La fase 2 nella sanità, i sindacati: "Superare ritardi e inefficienze"
Con l’insorgere della pandemia Covid 19, il Servizio Sanitario Pubblico, dall’inizio del mese di marzo, ha dovuto prendere delle decisioni drastiche che hanno trasformato e interrotto in modo radicale l'attività sanitaria ordinaria negli ospedali e nelle prestazioni assistenziali territoriali. Tantissimi cittadini che avevano fatto richiesta di visite specialistiche o esami diagnostici si sono visti sospendere gli appuntamenti, compresi anche gli interventi chirurgici programmati da tempo, senza conoscere come e quando sarebbero stati ricontattati. Comprensibilmente l’emergenza sanitaria imponeva di dare risposte solo alle urgenze e concentrare l'impegno degli operatori sanitari nella salvaguardia della salute di tutti i cittadini colpiti dall’emergenza.
Dopo tre mesi dalla decisione delle USL di sospendere le prestazioni ambulatoriali, la Regione Toscana ha emanato un’ordinanza che autorizza le Aziende e gli Enti del SSR dal 4 maggio, in modo progressivo e graduale, alla ripresa dell'erogazione delle attività sanitarie sia ambulatoriali che chirurgiche e a recuperare tutta la programmazione del lavoro arretrato sospeso - visite, esami diagnostici, ecc. - e che tali prestazioni devono essere effettuate per 12 ore al giorno per 6 giorni a settimana, con due turni giornalieri ugualmente operativi.
La USL Toscana Sud Est, nel rispetto delle disposizioni regionali, aveva predisposto le nuove agende per la ricollocazione degli appuntamenti sospesi, ma in molti casi è mancata la comunicazione al paziente del nuovo appuntamento. Per effetto di questa inefficienza sembra che nella programmazione delle visite specialistiche alcuni appuntamenti siano rimasti vuoti, senza nessuna prenotazione inserita e con gli specialisti inattivi nonostante le lunghissime liste di attesa.
Curarsi oggi nelle strutture sanitarie pubbliche è più difficoltoso di prima dell’emergenza Covid, tutte le procedure di accesso alle prestazioni, quando si riesce a collegarsi, si sono ulteriormente complicate sia nei tempi che nelle modalità. Prenotare attraverso il CUP unico è divenuto impossibile, attese con tempi lunghissimi per poi sentirsi rispondere che non si può prendere l’appuntamento, che bisogna ritelefonare fra una settimana e forse nel frattempo la salute di quella persona è ulteriormente peggiorata.
Come sindacati riteniamo opportuno denunciare questa situazione in difesa di quelle tante persone, anziani, lavoratori, giovani, che non avendo risposte funzionali dal Servizio Pubblico vengono spinti a non curarsi o a rivolgersi sempre più spesso alla sanità privata, dovendo poi pagare di tasca propria. Il ruolo del SSN in questa grave crisi sanitaria è stato essenziale, per questo dobbiamo esigere che riprenda la sua piena funzione di tutela della salute di tutti i cittadini ed anzi vada rilanciato e potenziato.
La CGIL, il sindacato pensionati SPI CGIL e la Funzione Pubblica CGIL, nel condividere quanto deciso a livello regionale sia nella fase di emergenza Covid 19 che nella ripresa delle attività sanitarie ordinarie, ritengono che la Regione Toscana debba vigilare sull’applicazione delle proprie delibere al fine di assicurare la corretta funzionalità di ripartenza di tutti i servizi sanitari. E vogliamo essere parte attiva di un monitoraggio e di una verifica costante degli impegni e degli obbiettivi intrapresi dalle Aziende Sanitarie su temi importantissimi come l'organizzazione, l'accesso e le attività della rete ospedaliera ambulatoriale e chirurgica, dei pronto soccorso, delle dotazioni organiche ottimali e necessarie, della telemedicina, del rapporto con il privato accreditato, oltre alle tematiche che riguardano le attività territoriali - cure intermedie, continuità di cura ospedale-territorio, RRSSAA, assistenza domiciliare, USCA, infermiere di famiglia - secondo quanto previsto dal Protocollo firmato con la stessa Regione il 10.02.2020. Con il contributo di tutti, se non ora quando?