Detenuto gravemente ustionato nel carcere di Porto Azzurro, Sappe: "Eventi critici costanti"
Oggi pomeriggio, intorno alle 15.30, un detenuto nel carcere di Porto Azzurro è rimasto gravemente ustionato da una bomboletta del gas, mentre si stava preparando da mangiare. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. L'uomo è stato immediatamente soccorso dagli agenti della polizia penitenziaria in servizio e dal personale medico e paramedico. Il detenuto è stato in seguito trasportato con l'elisoccorso all'ospedale di Pisa. Il Segretario nazionale della Toscana del SAPPE, Pasquale Salemme, ha sottolineato "la pericolosità dei fornelli da campeggio utilizzati per la preparazione dei pasti e che di sovente vengono impiegati impropriamente, ma anche per questa situazione rimaniamo inascoltati nonostante continuano a verificarsi incidenti e suicidi con tali strumenti" .
Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, “l’uomo ha rischiato la vita dopo avere usato in cella la bomboletta che legittimamente i detenuti posseggono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande" e proprio per questo la vicenda "deve fare seriamente riflettere sulle modalità di utilizzo e di possesso di questi oggetti nelle celle. Ogni detenuto può disporre di queste bombolette di gas, che però spesso servono o come oggetto atto ad offendere contro i poliziotti, come ‘sballo’ inalandone il gas o come veicolo suicidario. Già da tempo, come primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE ha sollecitato i vertici del DAP per rivedere il regolamento penitenziario, al fine di organizzare diversamente l’uso e il possesso delle bombolette di gas”.
“Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 21mila tentati suicidi ed impedito che quasi 170mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”, conclude Capece. Il SAPPE mette in evidenza che “nel sistema penitenziario toscano oggi si registrano gravi episodi di violenza ed aggressione ai nostri agenti; le situazioni strutturali sono al collasso; gli eventi critici sono costanti e continui, come le colluttazioni, i ferimenti, le aggressioni, i tentati suicidi. E questo non garantisce affatto da un lato la certezza della pena detentiva e dall’altro le attività trattamentali di rieducazione del reo”. Da qui il rinnovo dell’invito al Guardasigilli Bonafede di trovare una soluzione urgente ai problemi penitenziari toscani ed italiani.