Telescopio in Arizona, anche UniSi nel consorzio per il progetto sul segnale della Nebulosa del Granchio
C'è anche l'Università di Siena nel consorzio internazionale Cherenkov Telescope Array che, lo scorso 2 giugno, ha presentato alla comunità scientifica la rivelazione del segnale della Nebulosa del Granchio con il prototipo del telescopio Schwarzschild-Couder.
“La Nebulosa del Granchio, ovvero ciò che rimane dall’esplosione, nell’anno 1054 d.c., di una grande stella situata a 6500 anni luce da noi - commenta il professor Riccardo Paoletti del dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell'Ateneo senese, responsabile nazionale delle attività di Cherenkov Telescope Array per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare - è uno degli oggetti del cielo più brillanti alle alte energie dello spettro elettromagnetico ed è utilizzato come sorgente di riferimento in astronomia gamma. La rivelazione da parte del telescopio Schwarzschild-Couder rappresenta un risultato importantissimo per l’intera comunità dell’astrofisica gamma delle alte energie. I raggi gamma di altissima energia possono svelare la fisica di oggetti complessi come buchi neri e materia oscura. La rivelazione del segnale è dimostrazione che le nuove tecnologie sviluppate ed adoperate in questo telescopio permetteranno di studiare il cielo gamma con una precisione senza precedenti, aprendo le porte a nuove scoperte nella astrofisica gamma e multi-messaggero”.
All'importante rilevazione ha lavorato un consorzio internazionale di università americane, istituti tedeschi, messicani e giapponesi, insieme all’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Il progetto è finanziato dalla National Science Foundation americana e dagli enti italiani INAF e INFN.
Il prototipo del telescopio Schwarzschild-Couder, che adotta soluzioni tecnologiche altamente innovative sviluppate in Italia, è attualmente installato e funzionante presso l’osservatorio per raggi gamma di altissima energia VERITAS (Very Energetic Radiation Imaging Telescope Array System), al Fred Lawrence Whipple Observatory in Arizona (USA).
E' disegnato su di un’ottica cosiddetta “dual-mirror”, con grandi specchi di 9,7 e 5,4 metri di diametro ed è attualmente il più grande telescopio Schwarzschild-Couder finora realizzato. Sarà ottimizzato per rivelare raggi gamma in un intervallo energetico tra 100 Giga-elettronvolt (GeV) e 10 Tera-elettronvolt (TeV), ovvero una radiazione approssimativamente mille miliardi di volte più intensa di quella visibile.
“La speciale configurazione ottica dei telescopi Schwarzschild-Couder” - spiega Giacomo Bonnoli, del dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell'Università di Siena – “permette di osservare un campo di vista molto ampio, fino a 8-10 gradi di apertura, con il pregio unico di garantire qualità ottica costante tra il centro e la periferia del campo, dove gli altri schemi ottici soffrono di significative aberrazioni. Questo si rivelerà un vantaggio cruciale nello studio di sorgenti estese e per l’osservazione simultanea di gruppi di sorgenti vicine".
Anche gli studenti del dipartimento hanno avuto la possibilità di lavorare al progetto. “Ho collaborato per 5 anni, prima come studente del dottorato in Fisica sperimentale dell'Università di Siena, e adesso come assegnista di ricerca presso INFN Pisa, lavorando ai test sui sensori del piano focale e allo sviluppo dell'elettronica di lettura” - commenta Andrea Rugliancich . “Sono davvero orgoglioso di aver dato il mio contributo a questo progetto che dopo tanto lavoro preliminare ora vediamo all'opera.”
“Questo risultato - conclude la professoressa Nadia Marchettini, direttore del dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell'Ateneo senese - conferma la validità della produzione scientifica del settore astrofisico che rappresenta un fiore all'occhiello del nostro dipartimento. Da sempre abbiamo seguito una politica lungimirante sui giovani, sostenendo il finanziamento di borse di dottorato nell'ottica di supportare la ricerca scientifica, fondamentale per le prospettive del dipartimento stesso e dell’Ateneo.”
Fonte: Università di Siena - ufficio stampa