Oratorio di San Bartolomeo, al via il restauro degli antichi affreschi grazie a Fai e Fondazione CR
Grazie ai fondi arrivati dal Fai, ottenuti in virtù del 26esimo posto conquistato a livello nazionale, e terzo in Toscana, nella classifica dei Luoghi del cuore 2019, sono iniziati nei giorni scorsi i lavori di restauro delle pitture murali dell’oratorio di San Bartolomeo in via Cava. Una serie di opere rese necessarie per non perdere i preziosi dipinti che decorano l’altare a trittico in muratura, unico nel suo genere, dove campeggiano figure trecentesche attribuite al pittore pratese Arrigo di Niccolò.
Il costo dei lavori, affidati all’azienda delle restauratrici Daniela Valentini e Grazia Ventura, è di 29.700 euro, di questi, 12mila euro arrivano dal Fai e Intesa Sanpaolo nell’ambito dei Luoghi del cuore, per il quale sono state raccolte 14mila firme a sostegno di questa candidatura. Al restauro complessivo dell’oratorio hanno contribuito anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e la parrocchia di San Giusto, sul cui territorio ricade l’antico oratorio.
Il progetto di restauro è stato seguito e coordinato dall’Ufficio diocesano per i beni culturali in accordo con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato.
«L’iniziativa consolida il legame affettivo della comunità con i beni artistici del territorio, rafforzando la sensibilità di tutti verso i temi della salvaguardia e conservazione dei beni stessi - ha detto don Renzo Fantappiè, direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi -. L’intervento permetterà di migliorare la fruibilità dell’oratorio e, grazie a una maggiore leggibilità degli affreschi, sviluppare un più ampio programma di visite guidate e iniziative culturali volte a valorizzare questa importante testimonianza storica e artistica. Anche durante questo periodo di restauro programmeremo visite guidate alla scoperta dell’oratorio, visite rivolte sia agli studenti, che ad un più vasto pubblico».
E così dopo i lavori eseguiti lo scorso anno al paramento murario, alla copertura, agli infissi e agli apparati lapidei – realizzati grazie al contributo di Confartigianato – che hanno risolto i rischi di deterioramento dovuti all’umidità di risalita, adesso è il momento dell’attività di consolidamento e conservazione delle pitture murali. L’intervento di restauro riguarda, infatti, la zona absidale, un’area circoscritta degli affreschi in cui risaltano le immagini dell’Annunciazione, di Santa Maria egiziaca e dell’altare dipinto dove, nel paliotto, è perduta parte della pellicola pittorica della raffigurazione con il Cristo in pietà.
«La pittura murale della zona absidale e dell’altare risulta molto compromessa a causa di molteplici processi di degrado determinati da una serie di interazioni tra i materiali componenti la pittura e quelli provenienti dall’ambiente circostante – hanno sottolineato le due restauratrici Daniela Valentini e Grazia Ventura -. Il grosso problema degli affreschi è stata l’umidità di risalita che ha distrutto la parte inferiore e ha intaccato il bellissimo paliotto dipinto dell’altare. Molte sono anche le cadute di colore e degli intonaci nell’altare e nelle balze delle pareti. Altro problema riguarda la pulitura, alla fine degli anni ’70 i dipinti sono stati restaurati con tecniche molto probabilmente invasive e non sono stati rimossi bene i materiali apposti nei secoli precedenti e lo sporco che via via si è formato. L’urgenza del restauro è dunque fondamentale per evitare di perdere particolari unici. L’intervento è volto dunque ad arrestare il progredire del degrado stabilizzando le situazioni non recuperabili e determinando un miglioramento nella lettura degli affreschi. Dopo aver effettuato le analisi chimiche e fotografiche adesso ci stiamo adoperando per trovare la metodologia più corretta per eliminare le patine di fissativi alterati e riscoprire il colore originale. Dobbiamo quindi adesso rimuovere le sostanze utilizzate e poi inizieranno i veri e propri interventi di restauro».
La delegazione Fai di Prato scelse il «chiesino», come i pratesi chiamano l’oratorio di San Bartolomeo, nel 2002 per inserirlo nell’evento nazionale Giornate Fai di Primavera. «Nel tempo i segni della necessità di un restauro si sono fatti sempre più evidenti e quando nel 2018 è stata decisa la partecipazione a ’I Luoghi del Cuore’ fummo contenti che si approfittasse di questa iniziativa concreta in grado di assicurare un futuro a beni di grande valore culturale e identitari – ha precisato Rosita Galanti Balestri, presidente Fai Toscana -. Nel 2019, a seguito dell’assegnazione del contributo, la Delegazione lo ha nuovamente inserito nel circuito degli eventi nazionali del Fai quali le Giornate Fai d’Autunno e d’Inverno. Abbiamo visto fin da subito un grande interesse e movimento da parte dei cittadini, siamo orgogliosi che i lavori siano ora iniziati. Interventi resi possibili grazie ad un concorso di interesse verso questo luogo, che è davvero un unicum nel suo genere».
«Stiamo attraversando un periodo difficile, ma non abbiamo rinunciato a deliberare importi a favore della cultura. Complessivamente abbiamo destinato all’oratorio 30mila euro in due diversi esercizi – ha aggiunto Franco Bini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato -. La rinascita deve partire dalla cultura. Sicuramente l’assistenza sanitaria e l’emergenza sociale hanno la priorità, ma anche quest’anno abbiamo cercato di non far mancare il nostro sostegno anche in ambito culturale».
Fonte: Diocesi di Prato - Ufficio Stampa