passi avanti. Il lavoro di inserimento dei nuovi individui e di creazione del gruppo, è l’aspetto più complesso: al momento, 4 bertucce su 5 convivono armoniosamente, l’ultima arrivata, Pepa, ha iniziato il proprio percorso di inserimento.
“Born to Be Wild è una risposta di repressione al traffico di bertucce di cui purtroppo il nostro Paese è crocevia – prosegue Roberto Bennati, Direttore Generale LAV – in questo anno e mezzo di progetto sono molte le attività che abbiamo portato avanti, prima fra tutte la formazione dei nuclei di Polizia e dei Carabinieri, importantissima perché ci ha permesso di lavorare con loro e con i colleghi di AAP, e scrivere subito 5 storie di libertà”.
“Cercavamo una collaborazione con esperti con conoscenza del territorio e un approccio pratico, e li abbiamo trovati nella LAV”, aggiunge David Van Gennep, Direttore Esecutivo di AAP.
La collaborazione con l’Arma dei Carabinieri ha reso possibile l’approfondimento di tematiche specifiche in relazione al traffico di bertucce, che sta favorendo la repressione del fenomeno: “lo scambio con la LAV permette di massimizzare tutte le energie in campo portando a numerosi successi di prevenzione e contrasto di reati in danno agli animali. - spiega il Generale Massimiliano Conti, Comandante Raggruppamento Carabinieri CITES, che aggiunge - è fondamentale chiarire l'importanza dell'educazione, dell'informazione della cittadinanza, sul rapporto corretto con gli animali: l'animale esotico non è un animale adatto a vivere con l'uomo perché è uno stravolgimento della loro etologia, uno stravolgimento della loro natura e per quanto ci riguarda una violenza nei loro confronti”.
Per mettere fine al commercio di animali esotici, illegale o legale, LAV ha lanciato una petizione indirizzata al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa (change.org/nontrafficoanimali), oltre alla richiesta di abolire i mercati, le fiere, l’uso e l’uccisione degli animali selvatici ed esotici prevista nel Manifesto “Non torniamo come prima” (https://www.lav.it/manifesto), 6 obiettivi per tutti, cittadini, aziende, Istituzioni, condivisibili in toto o singolarmente, per fare in modo che questa pandemia sia l’ultima.
Fonte: Ufficio Stampa