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Aggrediti tre agenti penitenziari in carcere a Livorno

Giornata di violenza, questa mattina, nel carcere di Livorno, con tre appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria contusi che sono dovuti ricorrere alle cure dell’Ospedale cittadino. Lo denuncia in un comunicato stampa la Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

“Questa mattina, verso le 9, all’interno del carcere di Livorno un detenuto italiano sottoposto al regime di sorveglianza particolare previsto dall’articolo 14 bis dell’Ordinamento penitenziario, ristretto nel reparto AS2, al rientro dal locale passeggi si rifiutava di rientrare in cella, avanzando richieste che non potevano essere soddisfatte. Il personale di polizia, dopo averlo invitato più volte a fare rientro in cella, veniva aggredito. I colleghi per cercare di contenerlo hanno riportato contusioni varie ed ematomi sul corpo. 3 di loro hanno fatto ricorso alle cure mediche presso l'ospedale cittadino, con prognosi due di 7 e l’altro di 10 giorni. Dove sono ora quelli che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli Agenti di Polizia Penitenziaria e gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni?”, si chiede provocatoriamente il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del Segretario Generale Donato Capece.

Il leader del SAPPE denuncia che “il detenuto protagonista della folle violenza si era già reso protagonisti di deprecabili comportamenti finalizzati ad alterare l’ordine e la sicurezza interna e proprio per questo, in settimana, avevamo chiesto il suo allontamento da Livorno.”

Per il SAPPE, che esprime solidarità e vicinanza ai colleghi di Livorno, “quel che è accaduto, di una violenza inaccettabile, ci ricorda per l'ennesima volta quanto sia pericoloso lavorare in un penitenziario. Rinnoviamo, alla luce del grave fatto accaduto a Livorno, la richiesta di un incontro con i vertici del Ministero della Giustizia e dell’Amministrazione Penitenziaria per affrontare gli eventuali interventi da adottare, come ad esempio proprio il trasferimento dei detenuti violenti”.

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