Statua di Indro Montanelli, da Fucecchio: "Folle rimuoverla"
Indro Montanelli non si tocca. La richiesta, da parte di un movimento, di rimuovere la statua dedicata al grande giornalista dai giardini a lui dedicati a Milano trova la netta opposizione del sindaco di Fucecchio, la città natale di Montanelli. “Siamo di fronte a una follia – dichiara Alessio Spinelli – e mi sorprende che questa richiesta, priva di ogni logica storica e basata su fatti falsi che non trovano alcun riscontro, venga addirittura presa in considerazione. Che a Milano, o in altre città, ci sia qualcuno che, annebbiato dal fanatismo, possa pensare di riscrivere la storia mi sorprende relativamente, quello che mi meraviglia è che ci siano esponenti politici o importanti associazioni culturali che addirittura avvalorino queste posizioni. Bisogna riportare al centro la verità, i fatti come si svolsero e il contesto storico nel quale si verificarono: non ci fu violenza né ci fu alcun atteggiamento razzista da parte di Montanelli che accettò il ‘matrimonio’ con la giovane Destà su proposta dalla popolazione locale e celebrato pubblicamente secondo i costumi abissini. Un episodio che il grande giornalista mai nascose e che per quanto oggi possa apparire basato su usanze ritenute deprecabili, non aveva niente di occulto o di violento, tanto che la giovane diede al suo primo figlio, che ebbe da un successivo matrimonio, il nome di Indro. Sarebbe stato davvero uno strano modo di evocare la presunta violenza subita da parte di Montanelli. Razzista fu, semmai, il provvedimento fascista che pochi anni dopo proibì i matrimoni misti in nome della superiorità della razza bianca. La statua di Montanelli deve quindi rimanere al suo posto, nella città che lo ha reso grande professionalmente (“Tutto ciò che sono lo devo a Fucecchio, tutto quello che sono diventato lo devo a Milano”), per celebrare il più grande giornalista del '900, per la sua indipendenza e per la sua capacità di raccontare i fatti che fu sempre al servizio dei lettori e della libertà di informazione”.
L'opera, storica e giornalistica, di Indro Montanelli è racchiusa negli archivi della Fondazione Montanelli Bassi a Fucecchio, dove si trovano anche i due studi, quello di Roma e di Milano del grande giornalista toscano.
“Invito tutti, anche coloro che vorrebbero rimuovere la statua – conclude il sindaco – a venire a Fucecchio per visitare la Fondazione voluta da Montanelli. Questo li aiuterebbe a comprendere meglio la grandezza del nostro concittadino e a capire come la storia non possa essere riscritta partendo da qualche falsità diffusa tramite social network ma soltanto attraverso un approfondito studio basato su fonti certe. Nella biblioteca della Fondazione Montanelli Bassi ne troveranno tantissime. Basta spegnere il telefono e accendere il cervello".
Il centrodestra, guidato da Ramello e Testai, contro la rimozione
"Abbiamo appreso da articoli di stampa pubblicati su alcuni quotidiani che a Milano una associazione denominata I Sentinelli intenderebbe presentare al Consiglio Comunale una richiesta per la cancellazione della intitolazione dei giardini dedicati ad Indro Montanelli e la rimozione della statua che qui vi si trova.
L’associazione accusa Montanelli di razzismo in relazione al contratto matrimoniale avvenuto in Etiopia tra Montanelli ed una ragazza minorenne negli anni 1935-1936 e questo costituirebbe, a dire dell’Associazione, un’offesa alla città di Milano ed ai suoi valori democratici.
La notizia ci sconvolge, dobbiamo ammetterlo, perché non ci rendiamo conto di come sia possibile che in un momento drammatico come quello che l’Italia sta vivendo, ed ancora di più Milano e la Lombardia che tanti morti hanno contato, qualcuno arrivi a simili livelli di strumentalizzazione politica.
Montanelli non ha mai negato quella vicenda della sua vita e per chi ha voglia di approfondire sul sito internet della Fondazione Montanelli si trova scritto come sono andate le cose e cosa scrisse Montanelli in merito.
L’accusa di razzismo rivolta a Montanelli è priva di significato ed assolutamente infondata.
Indro Montanelli è stato un grandissimo giornalista ed a lui ogni tributo è dovuto.
Da Fucecchio, e ci auguriamo che anche il nostro Sindaco si faccia sentire, mandiamo a dire a quella associazione di Milanesi che Montanelli non si tocca e li invitiamo ad occuparsi dei drammi che oggi , in questi giorni, tanti Milanesi stanno vivendo perché senza lavoro, senza mezzi economici, con i contagi da covid che ancora non cessano.
E già che ci sono magari, visto che combattono per i diritti ed i valori democratici, perché non manifestano a favore delle libertà civili dei cittadini di Hong Kong represse dal regime comunista?".
La lettera di Malvolti, presidente della Fondazione Montanelli Bassi
In merito alle polemiche nate in seguito alla richiesta da parte di un gruppo denominato “I Sentinelli” di rimuovere la statua dedicata a Indro Montanelli a Milano, il presidente della Fondazione Montanelli Bassi Alberto Malvolti ha inviato la seguente lettera ai sindaci di Milano e di Fucecchio, accompagnata da un dossier che raccoglie le posizioni prese dalla Fondazione in analoghe occasioni nel corso di anni recenti.
"È da ieri che, ancora una volta, si sta sviluppando un’incredibile e offensiva polemica sulla statua dedicata nel 2006 a Indro Montanelli, il grande giornalista che amava dire: “Tutto ciò che sono lo devo a Fucecchio, tutto quello che sono diventato lo devo a Milano”, in una dichiarazione di affetto e di riconoscenza per le sue due “patrie”.
Si tratta di una violenta polemica che deforma rozzamente e in modo strumentale una vicenda mai nascosta da Montanelli e che deve essere giudicata nel contesto storico in cui è avvenuta.
Il dossier allegato propone la documentazione utile per ragionare obiettivamente sui fatti di cui si sta discutendo. Le testimonianze lasciate da Montanelli e il contesto storico in cui quei fatti avvennero dimostrano che non ci fu alcuna violenza né tanto meno ci furono atteggiamenti razzisti da parte di Indro, che accettò quel ‘matrimonio’ proposto dalla popolazione locale e celebrato pubblicamente secondo gli usi e i costumi abissini.
Razzista fu, semmai, il provvedimento fascista che di lì a poco proibì i matrimoni misti in nome della superiorità della razza bianca.
Riteniamo che anche il solo ipotizzare la rimozione di Indro sarebbe un’offesa alla memoria del più popolare e apprezzato giornalista italiano del Novecento oltre a rappresentare un insulto alla città di Milano che nel giornalista ha sempre riconosciuto un proprio cittadino di cui essere orgogliosa.
Non è la prima volta che, con una visione distorta della storia e alla luce di un singolo avvenimento, si accusa un uomo che attraverso decine di libri e decine di migliaia di articoli, ha speso una lunga esistenza a raccontare vicende, costumi, personaggi dell’Italia e del mondo divenendo un modello di scrittura giornalistica universalmente riconosciuto. Un uomo che con i suoi scritti è stato il testimone del ventesimo secolo e si è battuto sempre per la libertà e l’indipendenza della propria professione è ora preso a bersaglio per una vicenda della sua giovinezza, deformata e strumentalizzata ingiustamente".
Fonte: Ufficio stampa